Cultura & Gossip
SPETTACOLI - "Cime tempestose", al Piccolo Teatro Bellini di Napoli dal 25 febbraio al 9 marzo
23.02.2025 17:34 di Napoli Magazine

Ispirato al celebre romanzo di Emily Brontë, dal 25 febbraio al marzo (ore 21:00; mercoledì 26 ore 18:00; sabato 1 ore 19:30; domenica 2 e domenica 9 marzo ore 18:30) al Piccolo Teatro Bellini di Napoli va in scena lo spettacolo teatrale Cime tempestose di Martina Badiluzzi, giovanissima artista eclettica che si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico dividendosi tra recitazione, scrittura e regia. Un lavoro che vuole essere un omaggio al potere catartico della letteratura, alla magia dell’arte e del teatro e che prosegue il processo di riscrittura di figure femminili della drammaturga e regista friulana.

Interpretato da Arianna Pozzoli e Loris De LunaCime tempestose è il quarto capitolo di una quadrilogia che, assieme a Penelope (co-prodotto da Romaeuropa Festival 2022), Cattiva sensibilità e The making of Anastasia (vincitore del bando Biennale di Venezia Registi Under 30 nel 2019), porta avanti un discorso sul corpo femminile attraversando i temi dell’identità, dell’amore e dell’educazione delle giovani donne. I quattro lavori sono interpretati alternativamente dalle stesse cinque attrici: Barbara Chichiarelli, Viola Carinci, Federica Carruba Toscano, Arianna Pozzoli e Martina Badiluzzi, a cui si aggiunge Loris De Luna.

Lo spettacolo è una coproduzione tra Cranpi, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Romaeuropa Festival, con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e il sostegno del Teatro Biblioteca Quarticciolo.

«Sono scrittrici come Emily Brontë ad aver cambiato la nostra storia», spiega Martina Badiluzzi. E aggiunge: «È nella letteratura di queste donne che si è formato l’immaginario di generazioni di ragazze ed espresso il ribollire dei desideri di emancipazione che ha riscritto il destino delle donne e degli uomini. Sulle pagine di questi libri abbiamo sviluppato il nostro pensiero critico e a queste storie, scritte da donne in tempi in cui non era permesso loro scrivere, che desideriamo tornare ora che siamo adulte».

Trasportando gli spettatori al centro dell’universo tormentato di Catherine e Heathcliff, attraverso il racconto dei giovani Hareton e Catherine, la cui relazione è uno dei temi centrali del romanzol’adattamento di Martina Badiluzzi offre un punto di vista del tutto originale, inedito finora, capace di calare nella contemporaneità questo classico, così complesso e simbolico, scritto nel 1846.

«Nel confrontarmi con un romanzo così epico e radicato nell'immaginario collettivo  - precisa Badiluzzi - avevo timore di distaccarmi troppo dall’originale deludendo le aspettative di chi il romanzo lo conosce. Dopo il debutto ho così rimesso mano al testo, focalizzando su Hareton e Cathy, la seconda generazione. Il risultato di questa seconda stesura, più asciutta e snella della precedente, si concentra di più sul rapporto di questa giovane coppia. Al centro dei loro pensieri ci sono un groviglio di parole, dubbi, domande; si interrogano sulla genitorialità, su cosa vuol dire essere padre/madre e come, avendo ereditato modelli così malsani, poter trasformare la propria esperienza di figlie/figli in qualcosa di sano».

«Nella mise en scène di Martina Badiluzzi - scrive la filosofa e psicologa Ilaria Gasperi - Cime tempestose somiglia alle case diroccate su cui abbiamo fantasticato nell’infanzia, a quelle che abbiamo intravisto dal finestrino di un treno attraverso la campagna. Somiglia a una casa sognata, in cui sentiamo di aver dimenticato qualcosa. E ci permette di riconnetterci alla fantasticheria turbolenta di Emily Brontë attraverso una doppia corrispondenza inaspettatamente fedele alla sua ispirazione. Da un lato, quasi con tenerezza, vediamo la casa vuota, il suo scheletro fragile, la corazza indifesa anche dei ricordi più tremendi. Dall’altro, nella fascinazione per il mondo diroccato, si risveglia la reminiscenza infantile del richiamo all’avventura, la fantasia si addentra in stanze silenziose in cerca di storie e spettri: come doveva succedere nella famosa infanzia delle tre sorelle Brontë, destinate a diventare scrittrici straordinarie, che nella casa grigia di Haworth diedero forma a febbrili fantasticherie».

