Cultura & Gossip
SPETTACOLI - "Un GIOCO fatto con le NOCI" con Martina Zaccaro al Teatro Bolivar
17.03.2025 17:15 di Napoli Magazine

Sabato 22, alle ore 21.00, e domenica 23 marzo, alle ore 19.00, sul palco del Teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30), diretto da Nu’Tracks, arriva “Un GIOCO fatto con le NOCI” di e con Martina Zaccaro che narra una storia di inquieta e ironica solitudine.

«Un giorno ti svegli e non ti riconosci - spiega Martina Zaccaro – vai in una direzione che non t'appartiene e ti metti in un angolo del mondo a far finta di esistere, ma il piano è offrire a te e agli altri un respiro d’amore in mezzo all'indifferenza generale. Un 'me too' che cospira solidarietà collettiva e costruisce insieme uno spazio comune di compassione e di cura».

In che fase della nostra vita potremmo assurgere al delicato ruolo di giudici e decretare la follia di un altro? Ma la malattia mentale ha respiri più veri e sinceri di quelli che crediamo e valicano tempi e spazi indefiniti raggiungendo il confine fra normalità e follia che dice di diagnosi e terapia, statistiche e sinapsi, bisogno e necessità. Forse un gioco della mente? Fra i più seri e dalle conseguenze imprevedibili. Tre pazienti, tre universi, tre sindromi a confronto con un giovane medico e un’arte-terapeuta, anch’essi con i ineffabili baratri personali e umani da affrontare. Un lungo ‘giorno’ per chi non ha aspettative sul futuro e sopravvive nella propria bolla dell’oggi; un lungo inverno dell’anima con le ferite e i traumi ancora da rimuovere, anestetizzare, ridere, dimenticare. La noce, il frutto ‘maledetto’, così simile al cranio umano, coriaceo all’esterno, molle internamente, sarà ‘giocato’ con inconsapevole leggerezza, talvolta con difficoltà severa. Ma la tristezza è qualcosa di effimero, transitorio per queste pazienti un po' sopra le righe, sopra la malinconia, capaci di un inconsapevole sorvolo sopra ogni evento, ricordo, finanche dolore.

In scena: Titti Nuzzolese, Roberta Misticone, Martina Zaccaro, Milena Pugliese, Antonio Ciorfito e con la partecipazione di Mario Chiurazzi, Teresa Costanzo, Silvia Nardi, Dino Polito, Carmen Serio, Giulia Toscano.

Disegno luci, spazio scenico e regia sono di Martina Zaccaro.

 

NOTE DI REGIA

Tutto suona una musica nota, familiare, che ha la melodia di quella lingua delle viscere, di una Napoli sempre antica e proiettata già al futuro, che urla, strepita, colora, accarezza, ride, morde e disinfetta, la verità dichiarata dell'insostenibile leggerezza dell'essere...folli. Una follia lucida o scomposta? Fra stereotipie e stereotipi non sembra più vero ciò che sembra vero, suggestioni da 'scoperta', da 'nudità' dello scibile umano che dichiara aperta la guerra alla normalità, al luogo comune, alla banalità dell'anonimia, alla sterilità dell'immobilismo. Un desiderio inconcepibile senza la ferita. E i desideri son tanto più grandi delle possibilità di appagarli. Tra sorprendente ironia, sofferta solitudine e voglia di liberare l'anima dalla trappola dorata del 'così è bene fare', del 'non è opportuno'.

'Per questo sono venuto qui. Trovo l'ambiente più sano...' 'Anche tu sei qui a causa dei buoni consigli?' No. Sono in visita.' 'Ah, ho capito, vieni dal manicomio dall'altra parte del muro.' Il folle. K. GILBRAN

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SPETTACOLI - "Un GIOCO fatto con le NOCI" con Martina Zaccaro al Teatro Bolivar

di Napoli Magazine

17/03/2025 - 17:15

Sabato 22, alle ore 21.00, e domenica 23 marzo, alle ore 19.00, sul palco del Teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30), diretto da Nu’Tracks, arriva “Un GIOCO fatto con le NOCI” di e con Martina Zaccaro che narra una storia di inquieta e ironica solitudine.

«Un giorno ti svegli e non ti riconosci - spiega Martina Zaccaro – vai in una direzione che non t'appartiene e ti metti in un angolo del mondo a far finta di esistere, ma il piano è offrire a te e agli altri un respiro d’amore in mezzo all'indifferenza generale. Un 'me too' che cospira solidarietà collettiva e costruisce insieme uno spazio comune di compassione e di cura».

In che fase della nostra vita potremmo assurgere al delicato ruolo di giudici e decretare la follia di un altro? Ma la malattia mentale ha respiri più veri e sinceri di quelli che crediamo e valicano tempi e spazi indefiniti raggiungendo il confine fra normalità e follia che dice di diagnosi e terapia, statistiche e sinapsi, bisogno e necessità. Forse un gioco della mente? Fra i più seri e dalle conseguenze imprevedibili. Tre pazienti, tre universi, tre sindromi a confronto con un giovane medico e un’arte-terapeuta, anch’essi con i ineffabili baratri personali e umani da affrontare. Un lungo ‘giorno’ per chi non ha aspettative sul futuro e sopravvive nella propria bolla dell’oggi; un lungo inverno dell’anima con le ferite e i traumi ancora da rimuovere, anestetizzare, ridere, dimenticare. La noce, il frutto ‘maledetto’, così simile al cranio umano, coriaceo all’esterno, molle internamente, sarà ‘giocato’ con inconsapevole leggerezza, talvolta con difficoltà severa. Ma la tristezza è qualcosa di effimero, transitorio per queste pazienti un po' sopra le righe, sopra la malinconia, capaci di un inconsapevole sorvolo sopra ogni evento, ricordo, finanche dolore.

In scena: Titti Nuzzolese, Roberta Misticone, Martina Zaccaro, Milena Pugliese, Antonio Ciorfito e con la partecipazione di Mario Chiurazzi, Teresa Costanzo, Silvia Nardi, Dino Polito, Carmen Serio, Giulia Toscano.

Disegno luci, spazio scenico e regia sono di Martina Zaccaro.

 

NOTE DI REGIA

Tutto suona una musica nota, familiare, che ha la melodia di quella lingua delle viscere, di una Napoli sempre antica e proiettata già al futuro, che urla, strepita, colora, accarezza, ride, morde e disinfetta, la verità dichiarata dell'insostenibile leggerezza dell'essere...folli. Una follia lucida o scomposta? Fra stereotipie e stereotipi non sembra più vero ciò che sembra vero, suggestioni da 'scoperta', da 'nudità' dello scibile umano che dichiara aperta la guerra alla normalità, al luogo comune, alla banalità dell'anonimia, alla sterilità dell'immobilismo. Un desiderio inconcepibile senza la ferita. E i desideri son tanto più grandi delle possibilità di appagarli. Tra sorprendente ironia, sofferta solitudine e voglia di liberare l'anima dalla trappola dorata del 'così è bene fare', del 'non è opportuno'.

'Per questo sono venuto qui. Trovo l'ambiente più sano...' 'Anche tu sei qui a causa dei buoni consigli?' No. Sono in visita.' 'Ah, ho capito, vieni dal manicomio dall'altra parte del muro.' Il folle. K. GILBRAN