Certe partite, per un calciatore, hanno un sapore diverso dalle altre. Juventus-Genoa sarà una di queste per Fabio Miretti. Quando l’Allianz Stadium veniva inaugurato lui aveva già il bianconero cucito addosso. Quasi 14 anni dopo, per il classe 2003 sarà la prima volta da avversario in quella che da sempre è stata casa sua, prima da tifoso e poi da giocatore.
Su quel campo si intrecceranno passato, presente e futuro. Passato rappresentato da tutta la trafila fatta nel settore giovanile, fino a due stagioni in prima squadra. Futuro blindato da un contratto che lo lega al club fino al 2028. In mezzo il presente, che lo vede in prestito con la maglia del Genoa, di cui è sempre più una pedina fondamentale.
“Sarà una partita sicuramente particolare, Fabio è juventino dentro da quando era bambino“. Le parole sono quelle rilasciate ai microfoni di Gianlucadimarzio.com da Francesco Branchini, quasi fratello maggiore ancora prima che agente: “Sul telefono della fidanzata c’è una foto di lui con la maglia della Juve di quando era davvero un piccolo. Ci sarà sicuramente un po’ di emozione, ma in questo momento è veramente molto focalizzato sul Genoa“.
Genoa che è anche la sua prima esperienza lontano da casa: “Ha voluto fare un anno fuori dalla Juventus, in accordo con la società, che al ragazzo ci tiene. Tant’è vero che è in prestito secco e a fine stagione tornerà alla base prima di vedere quale sarà il suo futuro. Il Genoa ha provato a inserire il diritto di riscatto, ma la Juve è stata molto decisa e voleva che rimanesse un suo giocatore. Aveva appena firmato un rinnovo di quattro anni che è stato il naturale evolversi degli eventi per una società che crede in un ragazzo. Il suo è un esempio di bellissima gestione di un talento“.
E così, dopo due anni alla Juve in prima squadra, la scorsa estate è partito per un’ esperienza in prestito: “È stato voluto tantissimo da Ottolini, che lo conosceva per il suo passato in bianconero. Gilardino lo voleva a tutti i costi, poi è arrivato Vieira che lo conosceva già bene e a cui piaceva. Ha avuto qualche problema all’inizio, dato che si era fratturato due ossicini del piede, motivo per cui il trasferimento è avvenuto a inizio agosto e non prima. È stato un impatto con una realtà molto differente ed è stata la prima volta in cui doveva guadagnarsi tutto da zero. Genova è una piazza che può essere tanto difficile quanto facile, perché ti dà tutto per sentirti parte di una storia centenaria e di un club prestigioso, ma per questo motivo i tifosi sono esigenti. Alle partite ho sentito qualche brusio, ma ero convinto che avrebbe tramutato i fischi in applausi, perché la qualità viene sempre fuori. I momenti difficili che ha vissuto quest’anno li rivedremo tutti nei miglioramenti che avrà già l’anno prossimo“.
Ma a credere da sempre in lui c’è anche chi per primo gli ha dato fiducia: “Allegri è l’allenatore che l’ha fatto esordire, l’ha lanciato e anche protetto pesando qualche panchina. Ancora oggi, da lontano, lo segue. Quella con lui è stata una tappa importante ma anche piena di responsabilità. In campo ha imparato a rendersi utile per la squadra, anche facendo lavoro sporco, qualità che lo rende speciale. L’ultimo campionato, chiuso con la vittoria della Coppa Italia, è stato molto istruttivo. Le panchine sicuramente non lo rendevano felice, ma anche questo è servito. Avevamo pensato ad un prestito già l’anno scorso, ma d’accordo con allenatore e società era rimasto lì“.
Sono già trascorsi tre anni dall’esordio con la Juventus, con i primi mesi tra i grandi che gli erano valsi il paragone con uno come Claudio Marchisio: “Ci sono tanti punti in comune, sono nati entrambi in bianconero. Io però non faccio paragoni col passato, anche perché è un po’ cambiato il modo di giocare in quel ruolo, dove è chiesta sempre più corsa e prestanza fisica“. Ma anche questo scomodo paragone gli è costato qualche critica di troppo: “Non le ha sofferte, anzi, ci scherziamo sopra. Chi si fa il mazzo e costruisce in mezzo al campo non viene visto, ma Fabio in ogni partita fa un lavoro per la squadra pazzesco. Fortunatamente gli allenatori se ne accorgono e lo adorano. Io gli imputo il fatto che dovrebbe cercare maggiormente la giocata, ma penso che adesso sia il momento giusto per farlo. Ha tanta qualità ma non è mai stato un cocco dei giornalisti, eppure è uno dei giocatori fondamentali di questo Genoa“.
Se per parlare di futuro è presto, il rientro in bianconero potrebbe comunque essere vicino: “È convocabile per il Mondiale per Club, ma non ne abbiamo mai parlato. Intanto è sicuro di essere nel gruppo dei convocati per l’Europeo Under 21. Ma non so cosa preferirebbe fare lui, di certo giocherà una delle due competizioni”. Il futuro adesso gli sorride, ma non c’è fretta: “Sono felice che non sia stato convocato spesso in Nazionale maggiore prematuramente, credo che i ragazzi per diventare campioni debbano essere accompagnati con senso. Lui può diventare un giocatore importante di una grande squadra per il resto della carriera“.
di Napoli Magazine
29/03/2025 - 10:16
Certe partite, per un calciatore, hanno un sapore diverso dalle altre. Juventus-Genoa sarà una di queste per Fabio Miretti. Quando l’Allianz Stadium veniva inaugurato lui aveva già il bianconero cucito addosso. Quasi 14 anni dopo, per il classe 2003 sarà la prima volta da avversario in quella che da sempre è stata casa sua, prima da tifoso e poi da giocatore.
