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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Ringhio va avanti per la sua strada"
31.01.2021 16:40 di Napoli Magazine

NAPOLI - Visti e non visti. Si aggirano tra le ombre di Castel Volturno: Mazzari, Benitez, Sarri, Ancelotti e Juric, Spalletti, Italiano, Allegri e De Zerbi, vecchi e nuovi fantasmi a turbare e a mettere a dura prova gli animi inquietati di Gattuso e dei suoi giocatori. Saranno bastati dolci suadenti pensieri espressi, parlati e scritti per riportare unità e pace tra le boscaglie di Castel Volturno? A qualcosa sì, se non altro a dare uno scossone ad un ambiente giù di corda e con il morale mortalmente trafitto e afflitto dopo Verona, tanto da determinare la squillante carica nel primo tempo contro i giovanottini dello Spezia. La reazione in positivo comunque c’è stata, ed anche nella seconda parte – e non è una questione di modulo - quando gli azzurri pur cedendo il campo e il gioco e in parte il risultato, non hanno mollato, chiudendo la gara con un bel passo avanti nell’unità di squadra, con la conquista della semifinale di Coppa Italia. Ben venga, naturalmente, anche se l’ambiente continua a storcere il muso mentre restano in agguato e sul chi vive quelli che hanno aperte le ostilità con Ringhio Gattuso e conducono la battaglia – chi in maniera palese e chi sotterranea - affinchè dia le dimissioni. Gattuso a sua volta – come quando si rivolge alla squadra – ha annusato l’aria e si è reso conto del pericolo che corre. Ed è solo contro tutti, o quasi tutti. La squadra è con lui, comunque. Vogliono la sua testa – qualcuno in particolare - ma difficilmente l’avranno perché Ringhio non ha nessuna intenzione di dimettersi e non c’è la sensazione che sia il club a metterlo alla porta, a meno che non accada un patatrack. Di certo è che non può esplodere improvvisamente la situazione che stiamo vivendo tutti, mister prima di qualsiasi altro: non è possibile che terze parti invitino l’allenatore ad andarsene, è contro ogni logica e non è nei contenuti reali di una vicenda che – se ne ha la sensazione – sia stata avvelenata al di là della marcia discontinua nei risultati e nelle prestazioni della squadra che sta ballando per tanti e tanti obiettivi. Squadra che pur vantando calciatori di buonissima qualità, non vanta invece giocatori di grande carattere e personalità, oltre che doppioni eccessivi in qualche ruolo, la squadra degli ammutinati, non dimentichiamolo, semplicemente per renderci conto di quanto sia stato operativo il tecnico calabrese che può vantare una posizione importante in classifica. Va da sé, malgrado le belle parole che hanno il sapore di un copione obbligato, l’avventura tra Gattuso e il Napoli sembra destinata alla conclusione alla fine del campionato, tanto è vero che le pagine del nuovo contratto mai firmato si sono ammuffite nel cassetto della scrivania di don Aurelio, alla Filmauro, contratto che lì giace e lì dovrebbe restare. Insomma, al di là delle opinioni in un senso o nell’altro, Ringhio lo ha detto chiaramente: “Non mi dimetto”, adesso si tratta soltanto di ricucire i rapporti tra lui e lo stato maggiore azzurro, cosa piuttosto difficile, anche in vista dei prossimi e pressanti impegni di calendario che attendono la squadra su più fronti in un terribile febbraio. Intanto pensiamo al Parma. Nell’interesse di tutti.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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NAPOLI - Visti e non visti. Si aggirano tra le ombre di Castel Volturno: Mazzari, Benitez, Sarri, Ancelotti e Juric, Spalletti, Italiano, Allegri e De Zerbi, vecchi e nuovi fantasmi a turbare e a mettere a dura prova gli animi inquietati di Gattuso e dei suoi giocatori. Saranno bastati dolci suadenti pensieri espressi, parlati e scritti per riportare unità e pace tra le boscaglie di Castel Volturno? A qualcosa sì, se non altro a dare uno scossone ad un ambiente giù di corda e con il morale mortalmente trafitto e afflitto dopo Verona, tanto da determinare la squillante carica nel primo tempo contro i giovanottini dello Spezia. La reazione in positivo comunque c’è stata, ed anche nella seconda parte – e non è una questione di modulo - quando gli azzurri pur cedendo il campo e il gioco e in parte il risultato, non hanno mollato, chiudendo la gara con un bel passo avanti nell’unità di squadra, con la conquista della semifinale di Coppa Italia. Ben venga, naturalmente, anche se l’ambiente continua a storcere il muso mentre restano in agguato e sul chi vive quelli che hanno aperte le ostilità con Ringhio Gattuso e conducono la battaglia – chi in maniera palese e chi sotterranea - affinchè dia le dimissioni. Gattuso a sua volta – come quando si rivolge alla squadra – ha annusato l’aria e si è reso conto del pericolo che corre. Ed è solo contro tutti, o quasi tutti. La squadra è con lui, comunque. Vogliono la sua testa – qualcuno in particolare - ma difficilmente l’avranno perché Ringhio non ha nessuna intenzione di dimettersi e non c’è la sensazione che sia il club a metterlo alla porta, a meno che non accada un patatrack. Di certo è che non può esplodere improvvisamente la situazione che stiamo vivendo tutti, mister prima di qualsiasi altro: non è possibile che terze parti invitino l’allenatore ad andarsene, è contro ogni logica e non è nei contenuti reali di una vicenda che – se ne ha la sensazione – sia stata avvelenata al di là della marcia discontinua nei risultati e nelle prestazioni della squadra che sta ballando per tanti e tanti obiettivi. Squadra che pur vantando calciatori di buonissima qualità, non vanta invece giocatori di grande carattere e personalità, oltre che doppioni eccessivi in qualche ruolo, la squadra degli ammutinati, non dimentichiamolo, semplicemente per renderci conto di quanto sia stato operativo il tecnico calabrese che può vantare una posizione importante in classifica. Va da sé, malgrado le belle parole che hanno il sapore di un copione obbligato, l’avventura tra Gattuso e il Napoli sembra destinata alla conclusione alla fine del campionato, tanto è vero che le pagine del nuovo contratto mai firmato si sono ammuffite nel cassetto della scrivania di don Aurelio, alla Filmauro, contratto che lì giace e lì dovrebbe restare. Insomma, al di là delle opinioni in un senso o nell’altro, Ringhio lo ha detto chiaramente: “Non mi dimetto”, adesso si tratta soltanto di ricucire i rapporti tra lui e lo stato maggiore azzurro, cosa piuttosto difficile, anche in vista dei prossimi e pressanti impegni di calendario che attendono la squadra su più fronti in un terribile febbraio. Intanto pensiamo al Parma. Nell’interesse di tutti.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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