NAPOLI - Il buio oltre la siepe. O forse è meglio parafrasare Quasimodo: ciascuno è solo nel cuore di Verona, trafitto da due raggi scuri. Il Napoli alla sua prima uscita è stato lo stesso Napoli del travagliato torneo scorso, chiuso con imbarazzo (eufemismo) in una posizione squallida, fuori da ogni coppa. Più che un martello pneumatico come Conte, mi convinco sempre più che si sarebbe dovuto ricorrere ad un esperto in terapia antidepressione. Gli uomini che sono scesi in campo (!?!) nella città di Giulietta sembravano uccellini spaventati dalle folate di vento. Oddio, nel primo tempo hanno anche provato a tenere il campo, ma in maniera insulsa, barocca, ripetitiva. Il Verona, ch'era apparso umilmente intimorito, constatata l'impotenza di cotanto avversario, una volta blasonato, nella ripresa ha trovato gli stimoli e le praterie giuste per concedersi un pomeriggio di gloria. Ho visto diversi azzurri stanchi, a cominciare da Lobotka che avrebbe bisogno di essere affiancato da un centrocampista meno farfallone di Anguissa. Ed ho visto uno Spinazzola irriconoscibile ed anche un Mazzocchi di buona gamba (oggi si dice così) ma esperto di stop ad inseguire che sono stati un inno alla mediocrità tecnica. Tutto il resto va addebitato ad una campagna acquisti bloccata dalla mancata cessione, finora, di Osimhen, dalla quale Aurelio Primo contava di intascare 130 milioni sull'unghia. È arrivato Neres, il brasiliano che inforca vistosi occhiali da vista, ma non basta di certo per risollevarsi dalla morta gora. Un'ultima cosa: salvate il soldato Raspadori.
Adolfo Mollichelli
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
22/08/2024 - 23:59
NAPOLI - Il buio oltre la siepe. O forse è meglio parafrasare Quasimodo: ciascuno è solo nel cuore di Verona, trafitto da due raggi scuri. Il Napoli alla sua prima uscita è stato lo stesso Napoli del travagliato torneo scorso, chiuso con imbarazzo (eufemismo) in una posizione squallida, fuori da ogni coppa. Più che un martello pneumatico come Conte, mi convinco sempre più che si sarebbe dovuto ricorrere ad un esperto in terapia antidepressione. Gli uomini che sono scesi in campo (!?!) nella città di Giulietta sembravano uccellini spaventati dalle folate di vento. Oddio, nel primo tempo hanno anche provato a tenere il campo, ma in maniera insulsa, barocca, ripetitiva. Il Verona, ch'era apparso umilmente intimorito, constatata l'impotenza di cotanto avversario, una volta blasonato, nella ripresa ha trovato gli stimoli e le praterie giuste per concedersi un pomeriggio di gloria. Ho visto diversi azzurri stanchi, a cominciare da Lobotka che avrebbe bisogno di essere affiancato da un centrocampista meno farfallone di Anguissa. Ed ho visto uno Spinazzola irriconoscibile ed anche un Mazzocchi di buona gamba (oggi si dice così) ma esperto di stop ad inseguire che sono stati un inno alla mediocrità tecnica. Tutto il resto va addebitato ad una campagna acquisti bloccata dalla mancata cessione, finora, di Osimhen, dalla quale Aurelio Primo contava di intascare 130 milioni sull'unghia. È arrivato Neres, il brasiliano che inforca vistosi occhiali da vista, ma non basta di certo per risollevarsi dalla morta gora. Un'ultima cosa: salvate il soldato Raspadori.
Adolfo Mollichelli
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