Note di regia - È a un’arte senza genere quella a cui tendiamo se la lente d’ingrandimento è un’opera come Cime tempestose. Un genere letterario che supera la barriera del genere e parla all’essere umano in conflitto, colto nel tentativo arduo di far dialogare la natura maschile con quella femminile, il privato col pubblico, il terreno con l’ultraterreno, la nascita con la morte.

Rileggere Cime tempestose da adulte è come tornare a casa. È un rito di passaggio quello a cui Emily Brontë ci sottopone come lettrici, lo sprofondare nelle viscere e nelle oscurità di una storia familiare dolorosa e violenta che si realizza, sul finale, nell’immagine consolante di due amanti senza paura: Cathy e Hareton

Il nostro spettacolo inizia da quei due amanti e da un ritorno a casa. Le figure che vogliamo in scena non sono più Catherine e Heathcliff; gli adattamenti hanno consumato i loro nomi e la critica abusato dei termini romanticismo e passione per raccontare la loro storia. Lasciamo spazio a Cathy (Arianna Pozzoli) e Hareton (Loris De Luna), la seconda generazione che abita il romanzo. Hareton è il “secondo” Heathcliff, lennesimo figlio non desiderato, e Cathy la copia identica della madre.

A questi due giovani è affidato il compito di gestire leredità delle proprie famiglie, non solo quella materiale, ma soprattutto quella emotiva. Di trasformare le disuguaglianze sociali, il razzismo e il maschilismo di quel piccolo mondo antico in qualcos’altro. 

Possono due bambini cresciuti in ristrettezza damore, in dinamiche familiari tossiche e violente riuscire ad amarsi? 

Non tutti ricordano che Cime tempestose è un luogo e il nome di una casa dai soffitti animati. Per andare avanti, per costruire un futuro insieme, Cathy e Hareton devono tornare nella casa dove si sono incontrati e riattraversare il proprio passato.

Le scene cardine di Cime tempestose, gli scambi tra Heathcliff e Catherine riemergono nei dialoghi tra Hareton e Cathy, è la casa ad agire su di loro, la casa a ripresentare i fantasmi del passato, a volte le case devono essere distrutte.

Martina Badiluzzi - Regista, autrice e interprete, si è formata studiando  con Anatolij Vasil’ev, il  duo  artistico Deflorian/Tagliarini, Lucia Calamaro, la  regista brasiliana Christiane Jatahy, Joris Lacoste e Jeanne Revel, Agrupación Señor  Serrano  e  Romeo Castellucci. Nel 2019 ha vinto il bando Biennale College Registi Under 30 della Biennale di Venezia con lo spettacolo The making of Anastasia, di cui ha curato regia e drammaturgia che si sviluppa  a cavallo tra teatro e cinema. Come interprete, è stata impegnata nella tournée internazionale di Avremo  ancora  l’occasione  di ballare insieme, spettacolo della compagnia Deflorian/Tagliarini. Nel  marzo del  2022 ha debuttato presso la Fondazione Haydn di Bolzano con l’opera di teatro musicale Silenzio: suo il libretto originale e la regia. Ha scritto e diretto Penelope, spettacolo co-prodotto da Romaeuropa  Festival, e  Cattiva sensibilità. Come aiuto regia di Nanni Moretti ha lavorato allo spettacolo Diari d’amore su testi di Natalia Ginzburg. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di  un dialogo possibile tra la scrittura, l’interprete e la scena.

