Cultura & Gossip
INFO - Agenda settimanale degli spettacoli dal 17 al 23 febbraio 2025 in Campania, programmati dal Circuito Teatro Pubblico Campano
14.02.2025 22:43 di Napoli Magazine

Teatro Auditorium Tommasiello di Teano
info 0823885096 - 3333782429
Lunedì 17 febbraio, ore 20.45

Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Martedì 18 febbraio, ore 20.45

Diana Oris
presenta

Massimiliano Gallo in

Amanti
scritto e diretto da Ivan Cotroneo

con Fabrizia Sacchi

e con Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D’Elia

scene Monica Sironi
costumi Alberto Moretti
disegno luci Gianfilippo Corticelli

È settembre, in una grande città. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte di vetro si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato la sciarpa su, e risale con Giulio.

L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano lo stesso analista, il dottor Cioffi, psicoterapeuta specializzato in problemi di coppia.

Hanno l’appuntamento settimanale con il dottore ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano sul pianerottolo stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico. Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti da tre settimane.

Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali.

Ma può essere davvero così quando due persone si incontra- no ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore?

Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia da settembre fino a giugno, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno di due ha con il dottor Cioffi, il quale ovviamente non sa che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro.

Così la loro storia si dipana nell’arco di nove mesi, fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano al dottore, dal quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Enrica e Marco.

Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo. Fino a quando l’amore e un evento inaspettato si mettono di mezzo, e stravolgono tutti gli equilibri.

Amanti è una nuova commedia in due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio, sulle relazioni di lunga durata e sulle avventure a termine, sul maschile e sul femminile, e in definitiva sulla ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle previste.

Una commedia brillante e divertente, con situazioni e dialoghi che strappano risate, ma anche un’esplorazione dei sentimenti di una coppia che nella clandestini- à trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche affanno, preoccupazione, e forse pericolo.

I temi di “Amanti” mi appartengono da sempre. Nei miei romanzi, nei film, nelle serie televisive che ho scritto e diretto, il confronto tra il maschile e il femminile, la rottura degli stereotipi di genere, la prepotente forza del sesso e quella ancora più devastante dell’amo- re, hanno sempre avuto grande spazio, nel tentativo continuo di raccontare l’evoluzione della società e del costume attraverso le relazioni amorose.

In questa commedia, con l’aiuto di due protagonisti strepitosi, questi temi prendono forma in un racconto moderno ed estremamente divertente, ma anche pieno di tenerezza e verità, come sempre succede nella commedia della vita.”
Ivan Cotroneo

Teatro Metropolitan di S. Anastasia
Info 0815305696
Martedì 18 e mercoledì 19 febbraio, ore 20.45

Auditorium Teatro S. Alfonso Maria de Liguori di Pagani
Info 0815158061
Giovedì 20 e venerdì 21 febbraio, ore 20.45

Ag Spettacoli, Tradizione e Turismo
presenta

Biagio Izzo
in
    
L’arte della truffa
Di Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli e Augusto Fornari

con
Carla Ferraro, Roberto Giordano, Arduino Speranza, Ciro Pauciullo, Adele Vitale

scene Massimo Comune
disegno luci Luigi Raia
musiche Gruppo SMP
costumi Federica Calabrese

regia Augusto Fornari

La vita di Gianmario e della moglie Stefania viene sconvolta dall’arrivo del fratello di lei, Francesco, che la coppia e` costretta a prendere in casa per fargli ottenere gli arresti domiciliari.

Gianmario, integerrimo uomo d’affari, e` preoccupato che la presenza del cognato, noto truffatore, possa nuocere ai rapporti che lui intrattiene con alti prelati del Vaticano, per i quali lavora.

Ma un imprevisto rovescio finanziario porta Gianmario ad aver bisogno delle ‘arti’ del cognato, accettando in qualche misura le sue ‘regole’, da sempre criticate, ma ora indispensabili per salvare la sua reputazione di grande uomo d’affari.

Il nuovo spettacolo di Biagio Izzo e` una commedia brillante, che tra momenti paradossali, comici ed emozionanti ci fara` assistere alla consumazione di una truffa a fin di bene, che porterà Gianmario a riconsiderare il rapporto con il cognato.

Teatro Nuovo di Napoli
Info 0814976267
Martedì 18 febbraio, ore 19.00

nell’ambito della rassegna “Napoli Fermata Mistero”
Il crime a teatro, a cura di Ciro Sabatino

Il delitto di Via Poma
Un palazzo maledetto, un caso insoluto e diversi strani delitti

Simonetta Cesaroni viene trovata senza vita il 7 agosto 1990 in un palazzo del quartiere Della Vittoria mentre era al lavoro. Uno strano caso con vari indagati e ancora nessuna luce sull’identità dell’omicida, sul vero movente e sull’arma usata

Cinema Teatro Italia di Eboli
Info 0828365333
Martedì 18 febbraio, ore 20.45

Cinema Teatro Modernissimo di Telese
Info 0824976106
Mercoledì 19 febbraio, ore 20.45

