Calcio
IL PENSIERO - Mauro: "Giocare di meno? Sì, a patto che i calciatori si abbassino lo stipendio, non condivido una parola che usa Conte"
15.10.2024 12:45 di Napoli Magazine

Massimo Mauro, ex calciatore di Napoli e Juventus, attualmente opinionista TV, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica: "Andrebbe benissimo giocare una ventina di partite in meno all’anno, a patto però di guardare anche il rovescio della medaglia e abbassare l’ingaggio di un paio di milioni di euro. Non voglio fare populismo, però quando sento di stipendi da 100 mila euro al mese o di ingaggi da 3-4 milioni a stagione solo per aver fatto un buon campionato, un certo senso di indignazione ci può stare. Anche ai miei tempi ci si faceva male. E poi adesso le squadre hanno rose di 30 giocatori e ci sono 5 sostituzioni a partita. Insomma, finiamola di parlare del calcio come usurante. Non vedo la sofferenza. Il termine che dà più fastidio è sacrificio. Lo usano un po’ troppo anche tecnici di primo piano come Conte e Thiago Motta. Ma il sacrificio è fare lo straordinario in un lavoro normale per comprare i libri di scuola ai propri figli".

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15/10/2024 - 12:45

Massimo Mauro, ex calciatore di Napoli e Juventus, attualmente opinionista TV, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica: "Andrebbe benissimo giocare una ventina di partite in meno all’anno, a patto però di guardare anche il rovescio della medaglia e abbassare l’ingaggio di un paio di milioni di euro. Non voglio fare populismo, però quando sento di stipendi da 100 mila euro al mese o di ingaggi da 3-4 milioni a stagione solo per aver fatto un buon campionato, un certo senso di indignazione ci può stare. Anche ai miei tempi ci si faceva male. E poi adesso le squadre hanno rose di 30 giocatori e ci sono 5 sostituzioni a partita. Insomma, finiamola di parlare del calcio come usurante. Non vedo la sofferenza. Il termine che dà più fastidio è sacrificio. Lo usano un po’ troppo anche tecnici di primo piano come Conte e Thiago Motta. Ma il sacrificio è fare lo straordinario in un lavoro normale per comprare i libri di scuola ai propri figli".