Cultura & Gossip
SPETTACOLI - "La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco" al Teatro Mercadante di Napoli
27.10.2025 15:44 di Napoli Magazine
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In prima assoluta al Teatro Mercadante di Napoli da mercoledì 29 ottobre a domenica 9 novembre in scena lo spettacolo prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale "La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco", testo di Teresa Cremisi e Chiara Valerio  regia di Liv Ferracchiati con Caterina Tieghi nel ruolo dell’eroina francese e Riccardo Goretti in quello dell’Anonimo cronista. Il suggestivo allestimento rende lo spettatore quasi come un visitatore che esamini un’opera d’arte installativa.
 
E’ prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò il secondo spettacolo della Stagione Teatrale inaugurata la settimana scorsa con le applaudite rappresentazioni di La distance di Tiago Rodrigues al Teatro Mercadante. Ed è ancora la Sala di Piazza Municipio a proporre da mercoledì 29 ottobre a domenica 9 novembre il debutto in prima assoluta di LA STORIA È QUESTA. IL PROCESSO DI GIOVANNA D’ARCO, scritto da Teresa Cremisi e Chiara Valerio, con la regia di Liv Ferracchiati. Ne è protagonista, nel ruolo di Giovanna d’Arco, Caterina Tieghi, con Riccardo Goretti nel ruolo dell’Anonimo cronista.
Le voci, in ordine di apparizione, sono di Giovanni Battaglia (Pierre Cauchon, giudice), Gennaro Di Biase (San Michele), Laura Marinoni (Santa Caterina D’Alessandria), Anna Coppola (Santa Margherita di Antiochia), Nicola Conforto, Francesco Roccasecca, Rosario Sparno (soldati).
Le scene e le luci sono di Simone Mannino, sound designer Giacomo Agnifili, costumi Gianluca Sbicca, aiuto regia Piera Mungiguerra.
 
Tre voci autorevoli e originali del panorama culturale contemporaneo si incontrano in questo progetto teatrale inedito: Teresa Cremisi e Chiara Valerio firmano la scrittura di uno spettacolo che porta la firma registica di Liv Ferracchiati. Giovanna sulla scena è sola nel momento dell’accusa e in quello successivo della condanna, vicino a lei un Anonimo Cronista che racconta la sua vicenda.
Quasi un’ombra che incarna la voce del popolo, lo stesso popolo che l’ha innalzata e ora l’abbandona, implacabile nel giudicarne la disfatta, Il carisma e il comando di Giovanna sono caduchi perché la logica del potere è semplice, stare lontano da ogni forma di sconfitta.
Il lavoro è liberamente tratto da Il processo di condanna di Giovanna D’Arco, a cura di Teresa Cremisi, pubblicato da Marsilio nel 2021. 
 