Cose Production
presenta

Sal Da Vinci in

Sal Da Vinci Stories
uno spettacolo scritto da Sal Da Vinci, Luca Miniero e Ciro Villano
messa in scena Sal Da Vinci, Ernesto Lama

con Ernesto Lama

supervisione artistica Luca Miniero

musica dal vivo
Christian Capasso, basso e contrabbasso
Antonio Mambelli e Gianluca Mirra, batteria e percussioni
Maurizio Fiordiliso, chitarra
Giuseppe Fiscale, fiati e tastiere
Sasà Piedepalumbo, fisarmonica e pianoforte

scene Roberto Crea
costumi Lisa Casillo
disegno luci Francesco Adinolfi
video Mariano Soria

L’idea è quella di uno spettacolo che unisca il cuore della canzone di Sal con la modernità, anzi con la quotidianità della tecnologia con la quale tutti i giorni ci confrontiamo: i social. Tutto si svolge su un palco, elegante, dal sapore neutro ed essenziale, gli unici elementi che hanno risalto sono un pianoforte con un computer adagiato sopra e un videowall sul fondo del palco.

Sal armeggia al computer e prepara vere e proprie storie Instagram. Sono queste storie il filo conduttore dello spettacolo. Mentre le compone ecco l’occasione per parlare della sua vita con originalità al pubblico in sala.

Ma procediamo per ordine, con alcuni esempi. La prima storia Sal la realizza utilizzando alcune foto del padre che vengono proiettate sul videowall. Mentre appaiono lui le commenta, e commenta un pezzo della sua vita.

Instagram diventa un modo nuovo, moderno e non autocelebrativo, per parlare di sé, e consente di far correre lo spettacolo su due binari. Da un lato la storia pubblica che davvero Sal mette on line una volta composta, ma anche e soprattutto la storia privata e intima raccontata con ironia al pubblico in sala.
Insomma il pubblico a casa o su Instagram vede il finale del discorso, il risultato, ma tutto il racconto emozionale che porta a quella storia si svolge sul palco.

Ogni storia avrà un argomento, corredato di video e foto e scritte…con un testo e una canzone che l’accompagnerà. Il rapporto con il padre, vari personaggi della sua vita, i figli, gli esordi ai matrimoni, il successo, Scugnizzi, il rapporto con Pino Daniele, ma anche il rapporto con la madre, e con quel genio di De Simone…vogliamo conoscere la sua opinione su Napoli, e dove stava durante il terremoto ma anche come avvenne l’incontro con Mattone per Scugnizzi.

Dieci storie di vita e anche di Instagram perché Sal ha una vita che merita un racconto intimo. Un Sal inedito, intimo, un viaggio profondo quasi psicoanalitico fra Napoli, la musica e i colori di un artista che con l sua voce e la sua vita sfugge a tutte.

Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Mercoledì 19 febbraio, ore 20.30

CMC/Nidodiragno, Cardellino srl, Teatro Stabile di Verona
in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presentano

Vicini di casa
dalla commedia Sentimental di Cesc Gay
 traduzione e adattamento Pino Tierno

con Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai, Alberto Giusta

regia Antonio Zavatteri

regista assistente Matteo Alfonso
scene Roberto Crea
costumi Francesca Marsella
 luci Aldo Mantovani
sarta Marisa Mantero
foto Laila Pozzo

Anna e Giulio stanno insieme da molti anni. Hanno un lavoro, una bambina, qualche interesse e molte frustrazioni. Lui avrebbe voluto fare il musicista ma si è dovuto accontentare dell’insegnamento e si rifugia in terrazza a guardare le stelle.

Lei avrebbe voluto un altro figlio ma ha dovuto accettare la resistenza di lui e cerca conforto nei manuali di auto aiuto. Una coppia come tante, al confine fra amore e abitudine, in equilibrio precario.

Ma pur sempre in equilibrio. A scardinare questa apparente stabilità ci pensano Laura e Toni, i vicini di casa, che, invitati per un aperitivo, irrompono nel loro appartamento e nella loro vita. Anna e Giulio sanno poche cose sul loro conto: sono stati cortesi durante i lavori di ristrutturazione, aprono educatamente la porta dell’ascensore per farli passare e…

Fanno di continuo l’amore, rumorosamente! Giulio li considera incivili, Anna ha il coraggio di ammettere che, in fondo, invidia la loro vivace vita erotica. Così, fra un bicchiere di vino e una fetta di Pata Negra, le due coppie si confrontano, sempre meno timidamente, sul terreno scivolosissimo della sessualità.

Laura e Toni si rivelano molto più spregiudicati del previsto; Anna e Giulio finiscono per confessare fantasie, vizi e segreti che non avevano mai avuto il coraggio di condividere. Forte del successo riscosso in Spagna, approda per la prima volta in Italia Vicini di casa, adattamento della pièce Los vecinos de arriba di Cesc Gay.

Una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo. In scena, affiancati dai talentuosissimi Alessandra Acciai e Alberto Giusta, due fra gli interpreti più versatili e sensibili della scena non soltanto teatrale italiana: Amanda Sandrelli e Gigio Alberti. Un quartetto affiatato e irresistibile, che invita lo spettatore a riflettere su pregiudizi e tabù e, soprattutto, a chiedersi: faccio l’amore abbastanza spesso?

