A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Peppe Cannella, mediatore calcistico.
Inter, Lazio e Fiorentina proseguono il loro cammino, portando avanti la bandiera italiana. Forse la Roma può recriminare qualcosa per quell’espulsione di Mats Hummels ieri sera all’undicesimo minuto contro l’Atlético Bilbao?
“Mi dispiace molto, simpatizzo un po’ per la Roma. Devo dire, però, che la squadra sta facendo bene dopo un inizio disastroso, segnato da scelte inappropriate di una proprietà confusa. Ha ripreso il cammino grazie all’esperienza di un allenatore che fa della sua dote principale proprio l’esperienza. Stava avendo un buon percorso e l’eliminazione a Bilbao pesa, anche in ottica ranking europeo, perché era un avversario alla portata, considerando il momento dell’Atlético Bilbao. Lecchiamoci le ferite e andiamo avanti".
Secondo lei, il calcio italiano a livello europeo è un po’ bistrattato?
“No, non credo. È sempre difficile arbitrare, perché oggi, con la tecnologia e tutti i mezzi di comunicazione, ogni episodio viene analizzato nei minimi dettagli. Ci sono migliaia di occhi che osservano e giudicano ogni decisione, quindi è impossibile evitare critiche. Se ci riferiamo alla partita dell’Atlético Bilbao e al rigore dell’Atletico Madrid, direi che tutti, tranne il Real, sono stati sfortunati. Per quanto riguarda l’espulsione di Hummels, credo che, come ha detto Ranieri, se fosse successo il contrario, ora staremmo dicendo che la decisione era giusta. Alla fine, è andata così. Con questa eliminazione abbiamo praticamente detto addio alla possibilità di avere cinque squadre in Champions League anche per la prossima stagione. Questo complica i piani di squadre come Juventus, Lazio e Bologna, che sono tutte lì, racchiuse in un fazzoletto, e credo che la squadra con il rendimento più costante sia il Bologna. Anche la Lazio ha qualcosa in più rispetto alla Juventus, che avrà un finale di campionato complicato, viste le ultime vicende e l’eliminazione dalla Coppa Italia. Nei grandi club, quando si è in difficoltà, si parla sempre di mercato e avvicendamenti societari, e questo influisce sulle prestazioni della squadra. La Juventus farà di tutto per restare tra le prime quattro, ma vedo la Lazio favorita. Anche il Bologna sta crescendo, c’è entusiasmo. Conosco Italiano, l’ho avuto come giocatore e so che saprà trasmettere la giusta mentalità alla squadra. Thiago Motta, invece, ha una gestione diversa, staremo a vedere. L’importante è che il finale di campionato sia il più equilibrato possibile e con meno errori, sia da parte degli arbitri che delle squadre".
In questo momento, di chi sono le maggiori responsabilità in casa bianconera? Di Thiago Motta o di Giuntoli?
“Non è facile giudicare dall’esterno, ma le responsabilità sono condivise. Se Giuntoli ha scelto Thiago Motta e insieme non sono riusciti a ottenere risultati immediati, è chiaro che le colpe vadano divise. Bisogna anche capire se alcune decisioni, come le cessioni di Sczcesny e Danilo, o l’investimento su determinati giovani, siano state imposte dalla società. Se così fosse, Giuntoli avrebbe semplicemente eseguito delle direttive. Personalmente, credo che il suo successo a Napoli sia stato anche merito del supporto che ha ricevuto da De Laurentiis per nove anni, che gli ha consentito di costruire e correggere gli errori. Alla Juventus, invece, la pressione è immediata: basta perdere due partite per essere considerati in crisi".
È soddisfatto del percorso fatto fino ad oggi dalla squadra di Conte?
“Direi di sì. Conte ha scelto Napoli con consapevolezza. Veniva da un periodo di pausa e ha accettato il progetto perché De Laurentiis è stato bravo a convincerlo, ma anche perché lui stesso ha visto un’opportunità. Fare meglio della scorsa stagione non era complicato, ma va riconosciuto che ha fatto un ottimo lavoro. Sta gestendo bene la squadra, valorizzando al massimo i giocatori a disposizione. Mi auguro che il Napoli possa vincere lo scudetto, perché è ancora in corsa. Se recupera qualche giocatore importante, può raggiungere l’obiettivo. Merito a Conte, che sa utilizzare i giocatori nel modo giusto e sta ottenendo il massimo. Definire Antonio furbo è riduttivo: sapeva benissimo che migliorare la situazione, rispetto alla passata stagione, non sarebbe stato complicato, e così ha accettato l’offerta dell’ottimo De Laurentiis, che è sempre sul pezzo, infatti oggi sono in tanti a volere di nuovo Conte".
