A "1 Football Club" su 1 Station Radio, è intervenuto Oscar Magoni, direttore sportivo del Renate ed ex calciatore, tra le tante, di Napoli, Bologna e Genoa.
Quella tra Inter e Barcellona è una gara che vale una stagione?
“Eh beh sì, questa sera non c’è un ‘dopo’: o si passa o si va a casa. È una partita di livello altissimo, con grandissimi calciatori, una sfida affascinante. Speriamo di vedere una bella gara. Da italiano, ovviamente, mi auguro che l’Inter riesca a passare il turno. Al di là della finale, che è comunque una partita secca, spesso condizionata anche dagli episodi, forse il vero compimento del percorso europeo è proprio arrivarci, in finale. Poi ovvio che quando arrivi in finale, il desiderio di vincere diventa un obbligo. Però quando giochi la Champions, soprattutto dai quarti in poi, devi essere pronto ad affrontare squadre fortissime, a livello internazionale. Non puoi pensare di vincerla senza soffrire. L’Inter ha dimostrato negli anni di essere una realtà europea solida, una delle prime otto, forse cinque squadre del continente. È giusto che si giochi questa possibilità, e poi, se arriverà in finale, ci sarà tempo per parlarne.”
In termini di punti, quanto ha influito questo percorso europeo dell’Inter sul rendimento in campionato?
“Quando vuoi competere su tutti i fronti – campionato, Coppa Italia, Champions – devi avere una rosa lunga, ampia. L’Inter ha dimostrato di avere profondità, ma questo ha portato inevitabilmente anche a tanti infortuni, che l’hanno penalizzata nei momenti decisivi. La Coppa Italia è sfuggita, il campionato ormai dipende più dal Napoli che dall’Inter, e resta la Champions. Il dilemma per i grandi club è sempre lo stesso: a cosa sei disposto a rinunciare? Se non vuoi rinunciare a nulla, rischi di restare a mani vuote. Però, se sei un grande club, devi provarci sempre.”
A proposito di Napoli, che ha descritto come squadra padrona del proprio destino nella corsa Scudetto. Il prossimo ostacolo si chiama Genoa, una realtà che lei conosce bene. Che tipo di insidia può rappresentare per la squadra di Antonio Conte?
“A livello di atmosfera sarà una bella partita: le tifoserie di Napoli e Genoa sono gemellate, quindi mi auguro sia una festa per il calcio, soprattutto in un momento in cui vediamo troppa violenza sugli spalti e fuori. Mandare un messaggio di rivalità sana è importante. In campo, però, sarà dura: il Napoli non può aspettarsi regali. Il Genoa giocherà la sua partita fino in fondo, com’è giusto che sia. Il Napoli ha tutto per vincere, ma deve giocare bene, con determinazione. Se lo farà, può portare a casa i tre punti.”
Tornando all’Inter, se non dovesse arrivare un trofeo, secondo lei che stagione sarebbe?
“Secondo me tutti i tifosi vorrebbero una squadra che gioca fino a maggio su tre fronti. Anche senza titoli, l’Inter rimane un modello: una società ambiziosa, una squadra che onora la competizione e lo spirito sportivo al massimo livello.”
Possiamo dire che, fino alla scorsa stagione, Nicolò Barella fosse senza dubbio il miglior centrocampista della Serie A. L’arrivo di Scott McTominay ha cambiato qualcosa, o Barella resta il migliore?
“In termini di gol, sicuramente McTominay ha fatto meglio, è stato più incisivo e determinante. Ma ogni centrocampista ha un ruolo diverso nella propria squadra. Il gol non è tutto. Barella nell’Inter è perfetto, McTominay ha spaccato tutto a Napoli. Sono due giocatori determinanti nei rispettivi contesti. McTominay si è ambientato benissimo, è un giocatore completo, bellissimo da vedere. Ha capito in fretta il calcio italiano: tattico, fisico, tecnico. È davvero un grande campione, gli faccio i complimenti. Non ci si aspettava un impatto così forte da parte sua, soprattutto essendo uno straniero. Fare bene al Manchester United non implica per forza l’imporsi subito in Serie A: non è affatto scontato né automatico. McTominay ha capito subito il calcio italiano e ci ha messo tutto: corsa, tecnica, forza. Tanta roba, davvero. È stato lui l’uomo in più di questo Napoli.”
Forse anche grazie ai tanti gol dello scozzese si è sentita meno la mancanza di qualche rete da parte di Romelu Lukaku?
“Sì, può essere. Ma nel gioco di Conte, Lukaku non è il classico attaccante da 20 gol. È un terminale di manovra, uno che fa salire la squadra, che gioca per i compagni. È fondamentale per il reparto offensivo. Ha fatto il suo dovere, come gli altri. Ci si aspettava qualcosa in più in termini realizzativi, ma il lavoro che fa per la squadra è enorme. È perfetto per il gioco di Conte.”
di Napoli Magazine
06/05/2025 - 11:23
A "1 Football Club" su 1 Station Radio, è intervenuto Oscar Magoni, direttore sportivo del Renate ed ex calciatore, tra le tante, di Napoli, Bologna e Genoa.
