Calcisticamente parlando, Nicolò Fagioli è ufficialmente rinato domenica 16 marzo 2025. Il 24enne piacentino ha preso per mano la Fiorentina è l'ha condotta allo storico successo per 3-0 sulla Juventus. Quella che fino a poche settimane fa era la "sua" Juventus, ma che gli ha girato le spalle quasi senza preavviso. L'addio non è stato indolore, come lui stesso ha raccontato. "Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto”, ha raccontato al Corsport.
“La partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, ndr). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato”, ha aggiunto.
Il passaggio da Allegri a Thiago Motta è stato traumatico: “Alla Juve devi vincere, vincere, vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia, Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò”.
E ancora: “Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente”.
di Napoli Magazine
19/03/2025 - 21:44
Calcisticamente parlando, Nicolò Fagioli è ufficialmente rinato domenica 16 marzo 2025. Il 24enne piacentino ha preso per mano la Fiorentina è l'ha condotta allo storico successo per 3-0 sulla Juventus. Quella che fino a poche settimane fa era la "sua" Juventus, ma che gli ha girato le spalle quasi senza preavviso. L'addio non è stato indolore, come lui stesso ha raccontato. "Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto”, ha raccontato al Corsport.
“La partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, ndr). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato”, ha aggiunto.
Il passaggio da Allegri a Thiago Motta è stato traumatico: “Alla Juve devi vincere, vincere, vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia, Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò”.
E ancora: “Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente”.