Artem Dovbyk, attaccante della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Messaggero:
"Il Porto è una squadra molto difficile da affrontare ma noi crediamo nella nostra forza".
Ma è possibile che da De Rossi a Ranieri, passando per Juric, dicano tutti che «la squadra deve imparare a servire meglio Artem»? È veramente così difficile?
"Bella domanda. In allenamento ci lavoriamo e funziona tutto bene. In partita è diverso. A me, per esempio, piacerebbe fare tanti assist come quello per Dybala a Milano, ma c’è sempre poco spazio intorno a me. Qui in Italia per un attaccante è diverso, col Girona mi abbassavo molto e partivo quasi sulla linea del centrocampo. Ora mi vengono chieste cose diverse, come andare in pressing sul centrale avversario, liberare gli spazi per i compagni, far salire la squadra spalle alla porta. lo cerco di fare quello che l’allenatore mi dice".
Con Ranieri, invece, che rapporto avete?
"Sembra un po’ come il nostro nonno, è molto calmo, ma quando la squadra ha bisogno di essere spronata e ha bisogno di una scossa, lui sa farlo molto bene. È un ottimo psicologo, sa cosa dire al momento giusto, sa anche quando è più utile il silenzio. È importantissimo, mi piacerebbe se restasse in panchina. Uso solo il sinistro? E pensare che forse calcio meglio con il destro. Vorrei solo qualche cross in più".
Com'è la situazione in Ucraina?
"La situazione non è buona, la mia famiglia è lì, per mio padre, mia mamma e mia nonna quella è casa. Ho provato a portarli in Spagna e ora in Italia ma non c'è nulla da fare. Sono oltre 50 anni che abitano lì e vogliono restarci. Vivo una vita diverso agli altri: ogni mattina mi sveglio e chiamo per sincerarmi che sia tutto tranquillo".
Leggi i social?
"Qualche volta, ma non mi metto a leggere i commenti o altro perché so che non aiuta. Anche perché altrimenti dovrei leggere tutti quelli che ce l'hanno con me per questo maledetto fantacalcio. Secondo loro dovrei segnare due gol a partita".
di Napoli Magazine
01/02/2025 - 12:36
Artem Dovbyk, attaccante della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Messaggero:
"Il Porto è una squadra molto difficile da affrontare ma noi crediamo nella nostra forza".
Ma è possibile che da De Rossi a Ranieri, passando per Juric, dicano tutti che «la squadra deve imparare a servire meglio Artem»? È veramente così difficile?
"Bella domanda. In allenamento ci lavoriamo e funziona tutto bene. In partita è diverso. A me, per esempio, piacerebbe fare tanti assist come quello per Dybala a Milano, ma c’è sempre poco spazio intorno a me. Qui in Italia per un attaccante è diverso, col Girona mi abbassavo molto e partivo quasi sulla linea del centrocampo. Ora mi vengono chieste cose diverse, come andare in pressing sul centrale avversario, liberare gli spazi per i compagni, far salire la squadra spalle alla porta. lo cerco di fare quello che l’allenatore mi dice".
Con Ranieri, invece, che rapporto avete?
"Sembra un po’ come il nostro nonno, è molto calmo, ma quando la squadra ha bisogno di essere spronata e ha bisogno di una scossa, lui sa farlo molto bene. È un ottimo psicologo, sa cosa dire al momento giusto, sa anche quando è più utile il silenzio. È importantissimo, mi piacerebbe se restasse in panchina. Uso solo il sinistro? E pensare che forse calcio meglio con il destro. Vorrei solo qualche cross in più".
Com'è la situazione in Ucraina?
"La situazione non è buona, la mia famiglia è lì, per mio padre, mia mamma e mia nonna quella è casa. Ho provato a portarli in Spagna e ora in Italia ma non c'è nulla da fare. Sono oltre 50 anni che abitano lì e vogliono restarci. Vivo una vita diverso agli altri: ogni mattina mi sveglio e chiamo per sincerarmi che sia tutto tranquillo".
Leggi i social?
"Qualche volta, ma non mi metto a leggere i commenti o altro perché so che non aiuta. Anche perché altrimenti dovrei leggere tutti quelli che ce l'hanno con me per questo maledetto fantacalcio. Secondo loro dovrei segnare due gol a partita".