Durata 75'

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SPETTACOLI - "Cime tempestose", al Piccolo Teatro Bellini di Napoli dal 25 febbraio al 9 marzo

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23/02/2025 - 17:34

Ispirato al celebre romanzo di Emily Brontë, dal 25 febbraio al marzo (ore 21:00; mercoledì 26 ore 18:00; sabato 1 ore 19:30; domenica 2 e domenica 9 marzo ore 18:30) al Piccolo Teatro Bellini di Napoli va in scena lo spettacolo teatrale Cime tempestose di Martina Badiluzzi, giovanissima artista eclettica che si è imposta all’attenzione della critica e del pubblico dividendosi tra recitazione, scrittura e regia. Un lavoro che vuole essere un omaggio al potere catartico della letteratura, alla magia dell’arte e del teatro e che prosegue il processo di riscrittura di figure femminili della drammaturga e regista friulana.

Interpretato da Arianna Pozzoli e Loris De LunaCime tempestose è il quarto capitolo di una quadrilogia che, assieme a Penelope (co-prodotto da Romaeuropa Festival 2022), Cattiva sensibilità e The making of Anastasia (vincitore del bando Biennale di Venezia Registi Under 30 nel 2019), porta avanti un discorso sul corpo femminile attraversando i temi dell’identità, dell’amore e dell’educazione delle giovani donne. I quattro lavori sono interpretati alternativamente dalle stesse cinque attrici: Barbara Chichiarelli, Viola Carinci, Federica Carruba Toscano, Arianna Pozzoli e Martina Badiluzzi, a cui si aggiunge Loris De Luna.

Lo spettacolo è una coproduzione tra Cranpi, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Romaeuropa Festival, con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e il sostegno del Teatro Biblioteca Quarticciolo.

«Sono scrittrici come Emily Brontë ad aver cambiato la nostra storia», spiega Martina Badiluzzi. E aggiunge: «È nella letteratura di queste donne che si è formato l’immaginario di generazioni di ragazze ed espresso il ribollire dei desideri di emancipazione che ha riscritto il destino delle donne e degli uomini. Sulle pagine di questi libri abbiamo sviluppato il nostro pensiero critico e a queste storie, scritte da donne in tempi in cui non era permesso loro scrivere, che desideriamo tornare ora che siamo adulte».

Trasportando gli spettatori al centro dell’universo tormentato di Catherine e Heathcliff, attraverso il racconto dei giovani Hareton e Catherine, la cui relazione è uno dei temi centrali del romanzol’adattamento di Martina Badiluzzi offre un punto di vista del tutto originale, inedito finora, capace di calare nella contemporaneità questo classico, così complesso e simbolico, scritto nel 1846.

«Nel confrontarmi con un romanzo così epico e radicato nell'immaginario collettivo  - precisa Badiluzzi - avevo timore di distaccarmi troppo dall’originale deludendo le aspettative di chi il romanzo lo conosce. Dopo il debutto ho così rimesso mano al testo, focalizzando su Hareton e Cathy, la seconda generazione. Il risultato di questa seconda stesura, più asciutta e snella della precedente, si concentra di più sul rapporto di questa giovane coppia. Al centro dei loro pensieri ci sono un groviglio di parole, dubbi, domande; si interrogano sulla genitorialità, su cosa vuol dire essere padre/madre e come, avendo ereditato modelli così malsani, poter trasformare la propria esperienza di figlie/figli in qualcosa di sano».

«Nella mise en scène di Martina Badiluzzi - scrive la filosofa e psicologa Ilaria Gasperi - Cime tempestose somiglia alle case diroccate su cui abbiamo fantasticato nell’infanzia, a quelle che abbiamo intravisto dal finestrino di un treno attraverso la campagna. Somiglia a una casa sognata, in cui sentiamo di aver dimenticato qualcosa. E ci permette di riconnetterci alla fantasticheria turbolenta di Emily Brontë attraverso una doppia corrispondenza inaspettatamente fedele alla sua ispirazione. Da un lato, quasi con tenerezza, vediamo la casa vuota, il suo scheletro fragile, la corazza indifesa anche dei ricordi più tremendi. Dall’altro, nella fascinazione per il mondo diroccato, si risveglia la reminiscenza infantile del richiamo all’avventura, la fantasia si addentra in stanze silenziose in cerca di storie e spettri: come doveva succedere nella famosa infanzia delle tre sorelle Brontë, destinate a diventare scrittrici straordinarie, che nella casa grigia di Haworth diedero forma a febbrili fantasticherie».

