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IL MESSAGGIO - Papa Francesco: "Chi fa le guerre, con che faccia si presenterà davanti a Dio?"
24.11.2024 13:12 di Napoli Magazine

"Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, come avranno la faccia quando si presenteranno davanti al Signore? 'Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?' E lo corsa risponderanno? Pensiamo a questo". Lo ha detto papa Francesco in un passo 'a braccio' durante l'omelia della messa in San Pietro in occasione della celebrazione a livello diocesano della Giornata Mondiale della Gioventù. "Anche a noi - ha proseguito -: noi non facciamo la guerra, non uccidiamo, ma 'ho fatto, questo, questo, questo', e quando il Signore ci dirà 'perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?' Anche a noi il Signore domanderà queste cose". "Se ci guardiamo attorno, in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l'incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati?". Sono gli interrogativi rivolti ai giovani da papa Francesco durante la messa in San Pietro. "Si tratta di domande difficili, ma importanti - ha detto il Pontefice che, "mentre in tutte le Chiese celebriamo la Giornata Mondiale della Gioventù", ha proposto ai giovani di riflettere su tre aspetti, "che possono aiutarci a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo": "le accuse, i consensi e la verità". "Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi 'sotto accusa' per il fatto di seguire Gesù - ha avvertito Francesco -. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri". "Voi, però, non abbiate paura delle 'condanne', non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta". Ciò che resta, "come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell'amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle 'condanne' del mondo. Continuate ad amare!". Per quanto riguarda poi l'aspetto del "consenso", il Papa ha inviato a non lasciarsi contagiare "dalla smania - oggi tanto diffusa - di essere visti, approvati e lodati". "Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell'affanno - ha osservato -. Si riduce a 'sgomitare', competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po' di approvazione e di visibilità". "Ma Dio vi ama così come siete: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi - ha proseguito il Pontefice: "Non lasciatevi ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. Non accontentatevi di essere 'stelle per un giorno', sui social o in qualsiasi altro contesto!". Insomma, "non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici, ma la gratuità dell'amore". Infine, a proposito della "verità", Francesco ha indicato il rischio di rimanere "prigionieri di una grande menzogna: quella dell''io' che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità". E anche, come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, prossimo santo, di non vivere più, ma "vivacchiare". "Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato", ha affermato il Papa, secondo cui "non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell'uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Cristo, Re giusto e misericordioso". "Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli - ha concluso -: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere con gioia il cammino".

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IL MESSAGGIO - Papa Francesco: "Chi fa le guerre, con che faccia si presenterà davanti a Dio?"

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24/11/2024 - 13:12

"Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, come avranno la faccia quando si presenteranno davanti al Signore? 'Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?' E lo corsa risponderanno? Pensiamo a questo". Lo ha detto papa Francesco in un passo 'a braccio' durante l'omelia della messa in San Pietro in occasione della celebrazione a livello diocesano della Giornata Mondiale della Gioventù. "Anche a noi - ha proseguito -: noi non facciamo la guerra, non uccidiamo, ma 'ho fatto, questo, questo, questo', e quando il Signore ci dirà 'perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?' Anche a noi il Signore domanderà queste cose". "Se ci guardiamo attorno, in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l'incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati?". Sono gli interrogativi rivolti ai giovani da papa Francesco durante la messa in San Pietro. "Si tratta di domande difficili, ma importanti - ha detto il Pontefice che, "mentre in tutte le Chiese celebriamo la Giornata Mondiale della Gioventù", ha proposto ai giovani di riflettere su tre aspetti, "che possono aiutarci a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo": "le accuse, i consensi e la verità". "Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi 'sotto accusa' per il fatto di seguire Gesù - ha avvertito Francesco -. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri". "Voi, però, non abbiate paura delle 'condanne', non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta". Ciò che resta, "come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell'amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle 'condanne' del mondo. Continuate ad amare!". Per quanto riguarda poi l'aspetto del "consenso", il Papa ha inviato a non lasciarsi contagiare "dalla smania - oggi tanto diffusa - di essere visti, approvati e lodati". "Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell'affanno - ha osservato -. Si riduce a 'sgomitare', competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po' di approvazione e di visibilità". "Ma Dio vi ama così come siete: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi - ha proseguito il Pontefice: "Non lasciatevi ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. Non accontentatevi di essere 'stelle per un giorno', sui social o in qualsiasi altro contesto!". Insomma, "non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici, ma la gratuità dell'amore". Infine, a proposito della "verità", Francesco ha indicato il rischio di rimanere "prigionieri di una grande menzogna: quella dell''io' che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità". E anche, come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, prossimo santo, di non vivere più, ma "vivacchiare". "Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato", ha affermato il Papa, secondo cui "non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell'uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Cristo, Re giusto e misericordioso". "Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli - ha concluso -: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere con gioia il cammino".