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MOSTRA - "Il Realismo di Ribera nei volti dei profeti visto da Éric Fonteneau" all'Archivio di Stato di Napoli
19.11.2024 10:29 di Napoli Magazine

Si inaugura il 21 novembre 2024 alle 10.30 presso l’Archivio di Stato di Napoli (Sala di Casa Reale) la mostra “Il realismo di Ribera nei volti dei profeti visto da Éric Fonteneau”, a cura della direttrice Candida Carrino e dello scrittore José Vicente Quirante Rives. La mostra, che rimarrà visitabile, ad ingresso libero, fino al 15 febbraio 2025, è organizzata da Colonnese Editore, marchio del Gruppo Editoriale Mazzei e Mazzei librerie s.r.l, che ne ha curato gli allestimenti e la pubblicazione del catalogo.

La mostra nasce dal viaggio di Éric Fonteneau e José Vicente Quirante Rives alla chiesa della Certosa di San Martino a Napoli a marzo 2022 per omaggiare i profeti dipinti nel Seicento da Jusepe de Ribera, opere che hanno avuto un forte impatto sulla pittura europea. Come una sorta di “viaggio di ritorno”, dal contesto teologico della Certosa alla realtà napoletana che è alla base del naturalismo di Ribera, lo scrittore spagnolo ha pubblicato la scorsa primavera il piccolo volume Dodici araldi grinzosi (edito da Colonnese), mentre i disegni di questa mostra sono il risultato del lavoro di Éric Fonteneau e si vedono per la prima volta. Sia il volume di Quirante che i disegni di Fonteneau sono, dunque, il frutto del dialogo di due europei a confronto, che si misurano con le opere napoletane dello Spagnoletto. Una parte letteraria e una parte visiva di un unico progetto europeo che riguarda Italia, Spagna e Francia, e per questo motivo le loro tre lingue sono presenti nel catalogo della mostra. Jusepe de Ribera cercò nel Seicento modelli tra i napoletani per dipingere una serie di profeti commissionata dal priore della Certosa di San Martino. Il francese Éric Fonteneau utilizza oggi il disegno per ritrovare questi uomini che sono diventati figure bibliche grazie alla loro collocazione nella chiesa certosina; infatti, i profeti di Ribera sono così prosaici e privi di attributi che solo la loro disposizione nel programma iconografico della chiesa, al di sotto degli apostoli di Giovanni Lanfranco, ci permette di dimenticare il loro naturalismo.

Éric Fonteneau ha voluto pensare i profeti senza il loro entusiasmo, riportarli a una condizione puramente umana. L’artista francese, appassionato esploratore delle possibilità del disegno, propone un viaggio di ritorno per riportare i modelli alla loro origine, quando non erano altro che uomini che lottavano per la sopravvivenza nella Napoli vicereale, la città più popolosa della monarchia ispanica. L’opera d’Éric Fonteneau trova la sua collocazione ideale nell’Archivio di Stato, in pieno centro storico. Se infatti i profeti di Ribera vivono in un luogo alto, sospesi nella “Nuova Gerusalemme” che è la Certosa di San Martino, gli uomini disegnati da Fonteneau sono invece terreni, e faticano giù, nel corpo di Napoli, nel palinsesto dei vicoli, nel labirinto stratificato. Il francese scopre con la pietra nera l'anima dei profeti, dove per anima si intende l’elemento fondamentale custodito all'interno. Come l’anima di un violino. Éric Fonteneau, dunque, compie uno scavo nella fisionomia profetica, un sondaggio, e usa la pietra nera come raschietto e scandaglio. Il risultato è il gruppo di napoletani che il francese riporta alla luce, trattenuti come erano nella loro funzione profetica.

Artista plastico, Éric Fonteneau abita tra Nantes e Parigi e collabora con gallerie belghe, francesi, tedesche e americane. Ha sperimentato negli anni ’80-’90 diverse tecniche grafiche per declinare il suo tema preferito, la geografia. Nel 2000 ottiene una borsa di studio al San Francisco Art Institute, e in quella città espone Atlas blanc nella galleria Paule Anglim. Alcune mostre: Centre Pompidou (L’invention du Monde, 2004), Casa del Lector-Matadero Madrid (Nouveaux voyages extraordinaires, 2015), villa palladiana di Clisson (Grandeur-Nature, 2016). Recentemente riscopre il piacere di disegnare con la pietra nera e inizia un ciclo di lavori sulla figura umana (Figures du monde, 2020, Musée d’Art Moderne des Sables d’Olonne e Cartes e figures du voyage, 2024, Musée de Noirmoutier).

I Dodici araldi grinzosi di José Vicente Quirante Rives, pubblicati nella storica collana “Lo Specchio di Silvia”, sono invece dodici pezzi narrativi cesellati dalla penna del colto e appassionato scrittore spagnolo, cittadino onorario di Napoli, in un dialogo serrato, intimo e vivace, tra la Storia e lo Spirito, all’ombra della stupenda Certosa di San Martino. Con viva curiosità intellettuale, Quirante indaga i tratti grinzosi dei profeti dipinti da Ribera, ripercorrendo impressioni di viaggiatori e di studiosi, ritrovando la fatica di vivere nel (seppur trasfigurato) realismo seicentesco, ma soprattutto cercando di indovinare – in alcune figure di questi “mediatori” sospesi tra la terra e il cielo, tra Dio e l'uomo – una chiave di lettura nella nuova Gerusalemme dell’Apocalisse.

