Calcio
CDM - Le ultime sullo Stadio Maradona dopo il dibattito tra De Laurentiis, Manfredi e Abodi
01.04.2025 15:45 di Napoli Magazine

Il Corriere del Mezzogiorno propone un focus approfondito sullo Stadio Maradona: "La notizia, tutto sommata, è che «tra un anno non saremo pronti», ma che «comunque «i soldi ce li metto io». A parlare, è Aurelio De Laurentiis. Oggetto: lo stadio Maradona. Da rifare in chiave moderna, ma sopratutto in chiave Europei di calcio 2032, con Napoli che al momento è fanalino di coda tra le candidature. Il presidente del club azzurro parla sul palco del lungomare allestito da Fratelli d’Italia a Napoli, per l’iniziativa Aura Neapolis . E gli «attori» principali per decidere ogni cosa e trovare una soluzione sono tutti lì: insieme al presidente del Napoli c’è infatti il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che rappresenta «la proprietà» dello stadio. Il momento è dunque topico per annotare dichiarazioni di circostanza e fatti concreti. Partendo dalle frasi del patron azzurro, che dice: «I fondi per ristrutturare lo stadio Maradona li metterò io, ma la fattibilità dei lavori dipende dalle verifiche in corso». Quindi «dico ad Abodi: perché fare controlli inutili per capire se Napoli potrà ospitare tre partite di Euro 2032? Dovrebbe stabilire una scadenza: se Napoli non completa il restyling entro il 2029, si scelga un’altra città». Per precisare quindi che, comunque,«tra un anno non saremo pronti». «Il bene è comune, l’interesse è generale», dice il ministro riferendosi alla proprietà dello stadio e al project financing eventuale che vedrebbe il Napoli quale soggetto proponente. Ma il tempo passa e la vicenda non si chiarisce. Mentre a ottobre del 2026, in piena campagna elettorale per il rinnovo del mandato di sindaco di Napoli, l’Uefa deciderà quali saranno i cinque progetti «vincenti», su indicazione della Federcalcio e del governo, di altrettante città italiane che saranno le ospitanti — in compartecipazione con la Turchia — dell’evento del 2032. Al momento «sono dentro» Torino, Milano e Roma. Mentre «Firenze — parola del presidente della Figc, Gravina — sta avanti con i lavori». Ma Napoli non c’è. O, forse, non c’è ancora, e in ogni caso non viene mai nominata dal capo della federcalcio. Ma dal ministro Abodi, sì. Le esigenze del Comune, che non ha fondi da investire sul Maradona, sono però diverse da quelle del patron azzurro. L’amministrazione cittadina non vuol rimanere furi da un evento che porterebbe in città milioni di euro e decine di migliaia di turisti, oltre a fare il giro del mondo. Dal canto suo, De Laurentiis ha bisogno invece, giustamente, di uno stadio all’altezza con cui fare — anche — business. Ma occorrono fondi, tanti, per metter mano al Maradona. Ecco perché il patron azzurro non esclude del tutto di andar via da Fuorigrotta: «Mi dispiacerebbe dover lasciare il Maradona, stiamo facendo il possibile per restare. Allo stadio non posso avere 10mila posti auto ma ci sono le stazioni della metropolitana. Il problema, però, oltre ai parcheggi, riguarda anche gli spazi commerciali. Vorrei uno stadio da 65mila posti per i tifosi di casa e tremila per gli ospiti. Ma bisogna valutare il livello di usura del Maradona: costruito nel 1959, è stato poi stravolto nel 1990. Il professore e assessore Cosenza ci aiuterà a capire cosa sia necessario fare. Ogni intervento strutturale potrebbe creare problemi, come accaduto due anni fa con il crollo sotto la curva». Il presidente del club azzurro ha toccato anche la questione della pista da atletica, se tenerla o rimuoverla: «Se volessimo avvicinare gli spalti al campo, dovremmo affrontare lavori che ogni anno ridurrebbero la capienza di 18mila spettatori per settore. Questo, ipotizzando che un intervento per settore possa essere completato in un anno. Il vero problema è un altro - ha concluso De Laurentiis - Manfredi ha parlato di riaprire il terzo anello ma io avevo pensato di realizzarvi dei salottini per aziende e rappresentanze. Chi acquista questi spazi lo fa per motivi di rappresentanza e ospitalità, più che per passione sportiva». Dal canto suo, il sindaco ha scandito dei tempi: «Entro un mese avremo tutte le informazioni necessarie e si deciderà» sia sull’eventuale possibilità di riaprire il terzo anello, sulla rimozione della pista di atletica, su tempi e costi. ma comunque, si è detto «favorevole» a quanto annunciato dal ministro Abodi, di «un commissario per gli stadi perché c’è una tale complessità e anche tempi ristretti», con i sindaci delle città italiane coinvolti che diverrebbero subcommissari per l’evento del 2032. «Stiamo lavorando — ha rimarcato — su un dossier tecnico molto approfondito per capire realisticamente quello che si può fare con degli interventi tecnicamente realizzabili, incrociandolo con i requisiti del dossier Uefa, così da avere un quadro preciso della fattibilità e dei costi». 