Teatro Nuovo di Napoli
Info 0814976267
Da giovedì 20 a domenica 23 febbraio
(giovedì ore 21.00, venerdì e domenica ore 18.30, sabato ore 19.00)

Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto
presentano

La semplicità ingannata
Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne
di e con Marta Cuscunà
Liberamente ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti
e alla vicenda delle Clarisse di Udine

luci Claudio “Poldo” Parrino
suono Alessandro Sdrigotti
scenografie Studios, Elisabetta Ferrandino
costumi Antonella Guglielmi

Nel Cinquecento avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica: agli occhi dei padri era una parte del patrimonio economico della famiglia che andava in fumo al momento del matrimonio.

Una figlia bella e sana era economicamente vantaggiosa perche´ poteva essere sposata con una dote modesta. Una figlia brutta o con qualche difetto fisico necessitava invece di una dote piu` salata. Per questo i padri di famiglia escogitarono una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata.

Arcangela Tarabotti e le Clarisse del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza all’utilizzo delle vocazioni religiose a fini economici davvero unica nel suo genere.

Queste donne trasformarono il convento in uno spazio di contestazione, di liberta` di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca.

L’Inquisizione cerco` con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine, ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente microsocietà tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
La semplicità ingannata non e` un documentario ma un progetto artistico dove il teatro e` anche la possibilità di considerare il dato storico come un punto di partenza per un racconto che abbia come soggetto la società contemporanea.

Questo approccio implica l’elaborazione di una storia non da una prospettiva documentaristica ma attraverso una visione artistica e posizionata, disposta anche a varcare i confini del conosciuto, del filologico e del politicamente corretto.

La semplicità ingannata parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo.

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
info 0823444051
Da venerdì 21 a domenica 23 febbraio
(venerdì ore 20.45, sabato ore 19.00, domenica ore 18.00)

Gli Ipocriti Melina Balsamo
presenta

Andrea Pennacchi in

Arlecchino?
Liberamente tratto da Arlecchino, servitore di due padroni di Goldoni
scritto e diretto da Marco Baliani

con
Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz,
Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringali

scene Carlo Sala, disegno luci Luca Barbati
musiche eseguite dal vivo con Matteo Nicolin, Riccardo Nicolin

“In ogni epoca bisogna lottare per strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla” (Walter Benjamin)

L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte.

Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, è goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, che, come lui, sono stati assoldati, con misere paghe, dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.

Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.

Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo tutto invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.

Per riuscire a creare un simile guazzabuglio di intenzioni, per riuscire a renderlo eccezionalmente vivo, occorrevano attori capaci di seguirmi in un simile delirio. Ed eccoli qui, una compagnia di compagni e complici, Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, e Anna Tringali, capaci di interpretare contemporaneamente più ruoli, di passare dalle proteste borbottanti degli attori sottopagati, alle vorticose azioni dei personaggi della commedia che pur devono rappresentare.

In questo incessante salto mortale di identità è il loro talento a tenere insieme ciò che di continuo sembra sfuggire alla presa. Appartengono di diritto alla grande tradizione del teatro veneto, grande perché sempre capace di rischiare per rinnovarsi, come accade su queste tavole sceniche imbandite di follia arlecchinesca.
Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila, e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate, con gli occhi stupiti di bambino mai cresciuto di fronte a questa sua opera divenuta così inverosimile da essere ancor più sua.

E quando poi le musiche di Giorgio Gobbo accompagnate dalla batteria di Riccardo Nicolin si infilavano come blitz sorprendenti costringendo gli attori a divenire anche danzanti e cantanti il Goldoni là dietro non si teneva più.

Infine che dire delle scene fluttuanti di Carlo Sala, una scenografia semovente, mobile, semplice come lo è la creatività quando si dimentica di dover fare bella figura e si lascia andare al gioco infantile, grazie agli stessi attori che si fanno operai macchinisti modificando la scena di continuo come avvenissero improvvise folate di vento, a volte in forma di bufera a volte come zefiro primaverile.

Il testo febbrilmente rimaneggiato ogni giorno, a partire dalle intuizioni che sorgevano in me, vedendo all’opera la creatività degli attori, e trascritto con solerzia da Maria Celeste Carobene, è proprio quello che fin dall’inizio avevo immaginato. Le parole che vengono fatte volare sono anch’esse leggere, eppure, eppure, come accade davvero nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così che i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze.
Marco Baliani

Teatro Pasolini di Salerno
Info 089662141
Venerdì 21 febbraio, ore 21.00
nell’ambito della rassegna Il colore dei suoni

Soma
Peppe Frana (oud, robab afghano),
Masih Karimi (tanbur, daf)
Ciro Montanari (tabla, percussioni)

Soma è l’esordio discografico del trio composto da Peppe Frana, Ciro Montanari e Masih Karimi. Frana e Montanari, impegnati da anni nella ricerca attorno alle tradizioni musicali extraeuropee, si uniscono a Masih Karimi, virtuoso del tanbur kurdo e del daf.

Il tanbur è il liuto sacro dello Yarsanismo, una religione sincretica di origine medievale che combina elementi di misticismo islamico con pratiche e credenze pre-islamiche.

Tra i suoi usi principali spicca l’accompagnamento musicale del raduno mistico noto come Jam, dove un complesso rituale alterna il canto corale alla condivisione di pasti specifici, prima consacrati come offerte cerimoniali, poi consumati.

