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MR Z - Napoli, Luciano Spalletti e tutte le soluzioni tattiche al vaglio
21.04.2023 23:59 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ormai è diventata un’abitudine. Tutti – grandi e piccoli – hanno imparato la lezione. Come giocare contro il Napoli? Semplice: basta mettere il pullman davanti alla porta, bloccare con raddoppi e triplicazioni di marcatura gli attaccanti di Spalletti e puntare tutto sul contropiede. Chi ha poi la fortuna di avere in squadra un velocista (tipo Leao, per intenderci) ha maggiori possibilità che questa tattica finisca per avere successo. Lo si è chiaramente visto in occasione delle partite giocate nell’ultimo scorcio di stagione con il Milan, ma non solo. La prima sconfitta in campionato, quella di San Siro contro l’Inter nel mese di gennaio alla ripresa del torneo dopo la sosta per il Mondiale in Qatar, aveva avuto le stesse identiche caratteristiche. Insomma il Napoli fa la partita, mantiene il possesso palla mentre le avversarie pensano solo a difendersi e a contrattaccare solo se e quando se ne presenta l’occasione. Questo atteggiamento un tempo riguardava solo le ‘piccole’ squadre che si presentavano al cospetto di una formazione più forte e che non avevano altra scelta se non quella di impostare la partita organizzando davanti alla propria porta quello che una volta si chiamava semplicemente catenaccio e che oggi ha assunto nomi più altisonanti o più esotici, a seconda di chi li definisce. Ma il contenuto è sempre lo stesso. Basti pensare a ciò che stato capace di combinare il Milan nel ritorno di Champions al ‘Maradona’: Osimhen, Kvara e Politano (Lozano dopo il fallaccio subito da quest’ultimo e peraltro non sanzionato) sempre circondati da due e anche da tre avversari. E’ una tattica, un modo di giocare, una strategia e come tale va rispettata, anche se quando le squadre italiane l’applicavano sistematicamente, in Europa venivano derise e sbeffeggiate. Ma questo non conta. Ciò che invece è importante è capire come ci si debba difendere da questa che ormai è diventata una moda, un andazzo irreversibile di fronte al quale è necessario trovare con urgenza delle contromisure. Spalletti, dunque, è chiamato a inventarsi qualcosa, a modificare le strategie tattiche della squadra per evitare che questo finale di stagione ci riservi brutte sorprese. Il rimedio più semplice che mi viene in mente è quello di adattarsi al catenaccio delle avversarie, snaturando il gioco della squadra, costringendola ad aspettare nella propria metà campo, senza accanirsi nella pressione offensiva, senza continuare nel far girare inutilmente la palla da un lato all’altro, venendo costretta a cercare sfoghi sulle fasce laterali del terreno di gioco e, quando è impossibile farlo, a ricominciare la manovra passando la palla indietro. Amor con amor si paga. Voi puntate sul non gioco, sulla distruzione? E io faccio altrettanto, vediamo così alla fine chi la spunta! Mi rendo conto che cambiare a fine stagione i connotati tattici di una squadra non è cosa da poco e non è neppure semplice come bere un bicchiere d’acqua. Ma qualche contromisura si dovrà pure trovarla perché diversamente si corre il serio rischio di continuare a vedere partite in cui l’attacco azzurro finisce per sbattere la testa contro…il pullman, salvo poi farsi infilare da un contropiede e uscire dal campo con le ossa rotte.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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21/04/2024 - 23:59

NAPOLI - Ormai è diventata un’abitudine. Tutti – grandi e piccoli – hanno imparato la lezione. Come giocare contro il Napoli? Semplice: basta mettere il pullman davanti alla porta, bloccare con raddoppi e triplicazioni di marcatura gli attaccanti di Spalletti e puntare tutto sul contropiede. Chi ha poi la fortuna di avere in squadra un velocista (tipo Leao, per intenderci) ha maggiori possibilità che questa tattica finisca per avere successo. Lo si è chiaramente visto in occasione delle partite giocate nell’ultimo scorcio di stagione con il Milan, ma non solo. La prima sconfitta in campionato, quella di San Siro contro l’Inter nel mese di gennaio alla ripresa del torneo dopo la sosta per il Mondiale in Qatar, aveva avuto le stesse identiche caratteristiche. Insomma il Napoli fa la partita, mantiene il possesso palla mentre le avversarie pensano solo a difendersi e a contrattaccare solo se e quando se ne presenta l’occasione. Questo atteggiamento un tempo riguardava solo le ‘piccole’ squadre che si presentavano al cospetto di una formazione più forte e che non avevano altra scelta se non quella di impostare la partita organizzando davanti alla propria porta quello che una volta si chiamava semplicemente catenaccio e che oggi ha assunto nomi più altisonanti o più esotici, a seconda di chi li definisce. Ma il contenuto è sempre lo stesso. Basti pensare a ciò che stato capace di combinare il Milan nel ritorno di Champions al ‘Maradona’: Osimhen, Kvara e Politano (Lozano dopo il fallaccio subito da quest’ultimo e peraltro non sanzionato) sempre circondati da due e anche da tre avversari. E’ una tattica, un modo di giocare, una strategia e come tale va rispettata, anche se quando le squadre italiane l’applicavano sistematicamente, in Europa venivano derise e sbeffeggiate. Ma questo non conta. Ciò che invece è importante è capire come ci si debba difendere da questa che ormai è diventata una moda, un andazzo irreversibile di fronte al quale è necessario trovare con urgenza delle contromisure. Spalletti, dunque, è chiamato a inventarsi qualcosa, a modificare le strategie tattiche della squadra per evitare che questo finale di stagione ci riservi brutte sorprese. Il rimedio più semplice che mi viene in mente è quello di adattarsi al catenaccio delle avversarie, snaturando il gioco della squadra, costringendola ad aspettare nella propria metà campo, senza accanirsi nella pressione offensiva, senza continuare nel far girare inutilmente la palla da un lato all’altro, venendo costretta a cercare sfoghi sulle fasce laterali del terreno di gioco e, quando è impossibile farlo, a ricominciare la manovra passando la palla indietro. Amor con amor si paga. Voi puntate sul non gioco, sulla distruzione? E io faccio altrettanto, vediamo così alla fine chi la spunta! Mi rendo conto che cambiare a fine stagione i connotati tattici di una squadra non è cosa da poco e non è neppure semplice come bere un bicchiere d’acqua. Ma qualche contromisura si dovrà pure trovarla perché diversamente si corre il serio rischio di continuare a vedere partite in cui l’attacco azzurro finisce per sbattere la testa contro…il pullman, salvo poi farsi infilare da un contropiede e uscire dal campo con le ossa rotte.

 

 

Mario Zaccaria

 

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