Calcio
MEDIASET - Inter, ecco le ragioni dello sfogo di Lautaro Martinez
03.07.2025 13:52 di Napoli Magazine Fonte: Sport Mediaset

"Guarda i muscoli del capitano", cantava De Gregori... Il capitano, che ha tanto "sangue nelle vene e non tiene mai paura" e "se vuole si leva l'ancora dai pantaloni e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa o qualcuno". Il capitano che non è però sul ponte del Titanic, che non si fa irretire da "quella donna bianca" che c'è in mezzo al mare, ma pilota con saldezza l'Inter, la sua Inter, e la vuole portare a destinazione. A costo di sferzare tutti, nessuno escluso, prendendosi in pieno il peso di quella responsabilità che si porta legata al braccio.

Molte cose della spedizione americana non sono piaciute a Lautaro. L'atteggiamento in primis di diversi compagni: le sue parole dopo il ko con il Fluminense non erano così dirette "solo" a Calhanoglu. Anche al turco, è vero, ma non certo solo a lui. Così pure Thuram si è sentito chiamato in causa. E Pavard, ancora. Per il Toro il Mondiale per Club non era una "tournèe": era l'occasione per riscattare l'annata, per cancellare Monaco, per lottare per diventare campioni del Mondo! Ma così non è stato evidentemente per alcuni compagni di squadra: stanchezza, frustrazione, rabbia, la deflagrazione è così venuta da sè.

Tanti, troppi selfie per le strade di Los Angeles, Seattle o Charlotte, la testa rivolta più altrove che non al campo. La determinazione dei brasiliani, ad esempio, nell'inopinato ottavo di finale in South Carolina, e il disappunto esacerbato proprio per l'eliminazione arrivata contro i non certo amati "vicini" sudamericani, per lui tanto orgogliosamente argentino. Perché? Si è chiesto più volte Lautaro. Com'è possibile? E alla fine la sferzata, pubblica e diretta. Rabbiosa.

Ma il silenzio, il suo silenzio, avrebbe fatto ancor più male, avrebbe avallato un atteggiamento intollerabile per chi deve avere come propria stella polare "la cultura della vittoria" che Marotta, dal suo sbarco a Milano, si è prodigato di portare all'Inter. E di quella cultura il capitano ne è stato e ne è oggi ancor più l'emblema: in quel "po' di nebbia che annuncia il sole" Lautaro ha scelto così di non andare "avanti tranquillamente". E lo ha fatto per il bene della squadra, non il suo.

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MEDIASET - Inter, ecco le ragioni dello sfogo di Lautaro Martinez

di Napoli Magazine

03/07/2025 - 13:52

"Guarda i muscoli del capitano", cantava De Gregori... Il capitano, che ha tanto "sangue nelle vene e non tiene mai paura" e "se vuole si leva l'ancora dai pantaloni e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa o qualcuno". Il capitano che non è però sul ponte del Titanic, che non si fa irretire da "quella donna bianca" che c'è in mezzo al mare, ma pilota con saldezza l'Inter, la sua Inter, e la vuole portare a destinazione. A costo di sferzare tutti, nessuno escluso, prendendosi in pieno il peso di quella responsabilità che si porta legata al braccio.

Molte cose della spedizione americana non sono piaciute a Lautaro. L'atteggiamento in primis di diversi compagni: le sue parole dopo il ko con il Fluminense non erano così dirette "solo" a Calhanoglu. Anche al turco, è vero, ma non certo solo a lui. Così pure Thuram si è sentito chiamato in causa. E Pavard, ancora. Per il Toro il Mondiale per Club non era una "tournèe": era l'occasione per riscattare l'annata, per cancellare Monaco, per lottare per diventare campioni del Mondo! Ma così non è stato evidentemente per alcuni compagni di squadra: stanchezza, frustrazione, rabbia, la deflagrazione è così venuta da sè.

Tanti, troppi selfie per le strade di Los Angeles, Seattle o Charlotte, la testa rivolta più altrove che non al campo. La determinazione dei brasiliani, ad esempio, nell'inopinato ottavo di finale in South Carolina, e il disappunto esacerbato proprio per l'eliminazione arrivata contro i non certo amati "vicini" sudamericani, per lui tanto orgogliosamente argentino. Perché? Si è chiesto più volte Lautaro. Com'è possibile? E alla fine la sferzata, pubblica e diretta. Rabbiosa.

Ma il silenzio, il suo silenzio, avrebbe fatto ancor più male, avrebbe avallato un atteggiamento intollerabile per chi deve avere come propria stella polare "la cultura della vittoria" che Marotta, dal suo sbarco a Milano, si è prodigato di portare all'Inter. E di quella cultura il capitano ne è stato e ne è oggi ancor più l'emblema: in quel "po' di nebbia che annuncia il sole" Lautaro ha scelto così di non andare "avanti tranquillamente". E lo ha fatto per il bene della squadra, non il suo.

Fonte: Sport Mediaset