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IL PENSIERO - Agostinelli: "Hojlund fenomeno già ai tempi dell'Atalanta, McTominay può riprendersi, è troppo importante per questo Napoli, Nazionale? Deve giocare con l'anima"
07.10.2025 11:28 di Napoli Magazine
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A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto - in esclusiva radiofonica in Campania - Andrea Agostinelli, allenatore ex Napoli ed ex calciatore, tra le tante, di Napoli ed Atalanta. Di seguito, un estratto dell’intervista.

La Nazionale maggiore dovrà affrontare altre due partite di qualificazione al Mondiale, entrambe tese sia dal punto di vista emotivo che tecnico: che consiglio si sentirebbe di dare ai ragazzi ed a Rino Gattuso?

“Di giocare con l’anima, con il senso di appartenenza. La Nazionale è un traguardo che, ai miei tempi, rappresentava qualcosa di straordinario. Credo debba essere così anche oggi, anche se i tempi sono cambiati e non vedo più lo stesso attaccamento. Manca un po’ quello spirito di vestire la maglia azzurra: oggi sembra quasi un fastidio più che un onore. Colpa, forse, anche di un calendario troppo fitto: una volta c’era molta più facilità nei tempi di recupero, oggi invece si gioca ogni tre giorni: in un mese si fanno otto o nove partite, è incredibile. È normale che le società storcano il naso e a volte non vorrebbero mandare i propri giocatori, così come è normale che i ragazzi non abbiano tantissima voglia di rispondere alla convocazione. Però la Nazionale è sempre la Nazionale, e questo non va dimenticato".

Anche perché, se non riuscissimo ad andare al terzo Mondiale di fila, sarebbe una tragedia…

“Sarebbe clamoroso, una catastrofe, non ci voglio neanche pensare. Anche se, onestamente, dovremmo riuscire a passare attraverso i playoff: speriamo di recuperare il gap con la Norvegia e arrivare primi nel girone".

Milinkovic-Savic non è partito perché, secondo la federazione serba, il Napoli sostiene abbia dieci giorni di cure per un problema alla schiena. C’è un po’ di pretattica, secondo lei, in questa scelta?

“Può darsi, ma non posso dirlo con certezza. Ci può stare un po’ di pretattica, ma conta anche la volontà del giocatore, della società e dell’allenatore. Non possiamo giudicare dall’esterno, anche perché se fosse davvero una scelta ‘tattica’ non sarebbe ben vista dalla federazione. Gli infortuni, comunque, sono una conseguenza di un calendario folle: non c’è più tempo per recuperare. Oggi i giocatori delle grandi squadre si allenano pochissimo, e la partita è diventata un allenamento. Così, quando si gioca ogni tre giorni con tutta la tensione e la pressione di dover vincere sempre, è normale che qualche muscolo salti".

Le chiedo un primo bilancio sul Napoli: si inizia a vedere la mano di Antonio Conte su questa squadra?

“La mano di Conte c’è sempre stata. Una settimana fa si rischiava di far passare una normale difficoltà, quale è stata la sconfitta contro il Milan, per una crisi, ma non è così. Il Napoli ormai da anni viaggia a livelli europei e non bisogna farsi condizionare da una singola partita. La mano del mister si vede anche sul turnover: come avevo anticipato, col Genoa ha riposato De Bruyne, domani potrebbe toccare a Lobotka o Di Lorenzo… le grandi squadre sono così. Mi ricordo, quando allenavo il Piacenza in Serie A, andai a giocare a San Siro contro il Milan e vidi Rui Costa e Seedorf in panchina. Ecco, le grandi squadre hanno alternative di quel livello. L’importante è come poi subentrano: De Bruyne, ad esempio, col Genoa è entrato a mezz’ora dalla fine e ha deciso la partita da campione vero".

 Un commento su Scott McTominay: forse ha reso meglio in un centrocampo a tre senza il belga accanto, ma sembra ancora lontano dal rendimento della passata stagione. Cosa gli manca?

“È vero, l’anno scorso ha fatto cose straordinarie. Quest’anno sembra un po’ sottotono, forse ha risentito dell’arrivo di De Bruyne o magari sta vivendo un momento di flessione. A volte non si conosce nemmeno il motivo. Ha tutti dalla sua parte: tifosi, società, allenatore. È giovane e può riprendersi. Conte lo stima molto, tanto che lo ha schierato anche nei momenti di difficoltà. Deve solo ritrovare la condizione giusta, ma è un giocatore troppo importante per questo Napoli. Il suo rendimento attuale mi preoccupa, ma spero che le critiche ricevute lo stimolino a tornare subito al top".

Rasmus Højlund: lo abbiamo visto anche contro il Genoa, un ragazzo che fuori dal campo appare tranquillo, ma in partita diventa un vero demone. Sta spostando gli equilibri?

“Sì, con me sfondi una porta aperta! Lo dissi dal primo giorno che arrivò: per me era un fenomeno già ai tempi dell’Atalanta. Lì fanno affari incredibili: lo presero e lo rivendettero a 70 milioni, ma il valore del giocatore è enorme. Mi ricorda un po’ Haaland, solo che Højlund partecipa ancora di più alla manovra. È un grandissimo attaccante. Pensate a gennaio, quando rientrerà anche Lukaku: saranno problemi belli per Antonio Conte! Averne, di problemi così".

