La Gazzetta dello Sport ha commentato la sconfitta dell'Inter contro la Fiorentina, soffermandosi sul momento dei nerazzurri: "A Inzaghi serve la grinta di Conte. Pur premettendo che è impossibile discutere le qualità del tecnico dell'Inter, la sconfitta di Firenze fa rumore, non solo per il livello scadente della prestazione, ma anche per il particolare momento in cui si è consumata: perché era una tappa fondamentale e non regge il discorso della stanchezza perché entrambe le formazioni avevano giocato domenica ed i viola erano senza i nuovi arrivi. La verità è che da una parte c’era una squadra motivata e concentrata, dall’altra una squadra svagata e irriconoscibile. Da qui bisogna partire, anzi ripartire, per capire perché tutto questo è successo, perché - come è accaduto recentemente in Supercoppa - il termometro dell’attenzione finisca per scendere così repentinamente. E perché un gruppo che è unanimemente riconosciuto come il più forte della Serie A negli ultimi quattro anni abbia finora raccolto in campionato molto meno di quanto avrebbe potuto. Perché è convinzione generale che l’Inter fosse la più forte tre anni fa, quando si impose il Milan. Non fosse inferiore al Napoli di due anni fa, quando invece finì a 18 punti da Spalletti. Se sei il più forte per quattro anni, ma non raccogli il dovuto, forse ti manca un pizzico di adrenalina, di tensione , che non vuole dire nervosismo, nella continuità. Inzaghi ha passato cinque anni e mezzo alla Lazio, e adesso è al quarto anno all’Inter. Al contrario di Antonio Conte che per definizione brucia tutto, anche la sua serenità, nel giro di un paio di stagioni al massimo. Stressa l’ambiente - dalla società ai giocatori - sin dal primo giorno, per avere risultati immediati che spesso arrivano, come è successo alla Juve, all’Inter, al Chelsea. Poi magari finisce per spezzare, tirandola tanto, magari anche troppo, quella corda emotiva. Ma quel veleno sportivo è sicuramente alla base della sua carriera da vincente. L’Inter Inzaghiana si è messa nelle condizioni peggiori e soprattutto l'ha fatto nel mese più delicato, quello che può far sterzare una stagione. Da adesso i campioni in carica possono sbagliare poco o niente, altrimenti, il rischio che la capolista scappi definitivamente è reale. In queste prime 23 giornate gli azzurri hanno mostrato in generale maggiore fame. I rivali nerazzurri visti a Firenze, invece, a tratti erano come certi signori annoiati in salotti di lusso: l’Inter era stranamente imborghesita, troppo convinta della propria superiorità. Mancava la voglia di sporcarsi in cantiere. L’anima di questa squadra è davvero più fragile rispetto al passato".
di Napoli Magazine
08/02/2025 - 12:40
La Gazzetta dello Sport ha commentato la sconfitta dell'Inter contro la Fiorentina, soffermandosi sul momento dei nerazzurri: "A Inzaghi serve la grinta di Conte. Pur premettendo che è impossibile discutere le qualità del tecnico dell'Inter, la sconfitta di Firenze fa rumore, non solo per il livello scadente della prestazione, ma anche per il particolare momento in cui si è consumata: perché era una tappa fondamentale e non regge il discorso della stanchezza perché entrambe le formazioni avevano giocato domenica ed i viola erano senza i nuovi arrivi. La verità è che da una parte c’era una squadra motivata e concentrata, dall’altra una squadra svagata e irriconoscibile. Da qui bisogna partire, anzi ripartire, per capire perché tutto questo è successo, perché - come è accaduto recentemente in Supercoppa - il termometro dell’attenzione finisca per scendere così repentinamente. E perché un gruppo che è unanimemente riconosciuto come il più forte della Serie A negli ultimi quattro anni abbia finora raccolto in campionato molto meno di quanto avrebbe potuto. Perché è convinzione generale che l’Inter fosse la più forte tre anni fa, quando si impose il Milan. Non fosse inferiore al Napoli di due anni fa, quando invece finì a 18 punti da Spalletti. Se sei il più forte per quattro anni, ma non raccogli il dovuto, forse ti manca un pizzico di adrenalina, di tensione , che non vuole dire nervosismo, nella continuità. Inzaghi ha passato cinque anni e mezzo alla Lazio, e adesso è al quarto anno all’Inter. Al contrario di Antonio Conte che per definizione brucia tutto, anche la sua serenità, nel giro di un paio di stagioni al massimo. Stressa l’ambiente - dalla società ai giocatori - sin dal primo giorno, per avere risultati immediati che spesso arrivano, come è successo alla Juve, all’Inter, al Chelsea. Poi magari finisce per spezzare, tirandola tanto, magari anche troppo, quella corda emotiva. Ma quel veleno sportivo è sicuramente alla base della sua carriera da vincente. L’Inter Inzaghiana si è messa nelle condizioni peggiori e soprattutto l'ha fatto nel mese più delicato, quello che può far sterzare una stagione. Da adesso i campioni in carica possono sbagliare poco o niente, altrimenti, il rischio che la capolista scappi definitivamente è reale. In queste prime 23 giornate gli azzurri hanno mostrato in generale maggiore fame. I rivali nerazzurri visti a Firenze, invece, a tratti erano come certi signori annoiati in salotti di lusso: l’Inter era stranamente imborghesita, troppo convinta della propria superiorità. Mancava la voglia di sporcarsi in cantiere. L’anima di questa squadra è davvero più fragile rispetto al passato".