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MOSTRA - "Il Realismo di Ribera nei volti dei profeti visto da Éric Fonteneau" all'Archivio di Stato di Napoli

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19/11/2024 - 10:29

Si inaugura il 21 novembre 2024 alle 10.30 presso l’Archivio di Stato di Napoli (Sala di Casa Reale) la mostra “Il realismo di Ribera nei volti dei profeti visto da Éric Fonteneau”, a cura della direttrice Candida Carrino e dello scrittore José Vicente Quirante Rives. La mostra, che rimarrà visitabile, ad ingresso libero, fino al 15 febbraio 2025, è organizzata da Colonnese Editore, marchio del Gruppo Editoriale Mazzei e Mazzei librerie s.r.l, che ne ha curato gli allestimenti e la pubblicazione del catalogo.

La mostra nasce dal viaggio di Éric Fonteneau e José Vicente Quirante Rives alla chiesa della Certosa di San Martino a Napoli a marzo 2022 per omaggiare i profeti dipinti nel Seicento da Jusepe de Ribera, opere che hanno avuto un forte impatto sulla pittura europea. Come una sorta di “viaggio di ritorno”, dal contesto teologico della Certosa alla realtà napoletana che è alla base del naturalismo di Ribera, lo scrittore spagnolo ha pubblicato la scorsa primavera il piccolo volume Dodici araldi grinzosi (edito da Colonnese), mentre i disegni di questa mostra sono il risultato del lavoro di Éric Fonteneau e si vedono per la prima volta. Sia il volume di Quirante che i disegni di Fonteneau sono, dunque, il frutto del dialogo di due europei a confronto, che si misurano con le opere napoletane dello Spagnoletto. Una parte letteraria e una parte visiva di un unico progetto europeo che riguarda Italia, Spagna e Francia, e per questo motivo le loro tre lingue sono presenti nel catalogo della mostra. Jusepe de Ribera cercò nel Seicento modelli tra i napoletani per dipingere una serie di profeti commissionata dal priore della Certosa di San Martino. Il francese Éric Fonteneau utilizza oggi il disegno per ritrovare questi uomini che sono diventati figure bibliche grazie alla loro collocazione nella chiesa certosina; infatti, i profeti di Ribera sono così prosaici e privi di attributi che solo la loro disposizione nel programma iconografico della chiesa, al di sotto degli apostoli di Giovanni Lanfranco, ci permette di dimenticare il loro naturalismo.

Éric Fonteneau ha voluto pensare i profeti senza il loro entusiasmo, riportarli a una condizione puramente umana. L’artista francese, appassionato esploratore delle possibilità del disegno, propone un viaggio di ritorno per riportare i modelli alla loro origine, quando non erano altro che uomini che lottavano per la sopravvivenza nella Napoli vicereale, la città più popolosa della monarchia ispanica. L’opera d’Éric Fonteneau trova la sua collocazione ideale nell’Archivio di Stato, in pieno centro storico. Se infatti i profeti di Ribera vivono in un luogo alto, sospesi nella “Nuova Gerusalemme” che è la Certosa di San Martino, gli uomini disegnati da Fonteneau sono invece terreni, e faticano giù, nel corpo di Napoli, nel palinsesto dei vicoli, nel labirinto stratificato. Il francese scopre con la pietra nera l'anima dei profeti, dove per anima si intende l’elemento fondamentale custodito all'interno. Come l’anima di un violino. Éric Fonteneau, dunque, compie uno scavo nella fisionomia profetica, un sondaggio, e usa la pietra nera come raschietto e scandaglio. Il risultato è il gruppo di napoletani che il francese riporta alla luce, trattenuti come erano nella loro funzione profetica.

Artista plastico, Éric Fonteneau abita tra Nantes e Parigi e collabora con gallerie belghe, francesi, tedesche e americane. Ha sperimentato negli anni ’80-’90 diverse tecniche grafiche per declinare il suo tema preferito, la geografia. Nel 2000 ottiene una borsa di studio al San Francisco Art Institute, e in quella città espone Atlas blanc nella galleria Paule Anglim. Alcune mostre: Centre Pompidou (L’invention du Monde, 2004), Casa del Lector-Matadero Madrid (Nouveaux voyages extraordinaires, 2015), villa palladiana di Clisson (Grandeur-Nature, 2016). Recentemente riscopre il piacere di disegnare con la pietra nera e inizia un ciclo di lavori sulla figura umana (Figures du monde, 2020, Musée d’Art Moderne des Sables d’Olonne e Cartes e figures du voyage, 2024, Musée de Noirmoutier).

I Dodici araldi grinzosi di José Vicente Quirante Rives, pubblicati nella storica collana “Lo Specchio di Silvia”, sono invece dodici pezzi narrativi cesellati dalla penna del colto e appassionato scrittore spagnolo, cittadino onorario di Napoli, in un dialogo serrato, intimo e vivace, tra la Storia e lo Spirito, all’ombra della stupenda Certosa di San Martino. Con viva curiosità intellettuale, Quirante indaga i tratti grinzosi dei profeti dipinti da Ribera, ripercorrendo impressioni di viaggiatori e di studiosi, ritrovando la fatica di vivere nel (seppur trasfigurato) realismo seicentesco, ma soprattutto cercando di indovinare – in alcune figure di questi “mediatori” sospesi tra la terra e il cielo, tra Dio e l'uomo – una chiave di lettura nella nuova Gerusalemme dell’Apocalisse.