A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Oscar Damiani, procuratore sportivo ed ex calciatore, fra le tante, di Napoli e Juventus:
Il Milan sta migliorando col cambio di allenatore?
“Qualcosa di meglio si vede, soprattutto sul piano del gioco. Poi, se arrivano anche i risultati, tanto di guadagnato. La squadra ha dei difetti, francamente non è che possiamo aspettarci chissà cosa: non è a livello, secondo me, di vincere un campionato o competere con squadre come il Napoli, per intenderci. Però ha ragazzi giovani e un allenatore che finalmente ha dato un indirizzo, un gioco, un'identità alla squadra, e questo è molto importante. Ovviamente, nel calcio le motivazioni sono tutto. Forse i ragazzi, con il cambio di allenatore, hanno trovato quel quid in più dal punto di vista mentale per dare qualcosa in più alla maglia rossonera, ma non sono tutto. Servono anche i campioni. Se sei motivato ma non hai qualità, non vai da nessuna parte. Non è il caso del Milan, ovviamente, ma oltre a Leão, francamente non vedo molti campioni. È vero che ora è rientrato Maignan e c’è Theo Hernández, ma quest’ultimo è un campione a metà: davanti è formidabile, ma dietro è spesso disastroso. I suoi errori, purtroppo, la squadra a volte li paga".
Spostiamo il focus sulla Juventus. Qual è il problema che sta portando ad un eccessivo numero di pareggi?
“È evidente che la Juventus abbia manifestato qualche difficoltà, e questo da tempo, non certo da oggi. Non è giusto imputare tutte le colpe a Thiago Motta, che comunque sta facendo il suo. Troppe partite altalenanti: un tempo bene, un tempo meno bene. Lui è un grande allenatore, ma non può fare miracoli. La società, però, sta lavorando bene e tornerà ad essere competitiva. Quest’anno, però, se tutto andrà bene, dovrà accontentarsi di un quarto posto. È sicuramente l’inizio di un nuovo progetto, un tentativo di rivoluzione. Ha bisogno di tempo e fiducia".
Passando al Napoli, sabato ci sarà un banco di prova importante per Antonio Conte, dopo la bellissima vittoria a Bergamo?
“Certamente è una partita importante, ma non decisiva. Lo è più per la Juventus, che è indietro, che per il Napoli, che è davanti. Antonio Conte, secondo me, è il miglior allenatore al mondo oggi. Riesce a dare alla squadra un gioco, un'identità e una grinta che aveva anche in campo da calciatore. Ha una società forte alle spalle, con un presidente e collaboratori che lavorano in modo eccellente. Anche De Laurentiis, nel suo ruolo, è forte. Ma in campo ci vanno i giocatori, e lui li allena in modo straordinario. Conte è formidabile non solo tatticamente e tecnicamente, ma anche mediaticamente, è importante anche quello. Anche se i giornali e le interviste non fanno i gol, è fondamentale dare identità e spirito alla squadra e all'ambiente. Conte è un motivatore straordinario, vive le partite come se fosse in campo".
Considerando Conte il miglior allenatore in circolazione e il Napoli una grandissima società, se gli azzurri non dovessero vincere lo scudetto quest’anno, sarebbe un fallimento?
“Fallimento no, ma sarebbe una delusione. Il Napoli è certamente la squadra più attrezzata in questo momento. Sarà una grande lotta con l’Inter, che è altrettanto forte e di alto livello, sia per rosa che per società. Vedo una sfida a due tra Napoli e Inter. L’Atalanta resta un po’ più lontana, anche se ha fatto grandi cose con la famiglia Percassi. Poi, come sempre, a volte vincere dipende anche da un colpo di fortuna. Vedremo".
Per sostituire Kvaratskhelia al Napoli, chi vedrebbe meglio tra Alejandro Garnacho e Karim Adeyemi?
“Bella domanda. Un altro come Kvaratskhelia non si trova facilmente. Garnacho mi sembra un ragazzo interessante e potrebbe fare al caso del Napoli, ma spetta ai dirigenti decidere. Loro sono più bravi di me. Dico che Garnacho, nei contesti stretti come quelli del calcio italiano, potrebbe essere più decisivo. Anche Adeyemi, con la sua gamba, sarebbe un ottimo acquisto. Dipende da cosa cerca la squadra".
di Napoli Magazine
23/01/2025 - 11:27
A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Oscar Damiani, procuratore sportivo ed ex calciatore, fra le tante, di Napoli e Juventus:
Il Milan sta migliorando col cambio di allenatore?
