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Basket, Bologna: l'ex medico della Virtus condannato all'ergastolo per gli omicidi di moglie e suocera
16.10.2024 21:04 di Napoli Magazine

La Corte d'Assise di Bologna ha condannato all'ergastolo l'ex medico della Virtus, Giampaolo Amato. L'uomo era accusato degli omicidi della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, trovata morta 22 giorni prima della figlia. I delitti sono avvenuti con un mix di farmaci. La decisione è arrivata dopo sei ore di camera di Consiglio.

Amato è stato invece assolto dall'accusa di peculato perché il fatto non sussiste. L'accusa della Procura era legata ai farmaci utilizzati per gli omicidi e secondo i pm sottratti all'Ausl. La Corte ha poi riconosciuto alla sorella di Isabella Linsalata risarcimenti per un totale di 750mila euro e al fratello di Giulia Tateo, Nicola, 230mila euro di risarcimenti. Oltre all'ergastolo Amato è stato condannato a un anno e sei mesi di isolamento diurno, sei mesi in più di quanto chiesto dalla Procura. Le motivazioni saranno disponibili entro 90 giorni.

Amato, che prima dell'indagine e dell'arresto, aveva una famiglia stile "Mulino bianco", come ha detto anche la figlia Anna Chiara (la sua testimonianza e quella del fratello sono state tra i momenti più delicati del processo), e allo stesso tempo faceva promesse mai mantenute alla donna con cui da anni aveva una relazione extraconiugale, non ha convinto i giudici popolari della sua innocenza. Sempre presente in aula, molto sicuro di sé, le sue parole però, non solo durante l'interrogatorio, ma anche nel corso delle numerose dichiarazioni spontanee rilasciate in aula, non hanno fatto breccia.

Amato, nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in aula prima della sentenza, ha detto: "In questa aula sono stato definito assassino e sono stato anche umiliato. Sono stato poi accusato di voler denigrare Isabella, ma non lo avrei mai fatto. Sono stato descritto come un mostro, come un mentitore seriale, come un violento, come uno che ha sovrastima di se stesso e criminale. Cioè esattamente il contrario di come sono e di quello che ho dimostrato in tutta la mia vita, con tutti".

"Chi qui ha detto qualcosa di bello su di me, è stato dichiarato inattendibile. Io però non ho mai mentito, eluso risposte, cambiato versione o aggiustato il tiro. Ho sempre detto la verità e a quella mi sono attenuto. La verità è una e una solamente e io quella ho riferito", ha concluso Amato.

Amato, per i giudici di primo grado, ha però avvelenato tra il 30 e il 31 ottobre 2021 la moglie e poi la suocera, trovata morta 22 giorni prima della figlia. Delitti identici, "quasi perfetti", come ha sostenuto una delle parti civili, commessi con un mix di Sevoflurano, un anestetico e Midazolam, ovvero benzodiazepine. Farmaci trovati entrambi nei corpi delle vittime.

Fondamentale in questa storia, è stato il ruolo della sorella di Isabella Linsalata, Anna Maria, che per tre anni ha conservato una bottiglia, dove c'erano ancora tracce delle stesse benzodiazepine trovate poi nel corpo della vittima. E anche le due amiche più strette della 62enne, che ne hanno raccolto le confidenze, quando lei aveva il sospetto che il marito le stesse somministrando sostanze tossiche, anche se non immaginava che avrebbe potuto effettivamente ucciderla in quel modo.

Tanti gli altri elementi indiziari emersi, a partire dall'analisi dei dispositivi elettronici del medico che hanno disvelato ricerche online sugli effetti dell'uso delle due sostanze, c'è poi il tracciamento dei dati di telefonino e smartphone che rivelerebbero una salita al primo piano di Amato nella notte in cui morì la suocera. Le morti di suocera e moglie erano condizione indispensabile, ha sostenuto l'accusa, per continuare la relazione extraconiugale che Amato portava avanti da anni ed entrare in possesso delle proprietà della moglie.

"Una storia orribile, di gente perbene", l'ha definita la procuratrice aggiunta Morena Plazzi, all'inizio della sua requisitoria. E ancora: "Amato fa finta di essere una persona disinteressata e superiore", ha accusato Plazzi tracciando, al contrario, il profilo di un egoista che voleva tutto: l'amore della vita con l'amante e la sicurezza economica con i beni della famiglia della moglie.