ULTIMISSIME CALCIO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
CDM - Le ultime sullo Stadio Maradona dopo il dibattito tra De Laurentiis, Manfredi e Abodi

di Napoli Magazine

01/04/2025 - 15:45

Il Corriere del Mezzogiorno propone un focus approfondito sullo Stadio Maradona: "La notizia, tutto sommata, è che «tra un anno non saremo pronti», ma che «comunque «i soldi ce li metto io». A parlare, è Aurelio De Laurentiis. Oggetto: lo stadio Maradona. Da rifare in chiave moderna, ma sopratutto in chiave Europei di calcio 2032, con Napoli che al momento è fanalino di coda tra le candidature. Il presidente del club azzurro parla sul palco del lungomare allestito da Fratelli d’Italia a Napoli, per l’iniziativa Aura Neapolis . E gli «attori» principali per decidere ogni cosa e trovare una soluzione sono tutti lì: insieme al presidente del Napoli c’è infatti il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che rappresenta «la proprietà» dello stadio. Il momento è dunque topico per annotare dichiarazioni di circostanza e fatti concreti. Partendo dalle frasi del patron azzurro, che dice: «I fondi per ristrutturare lo stadio Maradona li metterò io, ma la fattibilità dei lavori dipende dalle verifiche in corso». Quindi «dico ad Abodi: perché fare controlli inutili per capire se Napoli potrà ospitare tre partite di Euro 2032? Dovrebbe stabilire una scadenza: se Napoli non completa il restyling entro il 2029, si scelga un’altra città». Per precisare quindi che, comunque,«tra un anno non saremo pronti». «Il bene è comune, l’interesse è generale», dice il ministro riferendosi alla proprietà dello stadio e al project financing eventuale che vedrebbe il Napoli quale soggetto proponente. Ma il tempo passa e la vicenda non si chiarisce. Mentre a ottobre del 2026, in piena campagna elettorale per il rinnovo del mandato di sindaco di Napoli, l’Uefa deciderà quali saranno i cinque progetti «vincenti», su indicazione della Federcalcio e del governo, di altrettante città italiane che saranno le ospitanti — in compartecipazione con la Turchia — dell’evento del 2032. Al momento «sono dentro» Torino, Milano e Roma. Mentre «Firenze — parola del presidente della Figc, Gravina — sta avanti con i lavori». Ma Napoli non c’è. O, forse, non c’è ancora, e in ogni caso non viene mai nominata dal capo della federcalcio. Ma dal ministro Abodi, sì. Le esigenze del Comune, che non ha fondi da investire sul Maradona, sono però diverse da quelle del patron azzurro. L’amministrazione cittadina non vuol rimanere furi da un evento che porterebbe in città milioni di euro e decine di migliaia di turisti, oltre a fare il giro del mondo. Dal canto suo, De Laurentiis ha bisogno invece, giustamente, di uno stadio all’altezza con cui fare — anche — business. Ma occorrono fondi, tanti, per metter mano al Maradona. Ecco perché il patron azzurro non esclude del tutto di andar via da Fuorigrotta: «Mi dispiacerebbe dover lasciare il Maradona, stiamo facendo il possibile per restare. Allo stadio non posso avere 10mila posti auto ma ci sono le stazioni della metropolitana. Il problema, però, oltre ai parcheggi, riguarda anche gli spazi commerciali. Vorrei uno stadio da 65mila posti per i tifosi di casa e tremila per gli ospiti. Ma bisogna valutare il livello di usura del Maradona: costruito nel 1959, è stato poi stravolto nel 1990. Il professore e assessore Cosenza ci aiuterà a capire cosa sia necessario fare. Ogni intervento strutturale potrebbe creare problemi, come accaduto due anni fa con il crollo sotto la curva». Il presidente del club azzurro ha toccato anche la questione della pista da atletica, se tenerla o rimuoverla: «Se volessimo avvicinare gli spalti al campo, dovremmo affrontare lavori che ogni anno ridurrebbero la capienza di 18mila spettatori per settore. Questo, ipotizzando che un intervento per settore possa essere completato in un anno. Il vero problema è un altro - ha concluso De Laurentiis - Manfredi ha parlato di riaprire il terzo anello ma io avevo pensato di realizzarvi dei salottini per aziende e rappresentanze. Chi acquista questi spazi lo fa per motivi di rappresentanza e ospitalità, più che per passione sportiva». Dal canto suo, il sindaco ha scandito dei tempi: «Entro un mese avremo tutte le informazioni necessarie e si deciderà» sia sull’eventuale possibilità di riaprire il terzo anello, sulla rimozione della pista di atletica, su tempi e costi. ma comunque, si è detto «favorevole» a quanto annunciato dal ministro Abodi, di «un commissario per gli stadi perché c’è una tale complessità e anche tempi ristretti», con i sindaci delle città italiane coinvolti che diverrebbero subcommissari per l’evento del 2032. «Stiamo lavorando — ha rimarcato — su un dossier tecnico molto approfondito per capire realisticamente quello che si può fare con degli interventi tecnicamente realizzabili, incrociandolo con i requisiti del dossier Uefa, così da avere un quadro preciso della fattibilità e dei costi».