Calcio
VERONA - Il tifoso Gabriele Noto: "Nel 1984 fui accoltellato durante un match contro il Napoli, vincemmo ma dalla gioia passai subito al dolore"
17.09.2024 13:08 di Napoli Magazine

Gabriele Noto, notaio veronese grandissimo tifoso dei gialloblu, ha rilasciato un'intervista a L'Arena ricordando lo Scudetto dell'Hellas nel 1945/85, anno in cui fu accoltellato durante un Verona-Napoli al Bentegodi: "Ero al giuramento di mio fratello, allievo ufficiale alpino ad Aosta. Finì prima del previsto e mio padre disse: “Andiamo allo stadio, facciamo in tempo la gara è alle quattro del pomeriggio”. Mi sono trovato nel momento sbagliato e nel posto sbagliato. Dalla gioia della vittoria, al dolore in ospedale. Non stavo bene. E cercai di andarmene qualche minuto prima della fine della partita. C’era un atmosfera pesante ma nulla faceva presagire la guerriglia. Ero con la mia Vespa all’altezza della Pizzeria Olimpia, stavo tornando a casa e mi ritrovai a terra in un secondo. Erano in molti, forse una decina, uno di loro mi strappò la catenina del battesimo e fra calci e pugni me la ripresi. Intervenne in mio aiuto il “Baffo“ Fanini, evitò guai peggiori. Sentii subito caldo ad una gamba ed ero insanguinato. Non una grande pagina di sport, meglio un’immagine diversa. Ricordo di aver visto in ospedale un appuntato che era intervenuto per salvare da quei delinquenti un ragazzo, con la testa aperta. Rammento un’intervista di Mario Puliero con Telearena. Venne vicino al mio letto. Non ero in grande forma, anche perchè la febbre non scendeva. I medici pensavano che fosse riconducibile alle varie ferite, tra l’altro fortunatamente non avevano leso arterie o parti vitali. Pareva fosse una possibile infezione. E invece alcuni giorni dopo scoprirono che la febbre alta era per via della mononucleosi. I giorni successivi venne a trovarci a me e agli altri feriti, capitan Roberto Tricella. Rimase a parlare con noi oltre mezz’ora. Credo che ci portò un gagliardetto o qualcos’altro. All’epoca non si usava e poi, diciamolo, c’era molta sostanza. Il “Trice” e i suoi compagni erano uomini prima di essere calciatori. Uomo decisivo per la vittoria? Dico Osvaldo Bagnoli senza pensarci. È stato determinante. Hanno dato il meglio pure giocatori come Sacchetti, Volpati e Bruni, non solo i vari Briegel, Galderisi, Fanna o Elkjaer. Sai cosa c’era nell’aria? Quella sensazione che il Verona prima o poi avrebbe vinto la gara o pareggiata. Un esempio è stata proprio Verona-Napoli. In quella partita si vide una società pronta, un gruppo organizzato e l’altra squadra che aveva solo il grande Diego Armando Maradona. Poi negli anni, sarebbero cresciuti anche loro. Quel 1984/’85 resterà magico per tanti motivi e non solo per i gol del Nanu o le parate di Garella. C’era un’altra città e altri valori nella vita quotidiana".

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17/09/2024 - 13:08

Gabriele Noto, notaio veronese grandissimo tifoso dei gialloblu, ha rilasciato un'intervista a L'Arena ricordando lo Scudetto dell'Hellas nel 1945/85, anno in cui fu accoltellato durante un Verona-Napoli al Bentegodi: "Ero al giuramento di mio fratello, allievo ufficiale alpino ad Aosta. Finì prima del previsto e mio padre disse: “Andiamo allo stadio, facciamo in tempo la gara è alle quattro del pomeriggio”. Mi sono trovato nel momento sbagliato e nel posto sbagliato. Dalla gioia della vittoria, al dolore in ospedale. Non stavo bene. E cercai di andarmene qualche minuto prima della fine della partita. C’era un atmosfera pesante ma nulla faceva presagire la guerriglia. Ero con la mia Vespa all’altezza della Pizzeria Olimpia, stavo tornando a casa e mi ritrovai a terra in un secondo. Erano in molti, forse una decina, uno di loro mi strappò la catenina del battesimo e fra calci e pugni me la ripresi. Intervenne in mio aiuto il “Baffo“ Fanini, evitò guai peggiori. Sentii subito caldo ad una gamba ed ero insanguinato. Non una grande pagina di sport, meglio un’immagine diversa. Ricordo di aver visto in ospedale un appuntato che era intervenuto per salvare da quei delinquenti un ragazzo, con la testa aperta. Rammento un’intervista di Mario Puliero con Telearena. Venne vicino al mio letto. Non ero in grande forma, anche perchè la febbre non scendeva. I medici pensavano che fosse riconducibile alle varie ferite, tra l’altro fortunatamente non avevano leso arterie o parti vitali. Pareva fosse una possibile infezione. E invece alcuni giorni dopo scoprirono che la febbre alta era per via della mononucleosi. I giorni successivi venne a trovarci a me e agli altri feriti, capitan Roberto Tricella. Rimase a parlare con noi oltre mezz’ora. Credo che ci portò un gagliardetto o qualcos’altro. All’epoca non si usava e poi, diciamolo, c’era molta sostanza. Il “Trice” e i suoi compagni erano uomini prima di essere calciatori. Uomo decisivo per la vittoria? Dico Osvaldo Bagnoli senza pensarci. È stato determinante. Hanno dato il meglio pure giocatori come Sacchetti, Volpati e Bruni, non solo i vari Briegel, Galderisi, Fanna o Elkjaer. Sai cosa c’era nell’aria? Quella sensazione che il Verona prima o poi avrebbe vinto la gara o pareggiata. Un esempio è stata proprio Verona-Napoli. In quella partita si vide una società pronta, un gruppo organizzato e l’altra squadra che aveva solo il grande Diego Armando Maradona. Poi negli anni, sarebbero cresciuti anche loro. Quel 1984/’85 resterà magico per tanti motivi e non solo per i gol del Nanu o le parate di Garella. C’era un’altra città e altri valori nella vita quotidiana".