L’idea del sacrificio per ingestione trova il suo archetipo nel Soma delle scritture vediche, la bevanda apportatrice di salute e immortalità che l’eroe assume per prepararsi al suo compito.

Il simbolismo del Soma rivela così la concezione della vita come ciclo di distruzione e rinnovamento: ciò che viene divorato va a costituire il nutrimento necessario all’atto creativo. Il nostro Soma in questo caso è lo studio dei repertori musicali e dei linguaggi dell’area indo-persiana da cui scaturiscono queste composizioni originali.

Teatro Pasolini di Salerno
Info 089662141
Sabato 22, ore 20.00, e domenica 23 febbraio, ore 18.00

Fabbrica, Fondazione Musica Per Roma, Teatro Carcano
presentano

Rumba
L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato
di e con Ascanio Celestini

musiche di Gianluca Casadei, voce Agata Celestini
immagini dipinte Franco Biagioni, suono Andrea Pesce
luci Filip Marocchi, organizzazione Sara Severoni

commissionato dal Comitato Nazionale Greccio 2023
in occasione dell'ottavo centenario
del presepe di Francesco a Greccio, 1223 - 2023.

distribuzione Mismaonda

contributi allo Spettacolo dal Vivo per l'annualità 2023 della Regione Lazio sostegno del Ministero della Cultura, tramite la Direzione Generale Spettacolo, per Progetto Speciale Teatro

Ascanio Celestini immagina la vita di Francesco oggi: come il santo vivrebbe la povertà nell’Italia contemporanea e quale compagno di strada sceglierebbe, per non essere semplicemente povero, ma servo dei poveri.

Un uomo contro corrente che, pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non volle più fare la guerra e che, da frate, in tempo di crociate, si recò in Terra Santa predicando la pace e la fratellanza.

A lui si deve l’invenzione del Presepe, che il santo allestì per la prima volta a Greccio: «Nella notte di Natale del 1223 Francesco ha fatto in quel piccolo paese il suo primo presepe. Un bue, un asino e una mangiatoia. Niente altro. Serviva mostrare che Gesù era nato povero. In un paese povero, un posto di poveri».

In scena c’è Ascanio Celestini che racconta e Gianluca Casadei che suona. Rumba è la terza parte di una trilogia composta anche da Laika (2015) e Pueblo (2017). I due personaggi sono gli stessi in tutti e tre gli spettacoli, vivono in un condominio di qualche periferia e si raccontano quello che gli succede. Nella povera gente del loro quartiere riconoscono facce e destini analoghi a quelli degli ultimi che Francesco ha incontrato otto secoli fa.

Giobbe, magazziniere analfabeta che ha organizzato il magazzino senza nemmeno una parola scritta. Joseph, che è partito dal suo paese in Africa, ha attraversato il deserto, è stato schiavo in Libia e poi naufrago nel mare. Forse si è salvato, ma in Italia è finito in carcere. Appena uscito è stato un facchino, ma adesso è un barbone.

Lo zingaro, che ha cominciato a fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma, accanto alla fontanella, davanti al bar. «Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi? Tra i barboni che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un supermercato? Tra i facchini africani che spostano pacchi in qualche grande magazzino della logistica?»

Ponendosi queste domande, nei panni del personaggio-narratore, Ascanio Celestini racconta il Francesco di oggi, che trova i propri personaggi in strada, tra le case popolari, tra coloro che, oggi come ieri, nessuno vede: «Guarda in basso, nel parcheggio davanti alla finestra della sua casa popolare. I personaggi sono tanti e condividono lo stesso asfalto, la stessa condizione umana».

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di Napoli Magazine

14/02/2025 - 22:43

Teatro Auditorium Tommasiello di Teano
info 0823885096 - 3333782429
Lunedì 17 febbraio, ore 20.45

Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Martedì 18 febbraio, ore 20.45

Diana Oris
presenta

Massimiliano Gallo in

Amanti
scritto e diretto da Ivan Cotroneo

con Fabrizia Sacchi

e con Orsetta De Rossi, Eleonora Russo, Diego D’Elia

scene Monica Sironi
costumi Alberto Moretti
disegno luci Gianfilippo Corticelli

È settembre, in una grande città. Claudia e Giulio si incontrano per la prima volta davanti a un ascensore, nell’atrio di un palazzo borghese. Le porte di vetro si aprono. Lei sta andando via, lui deve salire. Ma Claudia si accorge di avere dimenticato la sciarpa su, e risale con Giulio.

L’appartamento al quale sono diretti è lo stesso: scoprono infatti solo ora che entrambi frequentano lo stesso analista, il dottor Cioffi, psicoterapeuta specializzato in problemi di coppia.

Hanno l’appuntamento settimanale con il dottore ogni mercoledì: alle 15 lei, alle 16 lui. Si presentano sul pianerottolo stringendosi la mano. È il loro primo contatto fisico. Due mesi dopo ritroviamo Claudia e Giulio in una stanza d’albergo. Stanno facendo l’amore. Sono diventati amanti da tre settimane.

