A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Domenico Manfredi, editore di OCW Sport.
Che gara si aspetta tra Napoli e Milan?
"Guardi, io spero che i calciatori del Milan abbiano capito quello che dovrà succedere domenica. Dovrà succedere che i giocatori del Milan dovranno togliersi dal campo. Se lo hanno capito, sono contento, altrimenti no. In sostanza, vorrei che il Milan si scansasse per non far vincere lo scudetto all'Inter, ma c'è una doppia ragione: innanzitutto, mercoledì c'è una partita fondamentale per il Milan, l’andata della semifinale di Coppa Italia, che attualmente è ottavo e molto lontano dalla quarta posizione. Andarsi a invischiare in una lotta per un'ipotetica Conference League sarebbe peggio che finire ottavi. Dunque, risparmiare energie domenica per ricaricarle in vista di mercoledì sarebbe l'ideale. Poi, se aggiungiamo il fatto che i tre punti ipotetici del Napoli potrebbero essere decisivi per la corsa scudetto, secondo me non c'è neanche da stare qui a parlarne".
Quale sarà l’undici titolare anti-Napoli di Conceicao?
“Maignan; Walker, Thiaw, Gabbia, Theo Hernandez; Bondo, Fofana; Pulisic, Reijnders, Leao; Abraham".
Lei è uno dei sostenitori del concetto di "Marotta League". Secondo lei stiamo vivendo una nuova Calciopoli?
"Non so dire se sia una nuova Calciopoli, ma è sotto gli occhi di tutti che c'è una squadra che, politicamente, conta più delle altre, ed è l’Inter. È successo in passato con la Juventus, in alcuni periodi anche con il Milan, e ora accade con l’Inter. Non si vede solo nelle grandi decisioni arbitrali, ma anche nel modo in cui vengono trattate certe notizie dai giornali. Ci sono episodi che, se coinvolgono una squadra, finiscono in prima pagina, mentre se accadono a un’altra passano quasi inosservati. Parliamo di sudditanza psicologica. Quando la Juventus dominava politicamente, c’era sempre Marotta dietro le quinte. E oggi Marotta è all’Inter. Ovviamente, in TV e nelle radio non ci si può sbottonare più di tanto, ma è un dato di fatto che Marotta abbia un certo peso nelle dinamiche che circondano il calcio giocato. Alcuni lo definiscono un abile politico, mentre altri parlano apertamente di ‘Marotta League’. Alla fine, si tratta della stessa cosa. Guardando agli episodi arbitrali, all’andata in Inter-Napoli c’è stato un rigore che poteva cambiare la stagione, ed è stato un rigore folle, francamente inspiegabile, ovviamente in favore dell’Inter. A parte il parere di Conte, non è stato nemmeno discusso più di tanto. Poi c'è stato l’episodio del ritorno, quello del braccio largo di Dumfries: secondo me, quello era un rigore che, se assegnato, nessuno si sarebbe lamentato. Però poi abbiamo appreso una regola che sembra valere solo in certi casi. Ci sono diverse situazioni che fanno sorgere sospetti. Detto ciò, tre anni fa successe lo stesso, ma il Milan riuscì comunque a vincere lo scudetto. Alla fine, chi vince è quello che scrive la storia".
Negli ultimi tempi si parla molto di un possibile approdo di Antonio Conte al Milan per la prossima stagione. Ha riscontri diretti? E, nel caso, sarebbe felice di vederlo sulla panchina rossonera?
“Io non sono mai entusiasta quando il nostro campionato torna ad allenatori che erano di moda dieci anni fa. Se una persona fosse stata ibernata nel 2015 e si risvegliasse oggi, vedrebbe che le Big del nostro calcio sono ancora legate a Conte, Allegri… manca solo Mourinho. Siamo un campionato in calo, dove non si dà mai spazio a un progetto solido di due-tre anni. Forse l’unica eccezione è stata il Napoli, prima con Sarri e poi con Spalletti, con risultati evidenti. Non a caso, è anche l’unica squadra sempre in attivo a livello di bilancio. Se prendi Conte o Allegri, significa che sei arrivato all’ultima spiaggia: prendi loro perché sono l’usato sicuro e sai che fanno tutto loro. Non mi entusiasma. Detto questo, Conte potrebbe anche andarsene dopo un anno: lo ha già fatto in passato. Magari si lamenterebbe che non gli hanno comprato tutti i giocatori che voleva e lascerebbe la squadra. La sua storia insegna questo".
di Napoli Magazine
29/03/2025 - 11:12
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Domenico Manfredi, editore di OCW Sport.