Ha accennato alle voci di mercato su Conte. Secondo lei c’è davvero la possibilità che vada via a fine stagione?
“Dipenderà da come finirà il campionato e dal confronto con la società. Bisognerà capire anche cosa è successo a gennaio, quando il Napoli ha ceduto Kvaratskhelia: se Conte ha dato il suo consenso o meno. In generale, credo che molto dipenderà dal risultato finale e dalla programmazione futura. Se dovesse vincere lo scudetto, potrebbe anche decidere di andare via, proprio come ha fatto Spalletti. È una mia opinione, ma non mi stupirei se, dopo aver raggiunto l’obiettivo, ringraziasse tutti e passasse ad un’altra sfida. Riconfermarsi è la cosa più difficile nel calcio. Inoltre, bisogna considerare la gestione di De Laurentiis, che ha sempre fatto scelte forti. Ha una personalità molto marcata e ottiene sempre quello che vuole, ma nel lungo periodo può essere difficile per un allenatore restare. Lo dimostra il fatto che pochi giocatori o tecnici, una volta andati via, parlino solo in termini positivi della loro esperienza col presidente. C’è sempre qualche polemica, ma alla fine i risultati danno ragione ad Aurelio".
Stiamo leggendo di difficoltà nel rinnovo di Alex Meret. Il Napoli continua a offrirgli rinnovi annuali. Dobbiamo interpretare questa strategia come una mancanza di fiducia nei suoi confronti?
“È evidente che questa sia una scelta societaria. Se viene fatta con tutti i giocatori oltre una certa età, può essere un metodo di gestione, ma non è così. Tuttavia, quando si stabilisce che un calciatore sia affidabile, di solito si fa un contratto più lungo, perché si valuta anche il suo ruolo all’interno dello spogliatoio. Se invece si opta per rinnovi brevi, potrebbe essere perché la società ha già individuato un giovane su cui puntare in futuro e sta solo aspettando il momento giusto per affondare il colpo".
di Napoli Magazine
14/03/2025 - 11:32
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Peppe Cannella, mediatore calcistico.
Inter, Lazio e Fiorentina proseguono il loro cammino, portando avanti la bandiera italiana. Forse la Roma può recriminare qualcosa per quell’espulsione di Mats Hummels ieri sera all’undicesimo minuto contro l’Atlético Bilbao?
“Mi dispiace molto, simpatizzo un po’ per la Roma. Devo dire, però, che la squadra sta facendo bene dopo un inizio disastroso, segnato da scelte inappropriate di una proprietà confusa. Ha ripreso il cammino grazie all’esperienza di un allenatore che fa della sua dote principale proprio l’esperienza. Stava avendo un buon percorso e l’eliminazione a Bilbao pesa, anche in ottica ranking europeo, perché era un avversario alla portata, considerando il momento dell’Atlético Bilbao. Lecchiamoci le ferite e andiamo avanti".
Secondo lei, il calcio italiano a livello europeo è un po’ bistrattato?
“No, non credo. È sempre difficile arbitrare, perché oggi, con la tecnologia e tutti i mezzi di comunicazione, ogni episodio viene analizzato nei minimi dettagli. Ci sono migliaia di occhi che osservano e giudicano ogni decisione, quindi è impossibile evitare critiche. Se ci riferiamo alla partita dell’Atlético Bilbao e al rigore dell’Atletico Madrid, direi che tutti, tranne il Real, sono stati sfortunati. Per quanto riguarda l’espulsione di Hummels, credo che, come ha detto Ranieri, se fosse successo il contrario, ora staremmo dicendo che la decisione era giusta. Alla fine, è andata così. Con questa eliminazione abbiamo praticamente detto addio alla possibilità di avere cinque squadre in Champions League anche per la prossima stagione. Questo complica i piani di squadre come Juventus, Lazio e Bologna, che sono tutte lì, racchiuse in un fazzoletto, e credo che la squadra con il rendimento più costante sia il Bologna. Anche la Lazio ha qualcosa in più rispetto alla Juventus, che avrà un finale di campionato complicato, viste le ultime vicende e l’eliminazione dalla Coppa Italia. Nei grandi club, quando si è in difficoltà, si parla sempre di mercato e avvicendamenti societari, e questo influisce sulle prestazioni della squadra. La Juventus farà di tutto per restare tra le prime quattro, ma vedo la Lazio favorita. Anche il Bologna sta crescendo, c’è entusiasmo. Conosco Italiano, l’ho avuto come giocatore e so che saprà trasmettere la giusta mentalità alla squadra. Thiago Motta, invece, ha una gestione diversa, staremo a vedere. L’importante è che il finale di campionato sia il più equilibrato possibile e con meno errori, sia da parte degli arbitri che delle squadre".