Entrambi sposati, Giulio con moglie e tre figli, Claudia con un marito più giovane di lei con il quale sta cercando di avere un bambino, si vedono regolarmente e clandestinamente per stare insieme. E si dicono che è solo sesso, avventura, evasione. Che non fanno male a nessuno. Che quello spazio non c’entra davvero con le loro vite reali.

Ma può essere davvero così quando due persone si incontra- no ripetutamente e pretendono di controllare sesso e amore?

Amanti segue la storia della relazione di Giulio e Claudia da settembre fino a giugno, intervallando i loro incontri in albergo con i dialoghi che ciascuno di due ha con il dottor Cioffi, il quale ovviamente non sa che i suoi due problematici pazienti hanno una relazione tra di loro.

Così la loro storia si dipana nell’arco di nove mesi, fra gli incontri a letto, e le verità o le menzogne che contemporaneamente raccontano al dottore, dal quale vanno da soli o insieme ai rispettivi partner, Enrica e Marco.

Una progressione temporale fatta di equivoci, imbrogli, passi falsi, finte presentazioni, menzogne, incasinamenti, prudenza, e anche guai evitati per miracolo. Fino a quando l’amore e un evento inaspettato si mettono di mezzo, e stravolgono tutti gli equilibri.

Amanti è una nuova commedia in due atti sull’amore, sul sesso, sul tradimento e sul matrimonio, sulle relazioni di lunga durata e sulle avventure a termine, sul maschile e sul femminile, e in definitiva sulla ricerca della felicità che prende sempre strade diverse da quelle previste.

Una commedia brillante e divertente, con situazioni e dialoghi che strappano risate, ma anche un’esplorazione dei sentimenti di una coppia che nella clandestini- à trova rifugio, conforto, divertimento, ma anche affanno, preoccupazione, e forse pericolo.

I temi di “Amanti” mi appartengono da sempre. Nei miei romanzi, nei film, nelle serie televisive che ho scritto e diretto, il confronto tra il maschile e il femminile, la rottura degli stereotipi di genere, la prepotente forza del sesso e quella ancora più devastante dell’amo- re, hanno sempre avuto grande spazio, nel tentativo continuo di raccontare l’evoluzione della società e del costume attraverso le relazioni amorose.

In questa commedia, con l’aiuto di due protagonisti strepitosi, questi temi prendono forma in un racconto moderno ed estremamente divertente, ma anche pieno di tenerezza e verità, come sempre succede nella commedia della vita.”
Ivan Cotroneo

Teatro Metropolitan di S. Anastasia
Info 0815305696
Martedì 18 e mercoledì 19 febbraio, ore 20.45

Auditorium Teatro S. Alfonso Maria de Liguori di Pagani
Info 0815158061
Giovedì 20 e venerdì 21 febbraio, ore 20.45

Ag Spettacoli, Tradizione e Turismo
presenta

Biagio Izzo
in
    
L’arte della truffa
Di Toni Fornari, Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli e Augusto Fornari

con
Carla Ferraro, Roberto Giordano, Arduino Speranza, Ciro Pauciullo, Adele Vitale

scene Massimo Comune
disegno luci Luigi Raia
musiche Gruppo SMP
costumi Federica Calabrese

regia Augusto Fornari

La vita di Gianmario e della moglie Stefania viene sconvolta dall’arrivo del fratello di lei, Francesco, che la coppia e` costretta a prendere in casa per fargli ottenere gli arresti domiciliari.

Gianmario, integerrimo uomo d’affari, e` preoccupato che la presenza del cognato, noto truffatore, possa nuocere ai rapporti che lui intrattiene con alti prelati del Vaticano, per i quali lavora.

Ma un imprevisto rovescio finanziario porta Gianmario ad aver bisogno delle ‘arti’ del cognato, accettando in qualche misura le sue ‘regole’, da sempre criticate, ma ora indispensabili per salvare la sua reputazione di grande uomo d’affari.

Il nuovo spettacolo di Biagio Izzo e` una commedia brillante, che tra momenti paradossali, comici ed emozionanti ci fara` assistere alla consumazione di una truffa a fin di bene, che porterà Gianmario a riconsiderare il rapporto con il cognato.

Teatro Nuovo di Napoli
Info 0814976267
Martedì 18 febbraio, ore 19.00

nell’ambito della rassegna “Napoli Fermata Mistero”
Il crime a teatro, a cura di Ciro Sabatino

Il delitto di Via Poma
Un palazzo maledetto, un caso insoluto e diversi strani delitti

Simonetta Cesaroni viene trovata senza vita il 7 agosto 1990 in un palazzo del quartiere Della Vittoria mentre era al lavoro. Uno strano caso con vari indagati e ancora nessuna luce sull’identità dell’omicida, sul vero movente e sull’arma usata

Cinema Teatro Italia di Eboli
Info 0828365333
Martedì 18 febbraio, ore 20.45

Cinema Teatro Modernissimo di Telese
Info 0824976106
Mercoledì 19 febbraio, ore 20.45

Cose Production
presenta

Sal Da Vinci in

Sal Da Vinci Stories
uno spettacolo scritto da Sal Da Vinci, Luca Miniero e Ciro Villano
messa in scena Sal Da Vinci, Ernesto Lama

con Ernesto Lama

supervisione artistica Luca Miniero

musica dal vivo
Christian Capasso, basso e contrabbasso
Antonio Mambelli e Gianluca Mirra, batteria e percussioni
Maurizio Fiordiliso, chitarra
Giuseppe Fiscale, fiati e tastiere
Sasà Piedepalumbo, fisarmonica e pianoforte

scene Roberto Crea
costumi Lisa Casillo
disegno luci Francesco Adinolfi
video Mariano Soria

L’idea è quella di uno spettacolo che unisca il cuore della canzone di Sal con la modernità, anzi con la quotidianità della tecnologia con la quale tutti i giorni ci confrontiamo: i social. Tutto si svolge su un palco, elegante, dal sapore neutro ed essenziale, gli unici elementi che hanno risalto sono un pianoforte con un computer adagiato sopra e un videowall sul fondo del palco.

