Forma-canzone e storia della cultura a Napoli tra Otto e Novecento. È questo l’interessante argomento del settimo appuntamento degli “Incontri sul dialetto”, il progetto curato dal Comitato scientifico per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, istituito dalla Regione Campania, e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival diretta da Ruggero Cappuccio e presieduta da Alessandro Barbano. Protagonista dell’evento a ingresso libero, in programma lunedì 31 marzo alle ore 16 nella Sala Comencini del Musap- Museo Artistico Politecnico di Napoli in piazza Trieste e Trento (palazzo Zapata), sarà Nunzio Ruggiero, docente in Letteratura Italiana contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Il professor Ruggiero durante l’incontro focalizzerà l’attenzione sul rapporto tra il dialetto e la canzone, non soltanto con riferimento alle dinamiche linguistiche, ma riconducendo il fenomeno anche alla forma-città o forma-palazzo come spazio di trasversalità, di convivenza sociale e dunque di scambio tra le culture. Una visione dello storico Gerard Labrot, che consente in questo caso di verificare la compresenza di diversi strati della società all’interno della struttura di capolavori immortali della musica napoletana. Ecco allora che vengono analizzati tutti gli aspetti di realismo e teatralità del sentimento amoroso con i quali Raffaele Sacco, ottico di professione, crea “Te voglio bene assaje”, prima di scoprire che “Era de maggio”, esempio della straordinaria mediazione culturale tra l’alto e il basso del poeta Salvatore Di Giacomo e del musicista Mario Pasquale Costa, attinge non soltanto a Giacomo Leopardi, ma addirittura al dialetto veneto. La canzone si libera così di certi stereotipi che la vorrebbero effimera e banale per diventare molto di più, anche per le scelte linguistiche che contiene e per la capacità di essere legata, ieri come oggi, al contesto urbano che la esprime. Spesso attraverso la ricchezza di quella contaminazione e fusione di codici e linguaggi differenti che è da sempre un grande patrimonio della nostra cultura.
L’intero programma degli “Incontri sul dialetto”, che proseguiranno fino al 26 maggio, è consultabile sul sito fondazionecampaniadeifestival.it.
di Napoli Magazine
28/03/2025 - 19:23
Forma-canzone e storia della cultura a Napoli tra Otto e Novecento. È questo l’interessante argomento del settimo appuntamento degli “Incontri sul dialetto”, il progetto curato dal Comitato scientifico per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, istituito dalla Regione Campania, e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival diretta da Ruggero Cappuccio e presieduta da Alessandro Barbano. Protagonista dell’evento a ingresso libero, in programma lunedì 31 marzo alle ore 16 nella Sala Comencini del Musap- Museo Artistico Politecnico di Napoli in piazza Trieste e Trento (palazzo Zapata), sarà Nunzio Ruggiero, docente in Letteratura Italiana contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Il professor Ruggiero durante l’incontro focalizzerà l’attenzione sul rapporto tra il dialetto e la canzone, non soltanto con riferimento alle dinamiche linguistiche, ma riconducendo il fenomeno anche alla forma-città o forma-palazzo come spazio di trasversalità, di convivenza sociale e dunque di scambio tra le culture. Una visione dello storico Gerard Labrot, che consente in questo caso di verificare la compresenza di diversi strati della società all’interno della struttura di capolavori immortali della musica napoletana. Ecco allora che vengono analizzati tutti gli aspetti di realismo e teatralità del sentimento amoroso con i quali Raffaele Sacco, ottico di professione, crea “Te voglio bene assaje”, prima di scoprire che “Era de maggio”, esempio della straordinaria mediazione culturale tra l’alto e il basso del poeta Salvatore Di Giacomo e del musicista Mario Pasquale Costa, attinge non soltanto a Giacomo Leopardi, ma addirittura al dialetto veneto. La canzone si libera così di certi stereotipi che la vorrebbero effimera e banale per diventare molto di più, anche per le scelte linguistiche che contiene e per la capacità di essere legata, ieri come oggi, al contesto urbano che la esprime. Spesso attraverso la ricchezza di quella contaminazione e fusione di codici e linguaggi differenti che è da sempre un grande patrimonio della nostra cultura.
L’intero programma degli “Incontri sul dialetto”, che proseguiranno fino al 26 maggio, è consultabile sul sito fondazionecampaniadeifestival.it.