Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex rossonero Ruud Gullit ha presentato la sfida del Diego Armando Maradona tra Napoli e Milan: "Sinceramente non ho capito che tipo di calcio voglia fare il Milan. Secondo me non ha trovato la direzione giusta: sulla carta la rosa è forte, soprattutto dopo il mercato di gennaio. Risolvere il problema? Come ha fatto il Psg, quando ha smesso di comprare stelle, ha preso un allenatore, Luis Enrique, con una filosofia di gioco brillante. Il Milan ha bisogno di ritrovare le proprie radici, il proprio dna. Il successo non si può comprare, ma va cercato con il lavoro e le scelte giuste".
Su Napoli-Milan dell'88.
"È stata una grande avventura perché non ero mai stato a Napoli nella mia vita. Il sabato, prima della partenza, ero perplesso perché noi giocatori e lo staff tecnico eravamo su un aereo, mentre su un altro più piccolo c’erano diversi addetti alla sicurezza e... il cibo. Arrivati al Jolly Hotel di Napoli, occupammo tutto l’ultimo piano, blindato dalle nostre guardie del corpo e solo loro potevano avvicinarsi al cibo che veniva cucinato dai cuochi che erano partiti con noi. C’era la paura che qualcuno potesse mangiare qualcosa di non buono e poi non potesse giocare".
La domenica poi la sfida al San Paolo
"Quando con il pullman andavamo allo stadio, ci tirarono arance, pietre e qualsiasi tipo di oggetto. C’era un’atmosfera pazzesca, ma vincemmo".
Nonostante di fronte ci fosse Maradona.
"Sfidare un fuoriclasse come lui era elettrizzante: Diego era un campione pazzesco. Fu eccezionale anche il pubblico napoletano che dopo quel successo ci applaudì. Davvero indimenticabile".
Il Milan può ripetere un’impresa come la vostra al San Paolo?
"Spero che finisca allo stesso modo, ma non sarà facile. Il Napoli è forte".
di Napoli Magazine
29/03/2025 - 10:50
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex rossonero Ruud Gullit ha presentato la sfida del Diego Armando Maradona tra Napoli e Milan: "Sinceramente non ho capito che tipo di calcio voglia fare il Milan. Secondo me non ha trovato la direzione giusta: sulla carta la rosa è forte, soprattutto dopo il mercato di gennaio. Risolvere il problema? Come ha fatto il Psg, quando ha smesso di comprare stelle, ha preso un allenatore, Luis Enrique, con una filosofia di gioco brillante. Il Milan ha bisogno di ritrovare le proprie radici, il proprio dna. Il successo non si può comprare, ma va cercato con il lavoro e le scelte giuste".
Su Napoli-Milan dell'88.
"È stata una grande avventura perché non ero mai stato a Napoli nella mia vita. Il sabato, prima della partenza, ero perplesso perché noi giocatori e lo staff tecnico eravamo su un aereo, mentre su un altro più piccolo c’erano diversi addetti alla sicurezza e... il cibo. Arrivati al Jolly Hotel di Napoli, occupammo tutto l’ultimo piano, blindato dalle nostre guardie del corpo e solo loro potevano avvicinarsi al cibo che veniva cucinato dai cuochi che erano partiti con noi. C’era la paura che qualcuno potesse mangiare qualcosa di non buono e poi non potesse giocare".
La domenica poi la sfida al San Paolo
"Quando con il pullman andavamo allo stadio, ci tirarono arance, pietre e qualsiasi tipo di oggetto. C’era un’atmosfera pazzesca, ma vincemmo".
Nonostante di fronte ci fosse Maradona.
"Sfidare un fuoriclasse come lui era elettrizzante: Diego era un campione pazzesco. Fu eccezionale anche il pubblico napoletano che dopo quel successo ci applaudì. Davvero indimenticabile".
Il Milan può ripetere un’impresa come la vostra al San Paolo?
"Spero che finisca allo stesso modo, ma non sarà facile. Il Napoli è forte".