Sal armeggia al computer e prepara vere e proprie storie Instagram. Sono queste storie il filo conduttore dello spettacolo. Mentre le compone ecco l’occasione per parlare della sua vita con originalità al pubblico in sala.

Ma procediamo per ordine, con alcuni esempi. La prima storia Sal la realizza utilizzando alcune foto del padre che vengono proiettate sul videowall. Mentre appaiono lui le commenta, e commenta un pezzo della sua vita.

Instagram diventa un modo nuovo, moderno e non autocelebrativo, per parlare di sé, e consente di far correre lo spettacolo su due binari. Da un lato la storia pubblica che davvero Sal mette on line una volta composta, ma anche e soprattutto la storia privata e intima raccontata con ironia al pubblico in sala.
Insomma il pubblico a casa o su Instagram vede il finale del discorso, il risultato, ma tutto il racconto emozionale che porta a quella storia si svolge sul palco.

Ogni storia avrà un argomento, corredato di video e foto e scritte…con un testo e una canzone che l’accompagnerà. Il rapporto con il padre, vari personaggi della sua vita, i figli, gli esordi ai matrimoni, il successo, Scugnizzi, il rapporto con Pino Daniele, ma anche il rapporto con la madre, e con quel genio di De Simone…vogliamo conoscere la sua opinione su Napoli, e dove stava durante il terremoto ma anche come avvenne l’incontro con Mattone per Scugnizzi.

Dieci storie di vita e anche di Instagram perché Sal ha una vita che merita un racconto intimo. Un Sal inedito, intimo, un viaggio profondo quasi psicoanalitico fra Napoli, la musica e i colori di un artista che con l sua voce e la sua vita sfugge a tutte.

Teatro Ricciardi di Capua
Info 0823963874
Mercoledì 19 febbraio, ore 20.30

CMC/Nidodiragno, Cardellino srl, Teatro Stabile di Verona
in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
presentano

Vicini di casa
dalla commedia Sentimental di Cesc Gay
 traduzione e adattamento Pino Tierno

con Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai, Alberto Giusta

regia Antonio Zavatteri

regista assistente Matteo Alfonso
scene Roberto Crea
costumi Francesca Marsella
 luci Aldo Mantovani
sarta Marisa Mantero
foto Laila Pozzo

Anna e Giulio stanno insieme da molti anni. Hanno un lavoro, una bambina, qualche interesse e molte frustrazioni. Lui avrebbe voluto fare il musicista ma si è dovuto accontentare dell’insegnamento e si rifugia in terrazza a guardare le stelle.

Lei avrebbe voluto un altro figlio ma ha dovuto accettare la resistenza di lui e cerca conforto nei manuali di auto aiuto. Una coppia come tante, al confine fra amore e abitudine, in equilibrio precario.

Ma pur sempre in equilibrio. A scardinare questa apparente stabilità ci pensano Laura e Toni, i vicini di casa, che, invitati per un aperitivo, irrompono nel loro appartamento e nella loro vita. Anna e Giulio sanno poche cose sul loro conto: sono stati cortesi durante i lavori di ristrutturazione, aprono educatamente la porta dell’ascensore per farli passare e…

Fanno di continuo l’amore, rumorosamente! Giulio li considera incivili, Anna ha il coraggio di ammettere che, in fondo, invidia la loro vivace vita erotica. Così, fra un bicchiere di vino e una fetta di Pata Negra, le due coppie si confrontano, sempre meno timidamente, sul terreno scivolosissimo della sessualità.

Laura e Toni si rivelano molto più spregiudicati del previsto; Anna e Giulio finiscono per confessare fantasie, vizi e segreti che non avevano mai avuto il coraggio di condividere. Forte del successo riscosso in Spagna, approda per la prima volta in Italia Vicini di casa, adattamento della pièce Los vecinos de arriba di Cesc Gay.

Una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo. In scena, affiancati dai talentuosissimi Alessandra Acciai e Alberto Giusta, due fra gli interpreti più versatili e sensibili della scena non soltanto teatrale italiana: Amanda Sandrelli e Gigio Alberti. Un quartetto affiatato e irresistibile, che invita lo spettatore a riflettere su pregiudizi e tabù e, soprattutto, a chiedersi: faccio l’amore abbastanza spesso?

