Cultura & Gossip
MOSTRA - "Tesori ritrovati: storie di crimini e reperti trafugati", al MANN fino al 30 settembre
11.04.2025 18:12 di Napoli Magazine
Seicento reperti archeologici, oggetto di sequestro giudiziario e ora finalmente restituiti alla collettività, saranno esposti per la prima volta al pubblico nella mostra “Tesori ritrovati. Storie di crimini e reperti trafugati”, in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dall’11 aprile al 30 settembre 2025.
Il percorso espositivo, a cura del Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna, e di Marialucia Giacco, responsabile dell’area Studi e Ricerche del MANN, non si limita a ricostruire le dinamiche spesso complesse che alimentano il traffico illecito di beni culturali, ma invita a riflettere sulla gravità di reati che minacciano profondamente l’integrità del patrimonio culturale nazionale, colpendo la memoria storica e l’identità collettiva.
 
“La mostra rappresenta l’esito di un importante percorso di indagine e ricerca condotto nell’ambito del protocollo d’intesa siglato tra il MANN e la Procura della Repubblica di Napoli - commenta Massimo Osanna- Un lavoro congiunto che ha visto il coinvolgimento della magistratura, dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, volto a verificare lo stato giuridico di oltre 15.000 reperti archeologici, sequestrati o confiscati nel corso dei decenni e conservati nei depositi del Museo. L’ampia attività di ricognizione ha permesso non solo di restituire valore a un patrimonio rimasto a lungo escluso dalla fruizione pubblica, ma anche di documentare con efficacia l’impatto che i fenomeni di saccheggio e traffico illecito hanno avuto nel tempo sulla conservazione e conoscenza del patrimonio archeologico. Il progetto si configura come un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine, mondo accademico e musei, capace di coniugare tutela e valorizzazione. I reperti oggi esposti, finalmente restituiti alla collettività, riaffermano il valore della legalità come fondamento essenziale per la protezione e la trasmissione della nostra eredità culturale”.
 
“La Procura di Napoli conclude con questa mostra un percorso significativo di cooperazione con il MANN, che ha permesso di restituire alla collettività e alla comunità scientifica internazionale una vasta quantità di reperti archeologici, rimasti per anni sotto sequestro giudiziario. Questo risultato rappresenta una chiara dimostrazione di come la sinergia istituzionale tra gli enti dello Stato impegnati nella tutela del patrimonio culturale possa condurre a traguardi di grande importanza”, afferma il Procuratore Aggiunto, Pierpaolo Filippelli. 
 
“Il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli ha svolto un ruolo fondamentale nelle attività del Protocollo d’Intesa, avviando una approfondita ricerca sui documenti d’indagine relativi ai sequestri effettuati nella città di Napoli e nella sua provincia. La ricostruzione dei fascicoli processuali, effettuata in stretta collaborazione con il personale della Procura di Napoli e con gli archeologi del MANN, ha permesso non solo il dissequestro dei reperti al termine del loro iter giudiziario, ma anche una preziosa ricostruzione delle storie investigative relative ai sequestri. Queste indagini hanno fornito elementi chiave per approfondire il contesto di provenienza dei beni culturali, ove possibile, contribuendo significativamente alla tutela del patrimonio storico e artistico”, conclude il Comandante Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Divisione Francesco Gargaro.
 
La mostra si articola in cinque sezioni tematiche, pensate per restituire una visione ampia e articolata del fenomeno del traffico illecito di beni culturali.
Si parte dal tema del collezionismo –  che ha spesso alimentato scavi clandestini e traffici illeciti, portando alla dispersione di molti contesti archeologici – per poi affrontare la dimensione transnazionale del mercato illegale e le strategie messe in campo a livello internazionale per contrastarlo. Seguono i casi giudiziari che hanno avuto particolare risonanza, le falsificazioni – ulteriore forma di aggressione all'integrità del patrimonio – e, infine, le vicende ancora aperte di opere trafugate e mai restituite alla collettività.
 
