Antonio Corbo, editorialista di Repubblica, si sofferma sul momento attuale vissuto dal Napoli: "Passano lentamente le ore nel venerdì nero che blocca dopo Hojlund anche Meret. Fuori sono già Lukaku, Rrahmani, Lobotka, non si vede neanche il bomber dell'estate, Lucca sembra solo un puntino sparito all'orizzonte. Ma una speranza c'è. Il silenzio che accompagna il Napoli più scassato alla prima sfida scudetto. Sale la tensione, ma si abbassano toni, voci, sguardi. Tutti a casa per l'ultima notte prima dell'esame più severo, il sabato della verità spaventa meno quando si tace, il peggio è già passato, più del 6-2 in Olanda hanno scosso l'ambiente le parole di Conte, allenatore che sa solo vincere. Giusto abolire ieri la conferenza, è successo qualcosa di importante. De Laurentiis che si immagina furibondo dopo il disastro tecnico e la reazione dell'allenatore in tv, è finalmente intervenuto. Con calma ha guidato la barca sfondata in un porto sicuro. Ha detto quello che doveva dire un presidente. Far capire che Antonio Conte ha la sua massima fiducia. I megafoni del club rilanciano che "allenatore e presidente sono la stessa cosa". Ci voleva, perché nessuno aveva segnato in rosso le contraddizioni di un provato Antonio Conte, tradito dallo sconforto. Due almeno. La difficoltà di inserire subito i nove acquisti. Ma li ha presi lui, magari con il giovane direttore sportivo Manna, alla cassa è solo passato De Laurentiis. Sul numero poi si osserva che ne arrivarono di più l'anno scorso. Otto in estate: Buongiorno, Rafa Marin, Matija Popovic visto e non visto, Neres, McTominay, Gilmour, Lukaku per un centinaio di milioni. E quattro a gennaio: Scuffet, Hasa, Okafor, Billing. Dodici. L'anno scorso si sono rivelati presto di grande valore".
di Napoli Magazine
25/10/2025 - 12:19
Antonio Corbo, editorialista di Repubblica, si sofferma sul momento attuale vissuto dal Napoli: "Passano lentamente le ore nel venerdì nero che blocca dopo Hojlund anche Meret. Fuori sono già Lukaku, Rrahmani, Lobotka, non si vede neanche il bomber dell'estate, Lucca sembra solo un puntino sparito all'orizzonte. Ma una speranza c'è. Il silenzio che accompagna il Napoli più scassato alla prima sfida scudetto. Sale la tensione, ma si abbassano toni, voci, sguardi. Tutti a casa per l'ultima notte prima dell'esame più severo, il sabato della verità spaventa meno quando si tace, il peggio è già passato, più del 6-2 in Olanda hanno scosso l'ambiente le parole di Conte, allenatore che sa solo vincere. Giusto abolire ieri la conferenza, è successo qualcosa di importante. De Laurentiis che si immagina furibondo dopo il disastro tecnico e la reazione dell'allenatore in tv, è finalmente intervenuto. Con calma ha guidato la barca sfondata in un porto sicuro. Ha detto quello che doveva dire un presidente. Far capire che Antonio Conte ha la sua massima fiducia. I megafoni del club rilanciano che "allenatore e presidente sono la stessa cosa". Ci voleva, perché nessuno aveva segnato in rosso le contraddizioni di un provato Antonio Conte, tradito dallo sconforto. Due almeno. La difficoltà di inserire subito i nove acquisti. Ma li ha presi lui, magari con il giovane direttore sportivo Manna, alla cassa è solo passato De Laurentiis. Sul numero poi si osserva che ne arrivarono di più l'anno scorso. Otto in estate: Buongiorno, Rafa Marin, Matija Popovic visto e non visto, Neres, McTominay, Gilmour, Lukaku per un centinaio di milioni. E quattro a gennaio: Scuffet, Hasa, Okafor, Billing. Dodici. L'anno scorso si sono rivelati presto di grande valore".