Teatro Nuovo di Napoli
Info 0814976267
Da giovedì 20 a domenica 23 febbraio
(giovedì ore 21.00, venerdì e domenica ore 18.30, sabato ore 19.00)

Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto
presentano

La semplicità ingannata
Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne
di e con Marta Cuscunà
Liberamente ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti
e alla vicenda delle Clarisse di Udine

luci Claudio “Poldo” Parrino
suono Alessandro Sdrigotti
scenografie Studios, Elisabetta Ferrandino
costumi Antonella Guglielmi

Nel Cinquecento avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica: agli occhi dei padri era una parte del patrimonio economico della famiglia che andava in fumo al momento del matrimonio.

Una figlia bella e sana era economicamente vantaggiosa perche´ poteva essere sposata con una dote modesta. Una figlia brutta o con qualche difetto fisico necessitava invece di una dote piu` salata. Per questo i padri di famiglia escogitarono una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata.

Arcangela Tarabotti e le Clarisse del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza all’utilizzo delle vocazioni religiose a fini economici davvero unica nel suo genere.

Queste donne trasformarono il convento in uno spazio di contestazione, di liberta` di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca.

L’Inquisizione cerco` con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine, ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente microsocietà tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
La semplicità ingannata non e` un documentario ma un progetto artistico dove il teatro e` anche la possibilità di considerare il dato storico come un punto di partenza per un racconto che abbia come soggetto la società contemporanea.

Questo approccio implica l’elaborazione di una storia non da una prospettiva documentaristica ma attraverso una visione artistica e posizionata, disposta anche a varcare i confini del conosciuto, del filologico e del politicamente corretto.

La semplicità ingannata parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo.

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
info 0823444051
Da venerdì 21 a domenica 23 febbraio
(venerdì ore 20.45, sabato ore 19.00, domenica ore 18.00)

Gli Ipocriti Melina Balsamo
presenta

Andrea Pennacchi in

Arlecchino?
Liberamente tratto da Arlecchino, servitore di due padroni di Goldoni
scritto e diretto da Marco Baliani

con
Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz,
Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringali

scene Carlo Sala, disegno luci Luca Barbati
musiche eseguite dal vivo con Matteo Nicolin, Riccardo Nicolin

“In ogni epoca bisogna lottare per strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla” (Walter Benjamin)

L’Arlecchino che Andrea Pennacchi porta in scena farà forse sussultare i tanti Arlecchini che nel tempo hanno fatto grande questa maschera della commedia dell’arte.

Lui cerca in tutti i modi di essere all’altezza del ruolo, ma non ne azzecca una, è goffo, sovrappeso, del tutto improbabile, ma è in buona compagnia: gli altri attori, che, come lui, sono stati assoldati, con misere paghe, dall’imprenditore Pantalone, sono, al pari di Arlecchino, debordanti, fuori orario, catastroficamente inadeguati.

Eppure tutti questi sbandamenti, queste uscite di scena e fughe dal copione, che sono anche uscite nella contemporaneità dell’oggi, queste assurde prestazioni, queste cadute di stile e cadute al suolo di corpi sciamannati, tutte queste parole affastellate, tutto questo turbinio di azioni e gesti, stanno proprio rifacendo il miracolo della grande commedia goldoniana, in una forma non prevista, una commedia dirompente, straniante, che ricostruisce la tradizione dopo averla intelligentemente tradita.

Ed ecco allora che la storia, nonostante tutto, anzi proprio grazie a questo tutto invadente, si dipana nella sua narrazione e ne esce un Arlecchino mai visto che riunisce stilemi diversi, frammenti di cabaret, burlesque, avanspettacolo, commedia, dramma, un gran calderone ultrapostmoderno che inanella via via pezzi di memoria della storia del teatro.

Per riuscire a creare un simile guazzabuglio di intenzioni, per riuscire a renderlo eccezionalmente vivo, occorrevano attori capaci di seguirmi in un simile delirio. Ed eccoli qui, una compagnia di compagni e complici, Marco Artusi, Maria Celeste Carobene, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, e Anna Tringali, capaci di interpretare contemporaneamente più ruoli, di passare dalle proteste borbottanti degli attori sottopagati, alle vorticose azioni dei personaggi della commedia che pur devono rappresentare.

In questo incessante salto mortale di identità è il loro talento a tenere insieme ciò che di continuo sembra sfuggire alla presa. Appartengono di diritto alla grande tradizione del teatro veneto, grande perché sempre capace di rischiare per rinnovarsi, come accade su queste tavole sceniche imbandite di follia arlecchinesca.
Durante le prove immaginavo di avere Carlo Goldoni seduto in terza fila, e dovevo dirgli di fare silenzio tanto si sganasciava dalle risate, con gli occhi stupiti di bambino mai cresciuto di fronte a questa sua opera divenuta così inverosimile da essere ancor più sua.

E quando poi le musiche di Giorgio Gobbo accompagnate dalla batteria di Riccardo Nicolin si infilavano come blitz sorprendenti costringendo gli attori a divenire anche danzanti e cantanti il Goldoni là dietro non si teneva più.

Infine che dire delle scene fluttuanti di Carlo Sala, una scenografia semovente, mobile, semplice come lo è la creatività quando si dimentica di dover fare bella figura e si lascia andare al gioco infantile, grazie agli stessi attori che si fanno operai macchinisti modificando la scena di continuo come avvenissero improvvise folate di vento, a volte in forma di bufera a volte come zefiro primaverile.