Su quel campo si intrecceranno passato, presente e futuro. Passato rappresentato da tutta la trafila fatta nel settore giovanile, fino a due stagioni in prima squadra. Futuro blindato da un contratto che lo lega al club fino al 2028. In mezzo il presente, che lo vede in prestito con la maglia del Genoa, di cui è sempre più una pedina fondamentale.
“Sarà una partita sicuramente particolare, Fabio è juventino dentro da quando era bambino“. Le parole sono quelle rilasciate ai microfoni di Gianlucadimarzio.com da Francesco Branchini, quasi fratello maggiore ancora prima che agente: “Sul telefono della fidanzata c’è una foto di lui con la maglia della Juve di quando era davvero un piccolo. Ci sarà sicuramente un po’ di emozione, ma in questo momento è veramente molto focalizzato sul Genoa“.
Genoa che è anche la sua prima esperienza lontano da casa: “Ha voluto fare un anno fuori dalla Juventus, in accordo con la società, che al ragazzo ci tiene. Tant’è vero che è in prestito secco e a fine stagione tornerà alla base prima di vedere quale sarà il suo futuro. Il Genoa ha provato a inserire il diritto di riscatto, ma la Juve è stata molto decisa e voleva che rimanesse un suo giocatore. Aveva appena firmato un rinnovo di quattro anni che è stato il naturale evolversi degli eventi per una società che crede in un ragazzo. Il suo è un esempio di bellissima gestione di un talento“.
E così, dopo due anni alla Juve in prima squadra, la scorsa estate è partito per un’ esperienza in prestito: “È stato voluto tantissimo da Ottolini, che lo conosceva per il suo passato in bianconero. Gilardino lo voleva a tutti i costi, poi è arrivato Vieira che lo conosceva già bene e a cui piaceva. Ha avuto qualche problema all’inizio, dato che si era fratturato due ossicini del piede, motivo per cui il trasferimento è avvenuto a inizio agosto e non prima. È stato un impatto con una realtà molto differente ed è stata la prima volta in cui doveva guadagnarsi tutto da zero. Genova è una piazza che può essere tanto difficile quanto facile, perché ti dà tutto per sentirti parte di una storia centenaria e di un club prestigioso, ma per questo motivo i tifosi sono esigenti. Alle partite ho sentito qualche brusio, ma ero convinto che avrebbe tramutato i fischi in applausi, perché la qualità viene sempre fuori. I momenti difficili che ha vissuto quest’anno li rivedremo tutti nei miglioramenti che avrà già l’anno prossimo“.
Ma a credere da sempre in lui c’è anche chi per primo gli ha dato fiducia: “Allegri è l’allenatore che l’ha fatto esordire, l’ha lanciato e anche protetto pesando qualche panchina. Ancora oggi, da lontano, lo segue. Quella con lui è stata una tappa importante ma anche piena di responsabilità. In campo ha imparato a rendersi utile per la squadra, anche facendo lavoro sporco, qualità che lo rende speciale. L’ultimo campionato, chiuso con la vittoria della Coppa Italia, è stato molto istruttivo. Le panchine sicuramente non lo rendevano felice, ma anche questo è servito. Avevamo pensato ad un prestito già l’anno scorso, ma d’accordo con allenatore e società era rimasto lì“.
Sono già trascorsi tre anni dall’esordio con la Juventus, con i primi mesi tra i grandi che gli erano valsi il paragone con uno come Claudio Marchisio: “Ci sono tanti punti in comune, sono nati entrambi in bianconero. Io però non faccio paragoni col passato, anche perché è un po’ cambiato il modo di giocare in quel ruolo, dove è chiesta sempre più corsa e prestanza fisica“. Ma anche questo scomodo paragone gli è costato qualche critica di troppo: “Non le ha sofferte, anzi, ci scherziamo sopra. Chi si fa il mazzo e costruisce in mezzo al campo non viene visto, ma Fabio in ogni partita fa un lavoro per la squadra pazzesco. Fortunatamente gli allenatori se ne accorgono e lo adorano. Io gli imputo il fatto che dovrebbe cercare maggiormente la giocata, ma penso che adesso sia il momento giusto per farlo. Ha tanta qualità ma non è mai stato un cocco dei giornalisti, eppure è uno dei giocatori fondamentali di questo Genoa“.
Se per parlare di futuro è presto, il rientro in bianconero potrebbe comunque essere vicino: “È convocabile per il Mondiale per Club, ma non ne abbiamo mai parlato. Intanto è sicuro di essere nel gruppo dei convocati per l’Europeo Under 21. Ma non so cosa preferirebbe fare lui, di certo giocherà una delle due competizioni”. Il futuro adesso gli sorride, ma non c’è fretta: “Sono felice che non sia stato convocato spesso in Nazionale maggiore prematuramente, credo che i ragazzi per diventare campioni debbano essere accompagnati con senso. Lui può diventare un giocatore importante di una grande squadra per il resto della carriera“.