Ampia e diversificata la selezione dei reperti in mostra, provenienti non solo dalla Campania ma dall’intero Mezzogiorno d’Italia, e databili dall’età arcaica al Medioevo. Tra i materiali esposti spiccano varie classi ceramiche – dall’impasto alla ceramica geometrica, daunia ed enotria, fino alla corinzia, etrusco-corinzia, al bucchero, alla ceramica attica a figure nere e rosse e a quella figurata di produzione lucana, apula e campana.
 
Completano l’allestimento un’ampia selezione di oggetti in bronzo (armi, armature, vasellame, ornamenti personali), elementi marmorei di arredo domestico di epoca romana, raffinate terrecotte figurate (VI–II secolo a.C.) e una ricca collezione di monete greche, romane e medievali.
 
La mostra si distingue anche per la sua forte dimensione narrativa, capace di restituire storie poco note che emergono dal mondo del collezionismo e del mercato clandestino.
 
Tra gli episodi di maggiore interesse, quello delle tre lastre affrescate della cosiddetta Tomba del Cavaliere di Paestum (IV sec. a.C.), un tempo nella collezione privata di Maria Callas. O ancora, la vicenda di una farmacia napoletana in cui, nel secolo scorso, un cliente saldava i propri debiti con reperti archeologici – autentici o contraffatti – in cambio di sostanze psicotrope.
 
Vi è poi la storia di un archeologo francese che acquistava sculture pompeiane da un contadino locale per cinquantamila lire, o quella di una statua del I secolo d.C., mutila e priva di provenienza certa, rimasta per decenni nel cortile di un condominio a Fuorigrotta, prima di essere sottratta da un noto criminale del quartiere.
 
L’esposizione è ospitata nelle nuove sale al terzo piano del Museo, appositamente riallestite per accogliere il pubblico in un percorso di memoria collettiva, che dà voce al patrimonio e alle storie che lo attraversano
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MOSTRA - "Tesori ritrovati: storie di crimini e reperti trafugati", al MANN fino al 30 settembre

di Napoli Magazine

11/04/2025 - 18:12

Seicento reperti archeologici, oggetto di sequestro giudiziario e ora finalmente restituiti alla collettività, saranno esposti per la prima volta al pubblico nella mostra “Tesori ritrovati. Storie di crimini e reperti trafugati”, in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dall’11 aprile al 30 settembre 2025.
Il percorso espositivo, a cura del Direttore Generale Musei, Prof. Massimo Osanna, e di Marialucia Giacco, responsabile dell’area Studi e Ricerche del MANN, non si limita a ricostruire le dinamiche spesso complesse che alimentano il traffico illecito di beni culturali, ma invita a riflettere sulla gravità di reati che minacciano profondamente l’integrità del patrimonio culturale nazionale, colpendo la memoria storica e l’identità collettiva.
 
“La mostra rappresenta l’esito di un importante percorso di indagine e ricerca condotto nell’ambito del protocollo d’intesa siglato tra il MANN e la Procura della Repubblica di Napoli - commenta Massimo Osanna- Un lavoro congiunto che ha visto il coinvolgimento della magistratura, dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, volto a verificare lo stato giuridico di oltre 15.000 reperti archeologici, sequestrati o confiscati nel corso dei decenni e conservati nei depositi del Museo. L’ampia attività di ricognizione ha permesso non solo di restituire valore a un patrimonio rimasto a lungo escluso dalla fruizione pubblica, ma anche di documentare con efficacia l’impatto che i fenomeni di saccheggio e traffico illecito hanno avuto nel tempo sulla conservazione e conoscenza del patrimonio archeologico. Il progetto si configura come un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine, mondo accademico e musei, capace di coniugare tutela e valorizzazione. I reperti oggi esposti, finalmente restituiti alla collettività, riaffermano il valore della legalità come fondamento essenziale per la protezione e la trasmissione della nostra eredità culturale”.
 
