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L'EDITORIALE - Petrazzuolo: "Dov'è finito il bel Napoli di un tempo?"
03.11.2019 23:35 di Napoli Magazine

NAPOLI - Il Napoli sceso in campo a Roma contro i giallorossi, orfano dallo squalificato Ancelotti, aveva ancora nella testa e nelle gambe le scorie delle ingiustizie subite nel turno infrasettimanale contro l'Atalanta. Un'ammissione giunta direttamente da Lorenzo Insigne a fine partita. Anche se il vice del trainer partenopeo invita a non fare bilanci e a non guardare la classifica, risulta onestamente difficile non farlo. Dopo 11 turni era lecito attendersi molto di più da questa squadra, al di là dei legni colpiti da Milik e Zielinski e dalle ingiustizie arbitrali del duo Giacomelli-Banti ancora vive sulla pelle dei calciatori. Per lunghi tratti, spesso e volentieri, mancano grinta, carattere, e dunque l'anima, per risolvere favorevolmente le contese. Di chi la colpa? In questi casi si punta il dito contro la guida tecnica: comodo farlo, anche se quando i conti non tornano è giusto suddividere equamente le colpe. Prendiamo la sfida con la Roma. Male Mario Rui, tra la mancata copertura su Zaniolo e il fallo di mano da rigore, come male la coppia centrale Manolas-Koulibaly, che ha sbandato non poco. Palo a parte, Zielinski ha trotterellato in mezzo al campo fornendo il fianco a Pastore. In difficoltà anche Fabian Ruiz, così come Callejon, anche se uno come lui, seppur opaco, difficilmente riuscirei a toglierlo dal campo. Con Mertens e Insigne che hanno provato a metterci una pezza, mentre Milik si è fatto trovare pronto, così come Lozano che ha finalmente lanciato un segnale di vita, il Napoli ha provato a galleggiare, sforzandosi di emergere dalle sabbie mobili in cui da solo si è inserito. Di fronte una Roma coi cerotti, rispettabile ma non irresistibile. Eppure se non fosse stato per Meret, probabilmente la sfida sarebbe stata ancora più ardua. Sempre ligio al dovere Di Lorenzo, come pure Llorente, ancora rimandato Younes (che ha perso troppi palloni semplici). Perchè complicarsi la vita? Che sia un problema di personalità può essere vero fino ad un certo punto, perchè l'ossatura della squadra è la stessa che ha puntato allo scudetto in un passato recente, mostrando gioco e personalità, contro ogni tipo di avversario. La classifica la guardiamo, e non è bella. Come guardiamo la graduatoria del girone di Champions e ne evidenziamo gli aspetti positivi. Resta l'interrogativo irrisolto: dov'è finito il bel Napoli che tanto ha appassionato l'Europa? Stavolta non è stata colpa degli arbitri. La ruota tornerà a girare nel verso giusto, con la speranza però che anche le avversarie possano dare una mano agli azzurri, dato che il ritardo in campionato si è fatto consistente. 

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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03/11/2024 - 23:35

NAPOLI - Il Napoli sceso in campo a Roma contro i giallorossi, orfano dallo squalificato Ancelotti, aveva ancora nella testa e nelle gambe le scorie delle ingiustizie subite nel turno infrasettimanale contro l'Atalanta. Un'ammissione giunta direttamente da Lorenzo Insigne a fine partita. Anche se il vice del trainer partenopeo invita a non fare bilanci e a non guardare la classifica, risulta onestamente difficile non farlo. Dopo 11 turni era lecito attendersi molto di più da questa squadra, al di là dei legni colpiti da Milik e Zielinski e dalle ingiustizie arbitrali del duo Giacomelli-Banti ancora vive sulla pelle dei calciatori. Per lunghi tratti, spesso e volentieri, mancano grinta, carattere, e dunque l'anima, per risolvere favorevolmente le contese. Di chi la colpa? In questi casi si punta il dito contro la guida tecnica: comodo farlo, anche se quando i conti non tornano è giusto suddividere equamente le colpe. Prendiamo la sfida con la Roma. Male Mario Rui, tra la mancata copertura su Zaniolo e il fallo di mano da rigore, come male la coppia centrale Manolas-Koulibaly, che ha sbandato non poco. Palo a parte, Zielinski ha trotterellato in mezzo al campo fornendo il fianco a Pastore. In difficoltà anche Fabian Ruiz, così come Callejon, anche se uno come lui, seppur opaco, difficilmente riuscirei a toglierlo dal campo. Con Mertens e Insigne che hanno provato a metterci una pezza, mentre Milik si è fatto trovare pronto, così come Lozano che ha finalmente lanciato un segnale di vita, il Napoli ha provato a galleggiare, sforzandosi di emergere dalle sabbie mobili in cui da solo si è inserito. Di fronte una Roma coi cerotti, rispettabile ma non irresistibile. Eppure se non fosse stato per Meret, probabilmente la sfida sarebbe stata ancora più ardua. Sempre ligio al dovere Di Lorenzo, come pure Llorente, ancora rimandato Younes (che ha perso troppi palloni semplici). Perchè complicarsi la vita? Che sia un problema di personalità può essere vero fino ad un certo punto, perchè l'ossatura della squadra è la stessa che ha puntato allo scudetto in un passato recente, mostrando gioco e personalità, contro ogni tipo di avversario. La classifica la guardiamo, e non è bella. Come guardiamo la graduatoria del girone di Champions e ne evidenziamo gli aspetti positivi. Resta l'interrogativo irrisolto: dov'è finito il bel Napoli che tanto ha appassionato l'Europa? Stavolta non è stata colpa degli arbitri. La ruota tornerà a girare nel verso giusto, con la speranza però che anche le avversarie possano dare una mano agli azzurri, dato che il ritardo in campionato si è fatto consistente. 

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
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