Mister Z
MR Z - Napoli, prendila così: non possiamo farne un dramma!
30.04.2019 18:16 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ottenuta la matematica qualificazione alla Champions League, il campionato del Napoli - e con esso l'intera stagione agonistica - si può dire concluso. A voler essere cavillosi, mancherebbe un ultimo traguardo, ma quasi del tutto irrilevante, cioè la conquista del secondo posto alle spalle del Juventus. Ma come mi diceva di continuo un mio amico dell'ambiente della scherma, quando svolgevo il ruolo di presidente del Club Scherma Napoli, dei secondi non si ricorda nessuno, conta soltanto il vincitore. Mettere la testa davanti all'Inter sulla linea del traguardo è in ogni caso una questione di principio: dopo essere stati in quella posizione per tutta la durata del torneo darebbe un po' fastidio farsi sorpassare proprio in dirittura d'arrivo. In ogni caso 8 punti di vantaggio su un totale di 12 a disposizione rappresentano un margina di sicurezza e, dunque, il piazzamento d'onore non dovrebbe sfuggire. Addirittura la conquista matematica potrebbe arrivare già domenica prossima, se il Napoli dovesse battere il Cagliari al San Paolo e i nerazzurri non riuscissero a superare l'Udinese alla Dacia Arena. L'analisi della stagione che sta per concludersi mi sembra semplice e non è necessario, per esplicitarla, andare alla ricerca di chissà quali verità nascoste. Il Napoli è ancora troppo intriso di sarrismo e Ancelotti non è riuscito a modificare radicalmente questo aspetto come probabilmente avrebbe voluto. A mio parere l'annata si può dividere in due fasi distinte: quella del prima e quella del dopo Hamsik. Lo slovacco, nella nuova posizione in cui lo aveva 'inventato' Ancelotti, costretto a dover sostituire Jorginho in un ruolo-cardine della squadra, aveva rappresentato per il Napoli ciò che a suo tempo era riuscito a fare Ciccio Romano all'epoca di Maradona, vale a dire l'equilibratore del gioco. La cessione di Hamsik è stato il grande errore della società e anche di Ancelotti che sicuramente lo ha avallato. Non doveva andar via. La riconoscenza è un conto, l'interesse supremo, la ragione di Stato sono cosa ben diversa. La squadra (anche per la contemporanea eliminazione dal gioco di Albiol per infortunio) ha perso equilibrio, è mancato il catalizzatore del gioco, si sono smarriti i punti di riferimento, non si è vista più nei suoi fondamentali la manovra scintillante che era stato il marchio di fabbrica di Sarri e che era continuata con Ancelotti. L'aver perso tutti assieme Jorginho, Hamsik e Albiol ha cambiato i connotati della squadra. Tutto qua. Prendersela con Ancelotti o, peggio ancora, con Insigne o con Albiol è inutile e puerile al tempo stesso. La società ha sbagliato, l'allenatore ha sbagliato. Punto. Tanto anche se non ci fosse stata quella dolorosa cessione la Juventus avrebbe vinto lo stesso lo scudetto e il Napoli difficilmente avrebbe conquistato l'Europa League. Ora bisogna pensare al prossimo anno. La società deve dare la possibilità ad Ancelotti di veder costruire attorno a sé una squadra con le caratteristiche che lui richiede. Serve una svolta. Ci vogliono quattro o cinque innesti in ruoli determinanti. L'era di Sarri è finita (facciamocene tutti una ragione), quella di Ancelotti deve ancora cominciare. E' arrivato il momento di lavorare ventre a terra sul mercato, altrimenti non sapremo mai se l'allenatore più titolato d'Europa potrà lasciare il segno anche in questa città.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

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30/04/2024 - 18:16

NAPOLI - Ottenuta la matematica qualificazione alla Champions League, il campionato del Napoli - e con esso l'intera stagione agonistica - si può dire concluso. A voler essere cavillosi, mancherebbe un ultimo traguardo, ma quasi del tutto irrilevante, cioè la conquista del secondo posto alle spalle del Juventus. Ma come mi diceva di continuo un mio amico dell'ambiente della scherma, quando svolgevo il ruolo di presidente del Club Scherma Napoli, dei secondi non si ricorda nessuno, conta soltanto il vincitore. Mettere la testa davanti all'Inter sulla linea del traguardo è in ogni caso una questione di principio: dopo essere stati in quella posizione per tutta la durata del torneo darebbe un po' fastidio farsi sorpassare proprio in dirittura d'arrivo. In ogni caso 8 punti di vantaggio su un totale di 12 a disposizione rappresentano un margina di sicurezza e, dunque, il piazzamento d'onore non dovrebbe sfuggire. Addirittura la conquista matematica potrebbe arrivare già domenica prossima, se il Napoli dovesse battere il Cagliari al San Paolo e i nerazzurri non riuscissero a superare l'Udinese alla Dacia Arena. L'analisi della stagione che sta per concludersi mi sembra semplice e non è necessario, per esplicitarla, andare alla ricerca di chissà quali verità nascoste. Il Napoli è ancora troppo intriso di sarrismo e Ancelotti non è riuscito a modificare radicalmente questo aspetto come probabilmente avrebbe voluto. A mio parere l'annata si può dividere in due fasi distinte: quella del prima e quella del dopo Hamsik. Lo slovacco, nella nuova posizione in cui lo aveva 'inventato' Ancelotti, costretto a dover sostituire Jorginho in un ruolo-cardine della squadra, aveva rappresentato per il Napoli ciò che a suo tempo era riuscito a fare Ciccio Romano all'epoca di Maradona, vale a dire l'equilibratore del gioco. La cessione di Hamsik è stato il grande errore della società e anche di Ancelotti che sicuramente lo ha avallato. Non doveva andar via. La riconoscenza è un conto, l'interesse supremo, la ragione di Stato sono cosa ben diversa. La squadra (anche per la contemporanea eliminazione dal gioco di Albiol per infortunio) ha perso equilibrio, è mancato il catalizzatore del gioco, si sono smarriti i punti di riferimento, non si è vista più nei suoi fondamentali la manovra scintillante che era stato il marchio di fabbrica di Sarri e che era continuata con Ancelotti. L'aver perso tutti assieme Jorginho, Hamsik e Albiol ha cambiato i connotati della squadra. Tutto qua. Prendersela con Ancelotti o, peggio ancora, con Insigne o con Albiol è inutile e puerile al tempo stesso. La società ha sbagliato, l'allenatore ha sbagliato. Punto. Tanto anche se non ci fosse stata quella dolorosa cessione la Juventus avrebbe vinto lo stesso lo scudetto e il Napoli difficilmente avrebbe conquistato l'Europa League. Ora bisogna pensare al prossimo anno. La società deve dare la possibilità ad Ancelotti di veder costruire attorno a sé una squadra con le caratteristiche che lui richiede. Serve una svolta. Ci vogliono quattro o cinque innesti in ruoli determinanti. L'era di Sarri è finita (facciamocene tutti una ragione), quella di Ancelotti deve ancora cominciare. E' arrivato il momento di lavorare ventre a terra sul mercato, altrimenti non sapremo mai se l'allenatore più titolato d'Europa potrà lasciare il segno anche in questa città.

 

 

Mario Zaccaria

 

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