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Basket, Bologna: l'ex medico della Virtus condannato all'ergastolo per gli omicidi di moglie e suocera

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16/10/2024 - 21:04

La Corte d'Assise di Bologna ha condannato all'ergastolo l'ex medico della Virtus, Giampaolo Amato. L'uomo era accusato degli omicidi della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, trovata morta 22 giorni prima della figlia. I delitti sono avvenuti con un mix di farmaci. La decisione è arrivata dopo sei ore di camera di Consiglio.

Amato è stato invece assolto dall'accusa di peculato perché il fatto non sussiste. L'accusa della Procura era legata ai farmaci utilizzati per gli omicidi e secondo i pm sottratti all'Ausl. La Corte ha poi riconosciuto alla sorella di Isabella Linsalata risarcimenti per un totale di 750mila euro e al fratello di Giulia Tateo, Nicola, 230mila euro di risarcimenti. Oltre all'ergastolo Amato è stato condannato a un anno e sei mesi di isolamento diurno, sei mesi in più di quanto chiesto dalla Procura. Le motivazioni saranno disponibili entro 90 giorni.

Amato, che prima dell'indagine e dell'arresto, aveva una famiglia stile "Mulino bianco", come ha detto anche la figlia Anna Chiara (la sua testimonianza e quella del fratello sono state tra i momenti più delicati del processo), e allo stesso tempo faceva promesse mai mantenute alla donna con cui da anni aveva una relazione extraconiugale, non ha convinto i giudici popolari della sua innocenza. Sempre presente in aula, molto sicuro di sé, le sue parole però, non solo durante l'interrogatorio, ma anche nel corso delle numerose dichiarazioni spontanee rilasciate in aula, non hanno fatto breccia.

Amato, nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in aula prima della sentenza, ha detto: "In questa aula sono stato definito assassino e sono stato anche umiliato. Sono stato poi accusato di voler denigrare Isabella, ma non lo avrei mai fatto. Sono stato descritto come un mostro, come un mentitore seriale, come un violento, come uno che ha sovrastima di se stesso e criminale. Cioè esattamente il contrario di come sono e di quello che ho dimostrato in tutta la mia vita, con tutti".

"Chi qui ha detto qualcosa di bello su di me, è stato dichiarato inattendibile. Io però non ho mai mentito, eluso risposte, cambiato versione o aggiustato il tiro. Ho sempre detto la verità e a quella mi sono attenuto. La verità è una e una solamente e io quella ho riferito", ha concluso Amato.

Amato, per i giudici di primo grado, ha però avvelenato tra il 30 e il 31 ottobre 2021 la moglie e poi la suocera, trovata morta 22 giorni prima della figlia. Delitti identici, "quasi perfetti", come ha sostenuto una delle parti civili, commessi con un mix di Sevoflurano, un anestetico e Midazolam, ovvero benzodiazepine. Farmaci trovati entrambi nei corpi delle vittime.

Fondamentale in questa storia, è stato il ruolo della sorella di Isabella Linsalata, Anna Maria, che per tre anni ha conservato una bottiglia, dove c'erano ancora tracce delle stesse benzodiazepine trovate poi nel corpo della vittima. E anche le due amiche più strette della 62enne, che ne hanno raccolto le confidenze, quando lei aveva il sospetto che il marito le stesse somministrando sostanze tossiche, anche se non immaginava che avrebbe potuto effettivamente ucciderla in quel modo.

Tanti gli altri elementi indiziari emersi, a partire dall'analisi dei dispositivi elettronici del medico che hanno disvelato ricerche online sugli effetti dell'uso delle due sostanze, c'è poi il tracciamento dei dati di telefonino e smartphone che rivelerebbero una salita al primo piano di Amato nella notte in cui morì la suocera. Le morti di suocera e moglie erano condizione indispensabile, ha sostenuto l'accusa, per continuare la relazione extraconiugale che Amato portava avanti da anni ed entrare in possesso delle proprietà della moglie.

"Una storia orribile, di gente perbene", l'ha definita la procuratrice aggiunta Morena Plazzi, all'inizio della sua requisitoria. E ancora: "Amato fa finta di essere una persona disinteressata e superiore", ha accusato Plazzi tracciando, al contrario, il profilo di un egoista che voleva tutto: l'amore della vita con l'amante e la sicurezza economica con i beni della famiglia della moglie.