“Qualcosa di meglio si vede, soprattutto sul piano del gioco. Poi, se arrivano anche i risultati, tanto di guadagnato. La squadra ha dei difetti, francamente non è che possiamo aspettarci chissà cosa: non è a livello, secondo me, di vincere un campionato o competere con squadre come il Napoli, per intenderci. Però ha ragazzi giovani e un allenatore che finalmente ha dato un indirizzo, un gioco, un'identità alla squadra, e questo è molto importante. Ovviamente, nel calcio le motivazioni sono tutto. Forse i ragazzi, con il cambio di allenatore, hanno trovato quel quid in più dal punto di vista mentale per dare qualcosa in più alla maglia rossonera, ma non sono tutto. Servono anche i campioni. Se sei motivato ma non hai qualità, non vai da nessuna parte. Non è il caso del Milan, ovviamente, ma oltre a Leão, francamente non vedo molti campioni. È vero che ora è rientrato Maignan e c’è Theo Hernández, ma quest’ultimo è un campione a metà: davanti è formidabile, ma dietro è spesso disastroso. I suoi errori, purtroppo, la squadra a volte li paga".
Spostiamo il focus sulla Juventus. Qual è il problema che sta portando ad un eccessivo numero di pareggi?
“È evidente che la Juventus abbia manifestato qualche difficoltà, e questo da tempo, non certo da oggi. Non è giusto imputare tutte le colpe a Thiago Motta, che comunque sta facendo il suo. Troppe partite altalenanti: un tempo bene, un tempo meno bene. Lui è un grande allenatore, ma non può fare miracoli. La società, però, sta lavorando bene e tornerà ad essere competitiva. Quest’anno, però, se tutto andrà bene, dovrà accontentarsi di un quarto posto. È sicuramente l’inizio di un nuovo progetto, un tentativo di rivoluzione. Ha bisogno di tempo e fiducia".
Passando al Napoli, sabato ci sarà un banco di prova importante per Antonio Conte, dopo la bellissima vittoria a Bergamo?
“Certamente è una partita importante, ma non decisiva. Lo è più per la Juventus, che è indietro, che per il Napoli, che è davanti. Antonio Conte, secondo me, è il miglior allenatore al mondo oggi. Riesce a dare alla squadra un gioco, un'identità e una grinta che aveva anche in campo da calciatore. Ha una società forte alle spalle, con un presidente e collaboratori che lavorano in modo eccellente. Anche De Laurentiis, nel suo ruolo, è forte. Ma in campo ci vanno i giocatori, e lui li allena in modo straordinario. Conte è formidabile non solo tatticamente e tecnicamente, ma anche mediaticamente, è importante anche quello. Anche se i giornali e le interviste non fanno i gol, è fondamentale dare identità e spirito alla squadra e all'ambiente. Conte è un motivatore straordinario, vive le partite come se fosse in campo".
Considerando Conte il miglior allenatore in circolazione e il Napoli una grandissima società, se gli azzurri non dovessero vincere lo scudetto quest’anno, sarebbe un fallimento?
“Fallimento no, ma sarebbe una delusione. Il Napoli è certamente la squadra più attrezzata in questo momento. Sarà una grande lotta con l’Inter, che è altrettanto forte e di alto livello, sia per rosa che per società. Vedo una sfida a due tra Napoli e Inter. L’Atalanta resta un po’ più lontana, anche se ha fatto grandi cose con la famiglia Percassi. Poi, come sempre, a volte vincere dipende anche da un colpo di fortuna. Vedremo".
Per sostituire Kvaratskhelia al Napoli, chi vedrebbe meglio tra Alejandro Garnacho e Karim Adeyemi?
“Bella domanda. Un altro come Kvaratskhelia non si trova facilmente. Garnacho mi sembra un ragazzo interessante e potrebbe fare al caso del Napoli, ma spetta ai dirigenti decidere. Loro sono più bravi di me. Dico che Garnacho, nei contesti stretti come quelli del calcio italiano, potrebbe essere più decisivo. Anche Adeyemi, con la sua gamba, sarebbe un ottimo acquisto. Dipende da cosa cerca la squadra".