Le prime parole sono per la squadra e il suo gruppo di lavoro. Simone Inzaghi lascia volentieri le luci della ribalta ai suoi giocatori, non vuole prendersi la scena. Mai. Neanche dopo una serata di sofferenza che si è trasformata in una notte di grande gioia per l'Inter e il popolo nerazzurro. "C'è grande unione, tutti si fanno trovare sempre pronti", ha detto il tecnico dopo il 2-2 di San Siro contro il Bayern Monaco e la qualificazione alle semifinali di Champions League. Inzaghi vuole restare nell'ombra ma c'è tanto, tantissimo di suo in questa Inter che può continuare a sognare in grande. Il gesto delle tre dita, che poi sono diventate quattro, può ancora sfoderarlo con orgoglio.
Inzaghi elogia i suoi uomini e li difende quando sente che c'è bisogno di 'proteggerli' dagli attacchi esterni. E i suoi ragazzi lo seguono e lo elogiano: un Inzaghi alla... Mourinho. L'allenatore nerazzurro è stato capace di creare un gruppo dedito in tutto e per tutto alla causa, pronto al sacrificio. Un gruppo solido, in cui tutti i giocatori, nessuno escluso, vengono chiamati in causa. Nessun malumore, nessuna voce fuori dal coro. Inzaghi dosa perfettamente le forze a sua disposizione. Turnover ragionato tra campionato e coppe, tra infortunati e giocatori che hanno bisogno di tirare il fiato. "L'Inter è forte mentalmente, altrimenti non si spiegherebbe una reazione così", ha detto ancora il tecnico nel dopo gara. Perfetto condottiero, che non perde mai il timone della sua nave, e abile architetto, è solo uno dei due allenatori nella storia dell'Inter ad aver raggiunto la semifinale in almeno due stagioni diverse tra Coppa dei Campioni e Champions League, dopo Helenio Herrera, che ha conquistato questo traguardo quattro volte di fila tra il 1963/64 e il 1966/67. Due semifinali di Champions in tre anni lo consegnano già nella storia dell'Inter. Ma Inzaghi, con i suoi ragazzi, vuole scrivere un finale ancora più bello.
di Napoli Magazine
17/04/2025 - 14:05
Le prime parole sono per la squadra e il suo gruppo di lavoro. Simone Inzaghi lascia volentieri le luci della ribalta ai suoi giocatori, non vuole prendersi la scena. Mai. Neanche dopo una serata di sofferenza che si è trasformata in una notte di grande gioia per l'Inter e il popolo nerazzurro. "C'è grande unione, tutti si fanno trovare sempre pronti", ha detto il tecnico dopo il 2-2 di San Siro contro il Bayern Monaco e la qualificazione alle semifinali di Champions League. Inzaghi vuole restare nell'ombra ma c'è tanto, tantissimo di suo in questa Inter che può continuare a sognare in grande. Il gesto delle tre dita, che poi sono diventate quattro, può ancora sfoderarlo con orgoglio.
Inzaghi elogia i suoi uomini e li difende quando sente che c'è bisogno di 'proteggerli' dagli attacchi esterni. E i suoi ragazzi lo seguono e lo elogiano: un Inzaghi alla... Mourinho. L'allenatore nerazzurro è stato capace di creare un gruppo dedito in tutto e per tutto alla causa, pronto al sacrificio. Un gruppo solido, in cui tutti i giocatori, nessuno escluso, vengono chiamati in causa. Nessun malumore, nessuna voce fuori dal coro. Inzaghi dosa perfettamente le forze a sua disposizione. Turnover ragionato tra campionato e coppe, tra infortunati e giocatori che hanno bisogno di tirare il fiato. "L'Inter è forte mentalmente, altrimenti non si spiegherebbe una reazione così", ha detto ancora il tecnico nel dopo gara. Perfetto condottiero, che non perde mai il timone della sua nave, e abile architetto, è solo uno dei due allenatori nella storia dell'Inter ad aver raggiunto la semifinale in almeno due stagioni diverse tra Coppa dei Campioni e Champions League, dopo Helenio Herrera, che ha conquistato questo traguardo quattro volte di fila tra il 1963/64 e il 1966/67. Due semifinali di Champions in tre anni lo consegnano già nella storia dell'Inter. Ma Inzaghi, con i suoi ragazzi, vuole scrivere un finale ancora più bello.