Che gara si aspetta tra Napoli e Milan?
"Guardi, io spero che i calciatori del Milan abbiano capito quello che dovrà succedere domenica. Dovrà succedere che i giocatori del Milan dovranno togliersi dal campo. Se lo hanno capito, sono contento, altrimenti no. In sostanza, vorrei che il Milan si scansasse per non far vincere lo scudetto all'Inter, ma c'è una doppia ragione: innanzitutto, mercoledì c'è una partita fondamentale per il Milan, l’andata della semifinale di Coppa Italia, che attualmente è ottavo e molto lontano dalla quarta posizione. Andarsi a invischiare in una lotta per un'ipotetica Conference League sarebbe peggio che finire ottavi. Dunque, risparmiare energie domenica per ricaricarle in vista di mercoledì sarebbe l'ideale. Poi, se aggiungiamo il fatto che i tre punti ipotetici del Napoli potrebbero essere decisivi per la corsa scudetto, secondo me non c'è neanche da stare qui a parlarne".
Quale sarà l’undici titolare anti-Napoli di Conceicao?
“Maignan; Walker, Thiaw, Gabbia, Theo Hernandez; Bondo, Fofana; Pulisic, Reijnders, Leao; Abraham".
Lei è uno dei sostenitori del concetto di "Marotta League". Secondo lei stiamo vivendo una nuova Calciopoli?
"Non so dire se sia una nuova Calciopoli, ma è sotto gli occhi di tutti che c'è una squadra che, politicamente, conta più delle altre, ed è l’Inter. È successo in passato con la Juventus, in alcuni periodi anche con il Milan, e ora accade con l’Inter. Non si vede solo nelle grandi decisioni arbitrali, ma anche nel modo in cui vengono trattate certe notizie dai giornali. Ci sono episodi che, se coinvolgono una squadra, finiscono in prima pagina, mentre se accadono a un’altra passano quasi inosservati. Parliamo di sudditanza psicologica. Quando la Juventus dominava politicamente, c’era sempre Marotta dietro le quinte. E oggi Marotta è all’Inter. Ovviamente, in TV e nelle radio non ci si può sbottonare più di tanto, ma è un dato di fatto che Marotta abbia un certo peso nelle dinamiche che circondano il calcio giocato. Alcuni lo definiscono un abile politico, mentre altri parlano apertamente di ‘Marotta League’. Alla fine, si tratta della stessa cosa. Guardando agli episodi arbitrali, all’andata in Inter-Napoli c’è stato un rigore che poteva cambiare la stagione, ed è stato un rigore folle, francamente inspiegabile, ovviamente in favore dell’Inter. A parte il parere di Conte, non è stato nemmeno discusso più di tanto. Poi c'è stato l’episodio del ritorno, quello del braccio largo di Dumfries: secondo me, quello era un rigore che, se assegnato, nessuno si sarebbe lamentato. Però poi abbiamo appreso una regola che sembra valere solo in certi casi. Ci sono diverse situazioni che fanno sorgere sospetti. Detto ciò, tre anni fa successe lo stesso, ma il Milan riuscì comunque a vincere lo scudetto. Alla fine, chi vince è quello che scrive la storia".
Negli ultimi tempi si parla molto di un possibile approdo di Antonio Conte al Milan per la prossima stagione. Ha riscontri diretti? E, nel caso, sarebbe felice di vederlo sulla panchina rossonera?
“Io non sono mai entusiasta quando il nostro campionato torna ad allenatori che erano di moda dieci anni fa. Se una persona fosse stata ibernata nel 2015 e si risvegliasse oggi, vedrebbe che le Big del nostro calcio sono ancora legate a Conte, Allegri… manca solo Mourinho. Siamo un campionato in calo, dove non si dà mai spazio a un progetto solido di due-tre anni. Forse l’unica eccezione è stata il Napoli, prima con Sarri e poi con Spalletti, con risultati evidenti. Non a caso, è anche l’unica squadra sempre in attivo a livello di bilancio. Se prendi Conte o Allegri, significa che sei arrivato all’ultima spiaggia: prendi loro perché sono l’usato sicuro e sai che fanno tutto loro. Non mi entusiasma. Detto questo, Conte potrebbe anche andarsene dopo un anno: lo ha già fatto in passato. Magari si lamenterebbe che non gli hanno comprato tutti i giocatori che voleva e lascerebbe la squadra. La sua storia insegna questo".