In questo momento, di chi sono le maggiori responsabilità in casa bianconera? Di Thiago Motta o di Giuntoli?
“Non è facile giudicare dall’esterno, ma le responsabilità sono condivise. Se Giuntoli ha scelto Thiago Motta e insieme non sono riusciti a ottenere risultati immediati, è chiaro che le colpe vadano divise. Bisogna anche capire se alcune decisioni, come le cessioni di Sczcesny e Danilo, o l’investimento su determinati giovani, siano state imposte dalla società. Se così fosse, Giuntoli avrebbe semplicemente eseguito delle direttive. Personalmente, credo che il suo successo a Napoli sia stato anche merito del supporto che ha ricevuto da De Laurentiis per nove anni, che gli ha consentito di costruire e correggere gli errori. Alla Juventus, invece, la pressione è immediata: basta perdere due partite per essere considerati in crisi".
È soddisfatto del percorso fatto fino ad oggi dalla squadra di Conte?
“Direi di sì. Conte ha scelto Napoli con consapevolezza. Veniva da un periodo di pausa e ha accettato il progetto perché De Laurentiis è stato bravo a convincerlo, ma anche perché lui stesso ha visto un’opportunità. Fare meglio della scorsa stagione non era complicato, ma va riconosciuto che ha fatto un ottimo lavoro. Sta gestendo bene la squadra, valorizzando al massimo i giocatori a disposizione. Mi auguro che il Napoli possa vincere lo scudetto, perché è ancora in corsa. Se recupera qualche giocatore importante, può raggiungere l’obiettivo. Merito a Conte, che sa utilizzare i giocatori nel modo giusto e sta ottenendo il massimo. Definire Antonio furbo è riduttivo: sapeva benissimo che migliorare la situazione, rispetto alla passata stagione, non sarebbe stato complicato, e così ha accettato l’offerta dell’ottimo De Laurentiis, che è sempre sul pezzo, infatti oggi sono in tanti a volere di nuovo Conte".
Ha accennato alle voci di mercato su Conte. Secondo lei c’è davvero la possibilità che vada via a fine stagione?
“Dipenderà da come finirà il campionato e dal confronto con la società. Bisognerà capire anche cosa è successo a gennaio, quando il Napoli ha ceduto Kvaratskhelia: se Conte ha dato il suo consenso o meno. In generale, credo che molto dipenderà dal risultato finale e dalla programmazione futura. Se dovesse vincere lo scudetto, potrebbe anche decidere di andare via, proprio come ha fatto Spalletti. È una mia opinione, ma non mi stupirei se, dopo aver raggiunto l’obiettivo, ringraziasse tutti e passasse ad un’altra sfida. Riconfermarsi è la cosa più difficile nel calcio. Inoltre, bisogna considerare la gestione di De Laurentiis, che ha sempre fatto scelte forti. Ha una personalità molto marcata e ottiene sempre quello che vuole, ma nel lungo periodo può essere difficile per un allenatore restare. Lo dimostra il fatto che pochi giocatori o tecnici, una volta andati via, parlino solo in termini positivi della loro esperienza col presidente. C’è sempre qualche polemica, ma alla fine i risultati danno ragione ad Aurelio".
Stiamo leggendo di difficoltà nel rinnovo di Alex Meret. Il Napoli continua a offrirgli rinnovi annuali. Dobbiamo interpretare questa strategia come una mancanza di fiducia nei suoi confronti?
“È evidente che questa sia una scelta societaria. Se viene fatta con tutti i giocatori oltre una certa età, può essere un metodo di gestione, ma non è così. Tuttavia, quando si stabilisce che un calciatore sia affidabile, di solito si fa un contratto più lungo, perché si valuta anche il suo ruolo all’interno dello spogliatoio. Se invece si opta per rinnovi brevi, potrebbe essere perché la società ha già individuato un giovane su cui puntare in futuro e sta solo aspettando il momento giusto per affondare il colpo".