La Gazzetta dello Sport si sofferma sull'attaccante azzurro Lukaku: "Lukaku è tornato ad essere sè stesso, ha messo via qualche chilo di troppo che, fatalmente, l'aveva appesantito nell'estate in isolamento a Cobham, aspettando Conte: «Che mi aveva chiamato prima di agosto». E gli aveva spiegato, pur senza dirglielo, cosa avesse in testa per sé stesso e per il suo centravanti di riferimento, il cadeau da 30 milioni di euro e 6 e mezzo di contratto invocato e ottenuto da De Laurentiis. C'è voluto un tempo ragionevole per riemergere dalle brume londinesi, però Lukaku c'è stato pure quando pareva non fosse ancora arrivato ai suoi livelli: a 30' dal debutto, aveva già ripreso il Parma e 4' dopo, l'aveva ribaltato con Anguissa. Poi, saltellando al disperato inseguimento di sè, "graffi" pesanti al Cagliari e al Como, al Milan e alla Roma, all'Udinese e alla Fiorentina, all'Atalanta, alla Juve e di nuovo alla Viola e poi al diavolo, perché non si dicesse che certe prodezze con le big fossero più complicate. Lukaku si è calato in sè stesso, si è impadronito del ruolo e, da gigante qual è, se ne è stato al riparo sino alla settimana scorsa, quando ha radunato intorno a sé, in Nazionale, i propri compagni e inconsapevole (o incurante) delle telecamere, ha spiegato quale sia la ragione per la quale conviene battersi. «Ora torniamo nei nostri club e proviamo a vincere un titolo». Non c'erano (ovviamente) interisti in squadra al suo fianco e Napoli, in quel momento, era lui".
di Napoli Magazine
01/04/2025 - 16:14
La Gazzetta dello Sport si sofferma sull'attaccante azzurro Lukaku: "Lukaku è tornato ad essere sè stesso, ha messo via qualche chilo di troppo che, fatalmente, l'aveva appesantito nell'estate in isolamento a Cobham, aspettando Conte: «Che mi aveva chiamato prima di agosto». E gli aveva spiegato, pur senza dirglielo, cosa avesse in testa per sé stesso e per il suo centravanti di riferimento, il cadeau da 30 milioni di euro e 6 e mezzo di contratto invocato e ottenuto da De Laurentiis. C'è voluto un tempo ragionevole per riemergere dalle brume londinesi, però Lukaku c'è stato pure quando pareva non fosse ancora arrivato ai suoi livelli: a 30' dal debutto, aveva già ripreso il Parma e 4' dopo, l'aveva ribaltato con Anguissa. Poi, saltellando al disperato inseguimento di sè, "graffi" pesanti al Cagliari e al Como, al Milan e alla Roma, all'Udinese e alla Fiorentina, all'Atalanta, alla Juve e di nuovo alla Viola e poi al diavolo, perché non si dicesse che certe prodezze con le big fossero più complicate. Lukaku si è calato in sè stesso, si è impadronito del ruolo e, da gigante qual è, se ne è stato al riparo sino alla settimana scorsa, quando ha radunato intorno a sé, in Nazionale, i propri compagni e inconsapevole (o incurante) delle telecamere, ha spiegato quale sia la ragione per la quale conviene battersi. «Ora torniamo nei nostri club e proviamo a vincere un titolo». Non c'erano (ovviamente) interisti in squadra al suo fianco e Napoli, in quel momento, era lui".