Il testo febbrilmente rimaneggiato ogni giorno, a partire dalle intuizioni che sorgevano in me, vedendo all’opera la creatività degli attori, e trascritto con solerzia da Maria Celeste Carobene, è proprio quello che fin dall’inizio avevo immaginato. Le parole che vengono fatte volare sono anch’esse leggere, eppure, eppure, come accade davvero nella vera commedia, arrivano stilettate e spifferi lancinanti che parlano dei nostri giornalieri disastri di paese e di popolo, così che i terremoti scenici ci ricordano il traballare quotidiano delle nostre esistenze.
Marco Baliani

Teatro Pasolini di Salerno
Info 089662141
Venerdì 21 febbraio, ore 21.00
nell’ambito della rassegna Il colore dei suoni

Soma
Peppe Frana (oud, robab afghano),
Masih Karimi (tanbur, daf)
Ciro Montanari (tabla, percussioni)

Soma è l’esordio discografico del trio composto da Peppe Frana, Ciro Montanari e Masih Karimi. Frana e Montanari, impegnati da anni nella ricerca attorno alle tradizioni musicali extraeuropee, si uniscono a Masih Karimi, virtuoso del tanbur kurdo e del daf.

Il tanbur è il liuto sacro dello Yarsanismo, una religione sincretica di origine medievale che combina elementi di misticismo islamico con pratiche e credenze pre-islamiche.

Tra i suoi usi principali spicca l’accompagnamento musicale del raduno mistico noto come Jam, dove un complesso rituale alterna il canto corale alla condivisione di pasti specifici, prima consacrati come offerte cerimoniali, poi consumati.

L’idea del sacrificio per ingestione trova il suo archetipo nel Soma delle scritture vediche, la bevanda apportatrice di salute e immortalità che l’eroe assume per prepararsi al suo compito.

Il simbolismo del Soma rivela così la concezione della vita come ciclo di distruzione e rinnovamento: ciò che viene divorato va a costituire il nutrimento necessario all’atto creativo. Il nostro Soma in questo caso è lo studio dei repertori musicali e dei linguaggi dell’area indo-persiana da cui scaturiscono queste composizioni originali.

Teatro Pasolini di Salerno
Info 089662141
Sabato 22, ore 20.00, e domenica 23 febbraio, ore 18.00

Fabbrica, Fondazione Musica Per Roma, Teatro Carcano
presentano

Rumba
L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato
di e con Ascanio Celestini

musiche di Gianluca Casadei, voce Agata Celestini
immagini dipinte Franco Biagioni, suono Andrea Pesce
luci Filip Marocchi, organizzazione Sara Severoni

commissionato dal Comitato Nazionale Greccio 2023
in occasione dell'ottavo centenario
del presepe di Francesco a Greccio, 1223 - 2023.

distribuzione Mismaonda

contributi allo Spettacolo dal Vivo per l'annualità 2023 della Regione Lazio sostegno del Ministero della Cultura, tramite la Direzione Generale Spettacolo, per Progetto Speciale Teatro

Ascanio Celestini immagina la vita di Francesco oggi: come il santo vivrebbe la povertà nell’Italia contemporanea e quale compagno di strada sceglierebbe, per non essere semplicemente povero, ma servo dei poveri.

Un uomo contro corrente che, pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non volle più fare la guerra e che, da frate, in tempo di crociate, si recò in Terra Santa predicando la pace e la fratellanza.

A lui si deve l’invenzione del Presepe, che il santo allestì per la prima volta a Greccio: «Nella notte di Natale del 1223 Francesco ha fatto in quel piccolo paese il suo primo presepe. Un bue, un asino e una mangiatoia. Niente altro. Serviva mostrare che Gesù era nato povero. In un paese povero, un posto di poveri».

In scena c’è Ascanio Celestini che racconta e Gianluca Casadei che suona. Rumba è la terza parte di una trilogia composta anche da Laika (2015) e Pueblo (2017). I due personaggi sono gli stessi in tutti e tre gli spettacoli, vivono in un condominio di qualche periferia e si raccontano quello che gli succede. Nella povera gente del loro quartiere riconoscono facce e destini analoghi a quelli degli ultimi che Francesco ha incontrato otto secoli fa.

Giobbe, magazziniere analfabeta che ha organizzato il magazzino senza nemmeno una parola scritta. Joseph, che è partito dal suo paese in Africa, ha attraversato il deserto, è stato schiavo in Libia e poi naufrago nel mare. Forse si è salvato, ma in Italia è finito in carcere. Appena uscito è stato un facchino, ma adesso è un barbone.

Lo zingaro, che ha cominciato a fumare a otto anni e sta ancora lì che fuma, accanto alla fontanella, davanti al bar. «Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi? Tra i barboni che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un supermercato? Tra i facchini africani che spostano pacchi in qualche grande magazzino della logistica?»

Ponendosi queste domande, nei panni del personaggio-narratore, Ascanio Celestini racconta il Francesco di oggi, che trova i propri personaggi in strada, tra le case popolari, tra coloro che, oggi come ieri, nessuno vede: «Guarda in basso, nel parcheggio davanti alla finestra della sua casa popolare. I personaggi sono tanti e condividono lo stesso asfalto, la stessa condizione umana».