Mister Z
MR Z - C’era una volta il Fair Play Finanziario, ora non se ne parla più
01.02.2022 19:18 di Napoli Magazine

NAPOLI - C’era una volta il Fair Play Finanziario, pace all’anima sua e che Iddio lo abbia in gloria. Il progetto, varato dal comitato esecutivo UEFA nel settembre 2009 e introdotto a partire dalla stagione 2010-2011, mirava a fare estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e ad indurle nel lungo periodo a un auto sostentamento finanziario. Michel Platini, da presidente dell’UEFA, se ne fece il principale fautore e interprete, fin quando non fu silurato dal vertice del supremo organo calcistico europeo. Platini aveva immaginato che il calcio non dovesse più essere strettamente legato al ricco proprietario che investe ingenti risorse, anche a fondo perduto, ma piuttosto dovesse diventare un business in grado mantenersi da solo. I pilastri su cui si fonda la normativa, che corrispondo ai parametri da rispettare dalle società calcistiche europee, sono i seguenti: continuità aziendale, equilibrio tra costi e ricavi e azzeramento dei debiti verso altre società, giocatori o autorità sociali e fiscali. Per assicurare il rispetto di tali vincoli fu messo a punto anche un sistema sanzionatorio. In caso di inadempienze è possibile infatti prendere questi provvedimenti: 1) Avvisi; 2) Multe; 3) Penalizzazioni di punti, trattenuta di una percentuale dei premi Uefa, divieto di iscrizione di giocatori nelle liste Uefa, riduzione delle liste Uefa (meno di 25 giocatori); 4) Squalifica della competizione in corso, esclusione da future competizioni. Per trovare una scappatoia da questa fastidiosa tagliola diverse Società europee imboccarono prontamente, senza farsi troppi scrupoli, una scorciatoia che diede vita al cosiddetto ‘doping amministrativo’ caratterizzato da falsi risultati in bilancio, per ottenere i quali la faceva da padrone il fenomeno delle plusvalenze incrociate, vale a dire scambi di calciatori a valori assolutamente superiori a quelli reali e risultanti dai libri contabili. Le due società maggiormente sanzionate sono state il Paris Saint Germain e il Manchester City, ma a distanza di un solo anno le sanzioni sono state ridotte. Da quel momento il Fair Play Finanziario è praticamente scomparso dai radar del calcio. Semplicemente non se ne parla più. Le Società hanno ricominciato allegramente a fare i comodi loro. Le spese pazze sono riprese (ammesso che fossero mai diminuite…). Si compra, si vende e mette mano al portafogli anche chi, in base ai bilanci, non dovrebbe avere in tasca un solo euro bucato e dovrebbe anzi essere schiacciato da una montagna di debiti. Poi è arrivato il Covid e le Società di calcio italiane hanno fatto sentire altissima la loro voce, chiedendo al Governo di intervenire prontamente perché la crisi è troppo forte, gli incassi si sono ridotti e non ce la fanno più a tenere la barca in linea di galleggiamento. Non vi dico gli appelli e le grida di aiuto: “Il calcio rischia il fallimento, la politica deve intervenire!!!”. E veniamo ai giorni nostri. Succede che in pieno marasma economico finanziario, quando tutti o quasi lamentano di essere sul punto di affogare, si apre il mercato d’inverno e tra lo sbigottimento generale avviene il miracolo e cominciano nuovamente ad imperversare le spese pazze. Chi compra di qua, chi compra di là… E della buonanima del Fair Play Finanziario non si ricorda più nessuno e nessuno se ne frega più niente.

 


Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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01/02/2024 - 19:18

NAPOLI - C’era una volta il Fair Play Finanziario, pace all’anima sua e che Iddio lo abbia in gloria. Il progetto, varato dal comitato esecutivo UEFA nel settembre 2009 e introdotto a partire dalla stagione 2010-2011, mirava a fare estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e ad indurle nel lungo periodo a un auto sostentamento finanziario. Michel Platini, da presidente dell’UEFA, se ne fece il principale fautore e interprete, fin quando non fu silurato dal vertice del supremo organo calcistico europeo. Platini aveva immaginato che il calcio non dovesse più essere strettamente legato al ricco proprietario che investe ingenti risorse, anche a fondo perduto, ma piuttosto dovesse diventare un business in grado mantenersi da solo. I pilastri su cui si fonda la normativa, che corrispondo ai parametri da rispettare dalle società calcistiche europee, sono i seguenti: continuità aziendale, equilibrio tra costi e ricavi e azzeramento dei debiti verso altre società, giocatori o autorità sociali e fiscali. Per assicurare il rispetto di tali vincoli fu messo a punto anche un sistema sanzionatorio. In caso di inadempienze è possibile infatti prendere questi provvedimenti: 1) Avvisi; 2) Multe; 3) Penalizzazioni di punti, trattenuta di una percentuale dei premi Uefa, divieto di iscrizione di giocatori nelle liste Uefa, riduzione delle liste Uefa (meno di 25 giocatori); 4) Squalifica della competizione in corso, esclusione da future competizioni. Per trovare una scappatoia da questa fastidiosa tagliola diverse Società europee imboccarono prontamente, senza farsi troppi scrupoli, una scorciatoia che diede vita al cosiddetto ‘doping amministrativo’ caratterizzato da falsi risultati in bilancio, per ottenere i quali la faceva da padrone il fenomeno delle plusvalenze incrociate, vale a dire scambi di calciatori a valori assolutamente superiori a quelli reali e risultanti dai libri contabili. Le due società maggiormente sanzionate sono state il Paris Saint Germain e il Manchester City, ma a distanza di un solo anno le sanzioni sono state ridotte. Da quel momento il Fair Play Finanziario è praticamente scomparso dai radar del calcio. Semplicemente non se ne parla più. Le Società hanno ricominciato allegramente a fare i comodi loro. Le spese pazze sono riprese (ammesso che fossero mai diminuite…). Si compra, si vende e mette mano al portafogli anche chi, in base ai bilanci, non dovrebbe avere in tasca un solo euro bucato e dovrebbe anzi essere schiacciato da una montagna di debiti. Poi è arrivato il Covid e le Società di calcio italiane hanno fatto sentire altissima la loro voce, chiedendo al Governo di intervenire prontamente perché la crisi è troppo forte, gli incassi si sono ridotti e non ce la fanno più a tenere la barca in linea di galleggiamento. Non vi dico gli appelli e le grida di aiuto: “Il calcio rischia il fallimento, la politica deve intervenire!!!”. E veniamo ai giorni nostri. Succede che in pieno marasma economico finanziario, quando tutti o quasi lamentano di essere sul punto di affogare, si apre il mercato d’inverno e tra lo sbigottimento generale avviene il miracolo e cominciano nuovamente ad imperversare le spese pazze. Chi compra di qua, chi compra di là… E della buonanima del Fair Play Finanziario non si ricorda più nessuno e nessuno se ne frega più niente.

 


Mario Zaccaria

 

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