Note di regia - È a un’arte senza genere quella a cui tendiamo se la lente d’ingrandimento è un’opera come Cime tempestose. Un genere letterario che supera la barriera del genere e parla all’essere umano in conflitto, colto nel tentativo arduo di far dialogare la natura maschile con quella femminile, il privato col pubblico, il terreno con l’ultraterreno, la nascita con la morte.

Rileggere Cime tempestose da adulte è come tornare a casa. È un rito di passaggio quello a cui Emily Brontë ci sottopone come lettrici, lo sprofondare nelle viscere e nelle oscurità di una storia familiare dolorosa e violenta che si realizza, sul finale, nell’immagine consolante di due amanti senza paura: Cathy e Hareton

Il nostro spettacolo inizia da quei due amanti e da un ritorno a casa. Le figure che vogliamo in scena non sono più Catherine e Heathcliff; gli adattamenti hanno consumato i loro nomi e la critica abusato dei termini romanticismo e passione per raccontare la loro storia. Lasciamo spazio a Cathy (Arianna Pozzoli) e Hareton (Loris De Luna), la seconda generazione che abita il romanzo. Hareton è il “secondo” Heathcliff, lennesimo figlio non desiderato, e Cathy la copia identica della madre.

A questi due giovani è affidato il compito di gestire leredità delle proprie famiglie, non solo quella materiale, ma soprattutto quella emotiva. Di trasformare le disuguaglianze sociali, il razzismo e il maschilismo di quel piccolo mondo antico in qualcos’altro. 

Possono due bambini cresciuti in ristrettezza damore, in dinamiche familiari tossiche e violente riuscire ad amarsi? 

Non tutti ricordano che Cime tempestose è un luogo e il nome di una casa dai soffitti animati. Per andare avanti, per costruire un futuro insieme, Cathy e Hareton devono tornare nella casa dove si sono incontrati e riattraversare il proprio passato.

Le scene cardine di Cime tempestose, gli scambi tra Heathcliff e Catherine riemergono nei dialoghi tra Hareton e Cathy, è la casa ad agire su di loro, la casa a ripresentare i fantasmi del passato, a volte le case devono essere distrutte.

Martina Badiluzzi - Regista, autrice e interprete, si è formata studiando  con Anatolij Vasil’ev, il  duo  artistico Deflorian/Tagliarini, Lucia Calamaro, la  regista brasiliana Christiane Jatahy, Joris Lacoste e Jeanne Revel, Agrupación Señor  Serrano  e  Romeo Castellucci. Nel 2019 ha vinto il bando Biennale College Registi Under 30 della Biennale di Venezia con lo spettacolo The making of Anastasia, di cui ha curato regia e drammaturgia che si sviluppa  a cavallo tra teatro e cinema. Come interprete, è stata impegnata nella tournée internazionale di Avremo  ancora  l’occasione  di ballare insieme, spettacolo della compagnia Deflorian/Tagliarini. Nel  marzo del  2022 ha debuttato presso la Fondazione Haydn di Bolzano con l’opera di teatro musicale Silenzio: suo il libretto originale e la regia. Ha scritto e diretto Penelope, spettacolo co-prodotto da Romaeuropa  Festival, e  Cattiva sensibilità. Come aiuto regia di Nanni Moretti ha lavorato allo spettacolo Diari d’amore su testi di Natalia Ginzburg. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di  un dialogo possibile tra la scrittura, l’interprete e la scena.

Durata 75'