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IL PENSIERO - Agostinelli: "Hojlund fenomeno già ai tempi dell'Atalanta, McTominay può riprendersi, è troppo importante per questo Napoli, Nazionale? Deve giocare con l'anima"

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07/10/2025 - 11:28

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto - in esclusiva radiofonica in Campania - Andrea Agostinelli, allenatore ex Napoli ed ex calciatore, tra le tante, di Napoli ed Atalanta. Di seguito, un estratto dell’intervista.

La Nazionale maggiore dovrà affrontare altre due partite di qualificazione al Mondiale, entrambe tese sia dal punto di vista emotivo che tecnico: che consiglio si sentirebbe di dare ai ragazzi ed a Rino Gattuso?

“Di giocare con l’anima, con il senso di appartenenza. La Nazionale è un traguardo che, ai miei tempi, rappresentava qualcosa di straordinario. Credo debba essere così anche oggi, anche se i tempi sono cambiati e non vedo più lo stesso attaccamento. Manca un po’ quello spirito di vestire la maglia azzurra: oggi sembra quasi un fastidio più che un onore. Colpa, forse, anche di un calendario troppo fitto: una volta c’era molta più facilità nei tempi di recupero, oggi invece si gioca ogni tre giorni: in un mese si fanno otto o nove partite, è incredibile. È normale che le società storcano il naso e a volte non vorrebbero mandare i propri giocatori, così come è normale che i ragazzi non abbiano tantissima voglia di rispondere alla convocazione. Però la Nazionale è sempre la Nazionale, e questo non va dimenticato".

Anche perché, se non riuscissimo ad andare al terzo Mondiale di fila, sarebbe una tragedia…

“Sarebbe clamoroso, una catastrofe, non ci voglio neanche pensare. Anche se, onestamente, dovremmo riuscire a passare attraverso i playoff: speriamo di recuperare il gap con la Norvegia e arrivare primi nel girone".

Milinkovic-Savic non è partito perché, secondo la federazione serba, il Napoli sostiene abbia dieci giorni di cure per un problema alla schiena. C’è un po’ di pretattica, secondo lei, in questa scelta?

“Può darsi, ma non posso dirlo con certezza. Ci può stare un po’ di pretattica, ma conta anche la volontà del giocatore, della società e dell’allenatore. Non possiamo giudicare dall’esterno, anche perché se fosse davvero una scelta ‘tattica’ non sarebbe ben vista dalla federazione. Gli infortuni, comunque, sono una conseguenza di un calendario folle: non c’è più tempo per recuperare. Oggi i giocatori delle grandi squadre si allenano pochissimo, e la partita è diventata un allenamento. Così, quando si gioca ogni tre giorni con tutta la tensione e la pressione di dover vincere sempre, è normale che qualche muscolo salti".

Le chiedo un primo bilancio sul Napoli: si inizia a vedere la mano di Antonio Conte su questa squadra?

“La mano di Conte c’è sempre stata. Una settimana fa si rischiava di far passare una normale difficoltà, quale è stata la sconfitta contro il Milan, per una crisi, ma non è così. Il Napoli ormai da anni viaggia a livelli europei e non bisogna farsi condizionare da una singola partita. La mano del mister si vede anche sul turnover: come avevo anticipato, col Genoa ha riposato De Bruyne, domani potrebbe toccare a Lobotka o Di Lorenzo… le grandi squadre sono così. Mi ricordo, quando allenavo il Piacenza in Serie A, andai a giocare a San Siro contro il Milan e vidi Rui Costa e Seedorf in panchina. Ecco, le grandi squadre hanno alternative di quel livello. L’importante è come poi subentrano: De Bruyne, ad esempio, col Genoa è entrato a mezz’ora dalla fine e ha deciso la partita da campione vero".

 Un commento su Scott McTominay: forse ha reso meglio in un centrocampo a tre senza il belga accanto, ma sembra ancora lontano dal rendimento della passata stagione. Cosa gli manca?

“È vero, l’anno scorso ha fatto cose straordinarie. Quest’anno sembra un po’ sottotono, forse ha risentito dell’arrivo di De Bruyne o magari sta vivendo un momento di flessione. A volte non si conosce nemmeno il motivo. Ha tutti dalla sua parte: tifosi, società, allenatore. È giovane e può riprendersi. Conte lo stima molto, tanto che lo ha schierato anche nei momenti di difficoltà. Deve solo ritrovare la condizione giusta, ma è un giocatore troppo importante per questo Napoli. Il suo rendimento attuale mi preoccupa, ma spero che le critiche ricevute lo stimolino a tornare subito al top".

Rasmus Højlund: lo abbiamo visto anche contro il Genoa, un ragazzo che fuori dal campo appare tranquillo, ma in partita diventa un vero demone. Sta spostando gli equilibri?

“Sì, con me sfondi una porta aperta! Lo dissi dal primo giorno che arrivò: per me era un fenomeno già ai tempi dell’Atalanta. Lì fanno affari incredibili: lo presero e lo rivendettero a 70 milioni, ma il valore del giocatore è enorme. Mi ricorda un po’ Haaland, solo che Højlund partecipa ancora di più alla manovra. È un grandissimo attaccante. Pensate a gennaio, quando rientrerà anche Lukaku: saranno problemi belli per Antonio Conte! Averne, di problemi così".