NOTE DI REGIA di LIV FERRACCHIATI
 
«Nel mettere in scena La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco di Chiara Valerio e Teresa Cremisi l'idea è di immergere il pubblico in un’esperienza che trascende il semplice spettacolo teatrale, trasformando il processo in un’installazione museale vivente. Gli atti del processo non sono più solo parole recitate, ma diventano un percorso espositivo, un’esplorazione interattiva di un momento storico che riecheggia nelle nostre coscienze contemporanee. Giovanna, interpretata da Caterina Tieghi, è esposta come un reperto vivente, sola al centro della scena, fatta eccezione per un anonimo cronista, Riccardo Goretti, che incarna la voce mutevole del popolo: prima elevatore di miti, poi giudice impietoso. La scena ruota attorno al concetto di prossimità e osservazione. Grazie a una passerella che attraversa lo spazio scenico, il pubblico è vicino a Giovanna, può scrutarla, quasi come un visitatore che esamini un’opera d’arte controversa. Questo dispositivo amplifica il peso dello sguardo accusatorio, trasformando gli spettatori in una giuria di tribunale. Siamo tutti accusatori di qualcun altro, ansiosi di una condanna, desiderosi di vedere l’altro bruciare. Il pubblico diventa così complice, parte integrante del meccanismo di giudizio. Lo sguardo non è mai neutro; è un’arma che pesa, che condanna, che riflette le nostre paure e i nostri pregiudizi collettivi.
Le voci dei santi (San Michele, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita di Antiochia) emergono da grammofoni che incombono dai palchi, come accade per la voce del giudiche Cauchon ed evocano l'eco fantasmagorico che abita il liminale tra realtà e allucinazione, tra luce e ombra, tra presente e memoria. Queste voci, autorevoli eppure anche ironiche e ambigue, non sono presenze fisiche ma sonorità che invadono lo spazio, sottolineando l’isolamento di Giovanna: una donna che ha sfidato il potere maschile, guidando eserciti con la forza delle sue convinzioni, ma che ora deve difendersi con preghiere e parole contro un giudice invisibile, simbolo del Potere.
Giovanna è l’eroina che il popolo acclama quando vince, ma che abbandona senza pietà quando perde. Il suo corpo, prima celebrato in trionfo, diventa oggetto di accusa: le armi, gli abiti, la sua stessa essenza femminile si rivoltano contro di lei, portando all’annientamento. 
Grazie a questo testo possono riaffiorare i concetti di Bachtin, quelli su un temporaneo rovesciamento: il potere ha ciclicamente bisogno del caos per rafforzarsi, liberando la comunità dalla restrizione al fine di ricostituire un ordine più rigido. Il pubblico è invitato ad interrogarsi sul proprio ruolo: non solo osservatori, ma partecipanti a un rito collettivo di condanna. Perché, in fondo, la storia di Giovanna è la nostra: un monito su come l’eroismo si trasformi in eresia al primo segno di sconfitta, e su come lo sguardo altrui possa bruciare più del rogo».
 
 
Durata spettacolo: 1 ora. Info e calendario rappresentazioni su: teatrodinapoli.it
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SPETTACOLI - "La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco" al Teatro Mercadante di Napoli

di Napoli Magazine

27/10/2025 - 15:44

In prima assoluta al Teatro Mercadante di Napoli da mercoledì 29 ottobre a domenica 9 novembre in scena lo spettacolo prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale "La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco", testo di Teresa Cremisi e Chiara Valerio  regia di Liv Ferracchiati con Caterina Tieghi nel ruolo dell’eroina francese e Riccardo Goretti in quello dell’Anonimo cronista. Il suggestivo allestimento rende lo spettatore quasi come un visitatore che esamini un’opera d’arte installativa.
 
E’ prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò il secondo spettacolo della Stagione Teatrale inaugurata la settimana scorsa con le applaudite rappresentazioni di La distance di Tiago Rodrigues al Teatro Mercadante. Ed è ancora la Sala di Piazza Municipio a proporre da mercoledì 29 ottobre a domenica 9 novembre il debutto in prima assoluta di LA STORIA È QUESTA. IL PROCESSO DI GIOVANNA D’ARCO, scritto da Teresa Cremisi e Chiara Valerio, con la regia di Liv Ferracchiati. Ne è protagonista, nel ruolo di Giovanna d’Arco, Caterina Tieghi, con Riccardo Goretti nel ruolo dell’Anonimo cronista.
Le voci, in ordine di apparizione, sono di Giovanni Battaglia (Pierre Cauchon, giudice), Gennaro Di Biase (San Michele), Laura Marinoni (Santa Caterina D’Alessandria), Anna Coppola (Santa Margherita di Antiochia), Nicola Conforto, Francesco Roccasecca, Rosario Sparno (soldati).
Le scene e le luci sono di Simone Mannino, sound designer Giacomo Agnifili, costumi Gianluca Sbicca, aiuto regia Piera Mungiguerra.
 
