A MENTE FREDDA
A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Any given sunday: la lezione di vita di Tony D’Amato, Alberto Bucci e Carlo Ancelotti"
13.03.2019 00:13 di Napoli Magazine

NAPOLI - Nel 1999 Oliver Stone firma una delle pellicole più belle, almeno per chi ama lo Sport vero.

 

Il film, “Any given sunday” (Ogni maledetta domenica), è un racconto molto duro sul mondo del football americano, protagonista è il coach Tony D’Amato, interpretato da un gigantesco Al Pacino (quanta Italia…), la scena clou è il famoso discorso alla squadra, una sorta di Vangelo per chi crede che la vittoria sia la cosa più importante, a prescindere da come ci si arrivi.

 

Ma mai interpretazione fu più sbagliata.

 

Quel discorso, in realtà, vuole trasmettere ben altro, tutto condensato in 53 lettere: “…si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini…”.

 

Alberto Bucci è un monumento, prima ancora che al Basket, allo Sport tutto, quello vero e sano. E non soltanto italiano.

 

Alberto Bucci se n’è andato sabato scorso, consumato da un male incurabile, che aveva affrontato alla sua maniera, vivendo intensamente e gioiosamente quanto gli rimaneva da vivere.

 

Alla sua maniera, casomai a tavola, davanti ad un buon bicchiere di lambrusco, come amava fare prima da allenatore e poi da presidente delleV nere”, Bucci ha sempre cercato di imprimere nella testa (e nel cuore) di atleti e dirigenti, la stessa lezione di Tony D’Amato.

 

E proprio a tavola Alberto Bucci comunica agli amici il suo amaro, inesorabile destino. Il suo è un discorso da Oscar, dice: “Io nella mia vita non mi ricordo i risultati, ma delle persone con cui sono stato insieme, quelle non si dimenticano mai...”, una frase, senza dubbio alcuno, l’eredità morale del grande Uomo, che ha sempre anteposto il rispetto e l’umanità al profitto a tutti i costi.

 

Il 6 marzo scorso, Carlo Ancelotti, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Napoli-Salisburgo, a chi gli chiedeva perché in Italia (e non solo), oramai contasse solo vincere, sempre e a tutti i costi, rispose: “Mah, più che rispondere io, dovreste rispondere voi a questa domanda… voi… perché conta solo il risultato?”, una risposta-domanda detta tra i denti stretti di un sorriso molto amaro, che lasciò in silenzio la platea di colleghi.

 

Carlo Ancelotti era molto amico di Alberto Bucci, del quale condivideva filosofia di vita e di sport (la cosa più importante tra quelle meno importanti) e gli ho creduto quando ha motivato la sua assenza in conferenza stampa dopo il brutto pareggio di Reggio Emilia, con il sincero dolore per l’amico scomparso.

 

Ma cosa hanno in comune i due personaggi veri con quello finto”?

 

Sono tutti e tre sportivi vincenti ed affermati, che credono nel lavoro, nel sacrificio ma soprattutto nel rapporto umano.

 

Vi starete chiedendo cosa hanno di speciale, bene, è tutto concentrato in quelle tre frasi, che valgono tanto nella vita quanto nello sport, ovvero, non conta “quanto” ma “COME”.

 

Infine. Ho scritto mentre si giocava Juventus-Atletico Madrid, ma alle gesta di CR7 e co. ho preferitoMERAVIGLIE, la penisola dei tesori”, alla “cultura della vittoria senza scrupoli” ho preferito che “a vincere fosse la Cultura”.

 

Alla prossima…

 

 

 

 

 

Michele Sibilla

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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di Napoli Magazine

13/03/2024 - 00:13

NAPOLI - Nel 1999 Oliver Stone firma una delle pellicole più belle, almeno per chi ama lo Sport vero.

 

Il film, “Any given sunday” (Ogni maledetta domenica), è un racconto molto duro sul mondo del football americano, protagonista è il coach Tony D’Amato, interpretato da un gigantesco Al Pacino (quanta Italia…), la scena clou è il famoso discorso alla squadra, una sorta di Vangelo per chi crede che la vittoria sia la cosa più importante, a prescindere da come ci si arrivi.

 

Ma mai interpretazione fu più sbagliata.

 

Quel discorso, in realtà, vuole trasmettere ben altro, tutto condensato in 53 lettere: “…si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini…”.

 

Alberto Bucci è un monumento, prima ancora che al Basket, allo Sport tutto, quello vero e sano. E non soltanto italiano.

 

Alberto Bucci se n’è andato sabato scorso, consumato da un male incurabile, che aveva affrontato alla sua maniera, vivendo intensamente e gioiosamente quanto gli rimaneva da vivere.

 

Alla sua maniera, casomai a tavola, davanti ad un buon bicchiere di lambrusco, come amava fare prima da allenatore e poi da presidente delleV nere”, Bucci ha sempre cercato di imprimere nella testa (e nel cuore) di atleti e dirigenti, la stessa lezione di Tony D’Amato.

 

E proprio a tavola Alberto Bucci comunica agli amici il suo amaro, inesorabile destino. Il suo è un discorso da Oscar, dice: “Io nella mia vita non mi ricordo i risultati, ma delle persone con cui sono stato insieme, quelle non si dimenticano mai...”, una frase, senza dubbio alcuno, l’eredità morale del grande Uomo, che ha sempre anteposto il rispetto e l’umanità al profitto a tutti i costi.

 

Il 6 marzo scorso, Carlo Ancelotti, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Napoli-Salisburgo, a chi gli chiedeva perché in Italia (e non solo), oramai contasse solo vincere, sempre e a tutti i costi, rispose: “Mah, più che rispondere io, dovreste rispondere voi a questa domanda… voi… perché conta solo il risultato?”, una risposta-domanda detta tra i denti stretti di un sorriso molto amaro, che lasciò in silenzio la platea di colleghi.

 

Carlo Ancelotti era molto amico di Alberto Bucci, del quale condivideva filosofia di vita e di sport (la cosa più importante tra quelle meno importanti) e gli ho creduto quando ha motivato la sua assenza in conferenza stampa dopo il brutto pareggio di Reggio Emilia, con il sincero dolore per l’amico scomparso.

 

Ma cosa hanno in comune i due personaggi veri con quello finto”?

 

Sono tutti e tre sportivi vincenti ed affermati, che credono nel lavoro, nel sacrificio ma soprattutto nel rapporto umano.

 

Vi starete chiedendo cosa hanno di speciale, bene, è tutto concentrato in quelle tre frasi, che valgono tanto nella vita quanto nello sport, ovvero, non conta “quanto” ma “COME”.

 

Infine. Ho scritto mentre si giocava Juventus-Atletico Madrid, ma alle gesta di CR7 e co. ho preferitoMERAVIGLIE, la penisola dei tesori”, alla “cultura della vittoria senza scrupoli” ho preferito che “a vincere fosse la Cultura”.

 

Alla prossima…

 

 

 

 

 

Michele Sibilla

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com