Quella tra Inter e Barcellona è una gara che vale una stagione?
“Eh beh sì, questa sera non c’è un ‘dopo’: o si passa o si va a casa. È una partita di livello altissimo, con grandissimi calciatori, una sfida affascinante. Speriamo di vedere una bella gara. Da italiano, ovviamente, mi auguro che l’Inter riesca a passare il turno. Al di là della finale, che è comunque una partita secca, spesso condizionata anche dagli episodi, forse il vero compimento del percorso europeo è proprio arrivarci, in finale. Poi ovvio che quando arrivi in finale, il desiderio di vincere diventa un obbligo. Però quando giochi la Champions, soprattutto dai quarti in poi, devi essere pronto ad affrontare squadre fortissime, a livello internazionale. Non puoi pensare di vincerla senza soffrire. L’Inter ha dimostrato negli anni di essere una realtà europea solida, una delle prime otto, forse cinque squadre del continente. È giusto che si giochi questa possibilità, e poi, se arriverà in finale, ci sarà tempo per parlarne.”
In termini di punti, quanto ha influito questo percorso europeo dell’Inter sul rendimento in campionato?
“Quando vuoi competere su tutti i fronti – campionato, Coppa Italia, Champions – devi avere una rosa lunga, ampia. L’Inter ha dimostrato di avere profondità, ma questo ha portato inevitabilmente anche a tanti infortuni, che l’hanno penalizzata nei momenti decisivi. La Coppa Italia è sfuggita, il campionato ormai dipende più dal Napoli che dall’Inter, e resta la Champions. Il dilemma per i grandi club è sempre lo stesso: a cosa sei disposto a rinunciare? Se non vuoi rinunciare a nulla, rischi di restare a mani vuote. Però, se sei un grande club, devi provarci sempre.”
A proposito di Napoli, che ha descritto come squadra padrona del proprio destino nella corsa Scudetto. Il prossimo ostacolo si chiama Genoa, una realtà che lei conosce bene. Che tipo di insidia può rappresentare per la squadra di Antonio Conte?
“A livello di atmosfera sarà una bella partita: le tifoserie di Napoli e Genoa sono gemellate, quindi mi auguro sia una festa per il calcio, soprattutto in un momento in cui vediamo troppa violenza sugli spalti e fuori. Mandare un messaggio di rivalità sana è importante. In campo, però, sarà dura: il Napoli non può aspettarsi regali. Il Genoa giocherà la sua partita fino in fondo, com’è giusto che sia. Il Napoli ha tutto per vincere, ma deve giocare bene, con determinazione. Se lo farà, può portare a casa i tre punti.”
Tornando all’Inter, se non dovesse arrivare un trofeo, secondo lei che stagione sarebbe?
“Secondo me tutti i tifosi vorrebbero una squadra che gioca fino a maggio su tre fronti. Anche senza titoli, l’Inter rimane un modello: una società ambiziosa, una squadra che onora la competizione e lo spirito sportivo al massimo livello.”
Possiamo dire che, fino alla scorsa stagione, Nicolò Barella fosse senza dubbio il miglior centrocampista della Serie A. L’arrivo di Scott McTominay ha cambiato qualcosa, o Barella resta il migliore?
“In termini di gol, sicuramente McTominay ha fatto meglio, è stato più incisivo e determinante. Ma ogni centrocampista ha un ruolo diverso nella propria squadra. Il gol non è tutto. Barella nell’Inter è perfetto, McTominay ha spaccato tutto a Napoli. Sono due giocatori determinanti nei rispettivi contesti. McTominay si è ambientato benissimo, è un giocatore completo, bellissimo da vedere. Ha capito in fretta il calcio italiano: tattico, fisico, tecnico. È davvero un grande campione, gli faccio i complimenti. Non ci si aspettava un impatto così forte da parte sua, soprattutto essendo uno straniero. Fare bene al Manchester United non implica per forza l’imporsi subito in Serie A: non è affatto scontato né automatico. McTominay ha capito subito il calcio italiano e ci ha messo tutto: corsa, tecnica, forza. Tanta roba, davvero. È stato lui l’uomo in più di questo Napoli.”
Forse anche grazie ai tanti gol dello scozzese si è sentita meno la mancanza di qualche rete da parte di Romelu Lukaku?
“Sì, può essere. Ma nel gioco di Conte, Lukaku non è il classico attaccante da 20 gol. È un terminale di manovra, uno che fa salire la squadra, che gioca per i compagni. È fondamentale per il reparto offensivo. Ha fatto il suo dovere, come gli altri. Ci si aspettava qualcosa in più in termini realizzativi, ma il lavoro che fa per la squadra è enorme. È perfetto per il gioco di Conte.”