Tre voci autorevoli e originali del panorama culturale contemporaneo si incontrano in questo progetto teatrale inedito: Teresa Cremisi e Chiara Valerio firmano la scrittura di uno spettacolo che porta la firma registica di Liv Ferracchiati. Giovanna sulla scena è sola nel momento dell’accusa e in quello successivo della condanna, vicino a lei un Anonimo Cronista che racconta la sua vicenda.
Quasi un’ombra che incarna la voce del popolo, lo stesso popolo che l’ha innalzata e ora l’abbandona, implacabile nel giudicarne la disfatta, Il carisma e il comando di Giovanna sono caduchi perché la logica del potere è semplice, stare lontano da ogni forma di sconfitta.
Il lavoro è liberamente tratto da Il processo di condanna di Giovanna D’Arco, a cura di Teresa Cremisi, pubblicato da Marsilio nel 2021. 
 
NOTE DI REGIA di LIV FERRACCHIATI
 
«Nel mettere in scena La storia è questa. Il processo di Giovanna d’Arco di Chiara Valerio e Teresa Cremisi l'idea è di immergere il pubblico in un’esperienza che trascende il semplice spettacolo teatrale, trasformando il processo in un’installazione museale vivente. Gli atti del processo non sono più solo parole recitate, ma diventano un percorso espositivo, un’esplorazione interattiva di un momento storico che riecheggia nelle nostre coscienze contemporanee. Giovanna, interpretata da Caterina Tieghi, è esposta come un reperto vivente, sola al centro della scena, fatta eccezione per un anonimo cronista, Riccardo Goretti, che incarna la voce mutevole del popolo: prima elevatore di miti, poi giudice impietoso. La scena ruota attorno al concetto di prossimità e osservazione. Grazie a una passerella che attraversa lo spazio scenico, il pubblico è vicino a Giovanna, può scrutarla, quasi come un visitatore che esamini un’opera d’arte controversa. Questo dispositivo amplifica il peso dello sguardo accusatorio, trasformando gli spettatori in una giuria di tribunale. Siamo tutti accusatori di qualcun altro, ansiosi di una condanna, desiderosi di vedere l’altro bruciare. Il pubblico diventa così complice, parte integrante del meccanismo di giudizio. Lo sguardo non è mai neutro; è un’arma che pesa, che condanna, che riflette le nostre paure e i nostri pregiudizi collettivi.
Le voci dei santi (San Michele, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Margherita di Antiochia) emergono da grammofoni che incombono dai palchi, come accade per la voce del giudiche Cauchon ed evocano l'eco fantasmagorico che abita il liminale tra realtà e allucinazione, tra luce e ombra, tra presente e memoria. Queste voci, autorevoli eppure anche ironiche e ambigue, non sono presenze fisiche ma sonorità che invadono lo spazio, sottolineando l’isolamento di Giovanna: una donna che ha sfidato il potere maschile, guidando eserciti con la forza delle sue convinzioni, ma che ora deve difendersi con preghiere e parole contro un giudice invisibile, simbolo del Potere.
Giovanna è l’eroina che il popolo acclama quando vince, ma che abbandona senza pietà quando perde. Il suo corpo, prima celebrato in trionfo, diventa oggetto di accusa: le armi, gli abiti, la sua stessa essenza femminile si rivoltano contro di lei, portando all’annientamento. 
Grazie a questo testo possono riaffiorare i concetti di Bachtin, quelli su un temporaneo rovesciamento: il potere ha ciclicamente bisogno del caos per rafforzarsi, liberando la comunità dalla restrizione al fine di ricostituire un ordine più rigido. Il pubblico è invitato ad interrogarsi sul proprio ruolo: non solo osservatori, ma partecipanti a un rito collettivo di condanna. Perché, in fondo, la storia di Giovanna è la nostra: un monito su come l’eroismo si trasformi in eresia al primo segno di sconfitta, e su come lo sguardo altrui possa bruciare più del rogo».
 
 
Durata spettacolo: 1 ora. Info e calendario rappresentazioni su: teatrodinapoli.it