“La Procura di Napoli conclude con questa mostra un percorso significativo di cooperazione con il MANN, che ha permesso di restituire alla collettività e alla comunità scientifica internazionale una vasta quantità di reperti archeologici, rimasti per anni sotto sequestro giudiziario. Questo risultato rappresenta una chiara dimostrazione di come la sinergia istituzionale tra gli enti dello Stato impegnati nella tutela del patrimonio culturale possa condurre a traguardi di grande importanza”, afferma il Procuratore Aggiunto, Pierpaolo Filippelli. 
 
“Il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli ha svolto un ruolo fondamentale nelle attività del Protocollo d’Intesa, avviando una approfondita ricerca sui documenti d’indagine relativi ai sequestri effettuati nella città di Napoli e nella sua provincia. La ricostruzione dei fascicoli processuali, effettuata in stretta collaborazione con il personale della Procura di Napoli e con gli archeologi del MANN, ha permesso non solo il dissequestro dei reperti al termine del loro iter giudiziario, ma anche una preziosa ricostruzione delle storie investigative relative ai sequestri. Queste indagini hanno fornito elementi chiave per approfondire il contesto di provenienza dei beni culturali, ove possibile, contribuendo significativamente alla tutela del patrimonio storico e artistico”, conclude il Comandante Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Divisione Francesco Gargaro.
 
La mostra si articola in cinque sezioni tematiche, pensate per restituire una visione ampia e articolata del fenomeno del traffico illecito di beni culturali.
Si parte dal tema del collezionismo –  che ha spesso alimentato scavi clandestini e traffici illeciti, portando alla dispersione di molti contesti archeologici – per poi affrontare la dimensione transnazionale del mercato illegale e le strategie messe in campo a livello internazionale per contrastarlo. Seguono i casi giudiziari che hanno avuto particolare risonanza, le falsificazioni – ulteriore forma di aggressione all'integrità del patrimonio – e, infine, le vicende ancora aperte di opere trafugate e mai restituite alla collettività.
 
Ampia e diversificata la selezione dei reperti in mostra, provenienti non solo dalla Campania ma dall’intero Mezzogiorno d’Italia, e databili dall’età arcaica al Medioevo. Tra i materiali esposti spiccano varie classi ceramiche – dall’impasto alla ceramica geometrica, daunia ed enotria, fino alla corinzia, etrusco-corinzia, al bucchero, alla ceramica attica a figure nere e rosse e a quella figurata di produzione lucana, apula e campana.
 
Completano l’allestimento un’ampia selezione di oggetti in bronzo (armi, armature, vasellame, ornamenti personali), elementi marmorei di arredo domestico di epoca romana, raffinate terrecotte figurate (VI–II secolo a.C.) e una ricca collezione di monete greche, romane e medievali.
 
La mostra si distingue anche per la sua forte dimensione narrativa, capace di restituire storie poco note che emergono dal mondo del collezionismo e del mercato clandestino.
 
Tra gli episodi di maggiore interesse, quello delle tre lastre affrescate della cosiddetta Tomba del Cavaliere di Paestum (IV sec. a.C.), un tempo nella collezione privata di Maria Callas. O ancora, la vicenda di una farmacia napoletana in cui, nel secolo scorso, un cliente saldava i propri debiti con reperti archeologici – autentici o contraffatti – in cambio di sostanze psicotrope.
 
Vi è poi la storia di un archeologo francese che acquistava sculture pompeiane da un contadino locale per cinquantamila lire, o quella di una statua del I secolo d.C., mutila e priva di provenienza certa, rimasta per decenni nel cortile di un condominio a Fuorigrotta, prima di essere sottratta da un noto criminale del quartiere.
 
L’esposizione è ospitata nelle nuove sale al terzo piano del Museo, appositamente riallestite per accogliere il pubblico in un percorso di memoria collettiva, che dà voce al patrimonio e alle storie che lo attraversano