NAPOLI – Per chi suona la campana?, vattelapesca. E no, non è così. In realtà e in poche parole la campana azzurra ha soltanto bisogno di suonare e di non farsele più suonare, così come sta capitando da troppo tempo a questa parte ai campioni d’Italia in carica. E sotto questo aspetto la carica agli azzurri con inaspettata delicatezza rispetto alla consueta foto-personaggio, sta tentando di trasmetterla alla squadra di quel cuore chi finora è stato inutilmente richiamato al servizio salva-vita. Beh, si parla di Mazzarri del tutto diverso e contrario al personaggio ben noto a noi tutti. Missione fallita o ancora a carico dell’ultimo dei toscani, in fila nel variegato panorama dopo Allegri, Sarri e Spalletti e alla riscoperta di se stesso? O la va, o la spacca, il suo incarico resta complicato e difficile: il medico di famiglia ha cambiato e disegnato differenti ulteriori strategie, soprattutto caratteriali. Al momento dei fatti, i fatti auspicati finora non ci sono stati, anzi la situazione si è ingigantita rispetto a quella costruita dal precedente chauffeur. E allora che si fa? Con un mezzo sorriso sulle labbra, un colpo al cerchio e un altro al barile, cioè pugno di ferro nascosto però in una mano di velluto, nella convinzione che l’appello dettato da Mazzarri alla vigilia della battaglia con la Salernitana è principalmente rivolto alla città e al popolo azzurro che non si tirerà indietro nel collaborare nella missione di salvataggio, tra l’altro è storicamente capitato in alcune circostanze nei capitoli vissuti nel vecchio San Paolo. Insomma “Forza Napoli”, invoca Mazzarri in quella sua voce condita da inflessioni leggermente rauche e arricchita da espressioni affettuosamente sentimentali, roba da libro cuore. La promessa d’impegno del mister: “Vedrete qualcosa di diverso”, giura su una sollecitazione energica alla squadra campione che condurrà capitan Di Lorenzo e i suoi compagni alla battaglia con la Salernitana nel primo pomeriggio di oggi. In punta di piedi promesse e giuramenti, ritiro “punitivo” non è mai stato tale, ma necessario per rimescolare le carte per far risvegliare l’unità e lo spirito di corpo di un gruppo che aveva provocato sfracelli in Italia e stupito mezzo mondo. E ora che succede? Malefici i numeri della squadra che ha incantato e onorato il calcio ed ora avviata ad una lenta e progressiva agonia: Napoli che da quattro partite non segna un gol e relegato a meno venti punti dalla prima della classe, un disastro, compromessa la zona Champions: “Napoli è una piazza importante e dovete dare serenità alla gente”, uno dei principi cavalcati da Mazzarri nelle riunioni del presunto ritiro “punitivo” di Pozzuoli: d’accordo, belle parole necessarie per provocare la scossa determinante per l’inversione di tendenza. Già, ma il popolo chiede pure altre cose. E cioè: a che punto sono le operazioni necessarie e urgenti per riparare gli errori fatti? Don Aurelio volere è potere: il patron inconfessato da se stesso è rapido e veloce e si batte nelle cose che gli stanno a cuore. In altre no, va avanti napoletanamente parlando “con il classico sibemolle…”, come la nota musicale che finora si è abbassata di tono nel calciomercato azzurro.
Gianfranco Lucariello
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
13/01/2024 - 13:00
NAPOLI – Per chi suona la campana?, vattelapesca. E no, non è così. In realtà e in poche parole la campana azzurra ha soltanto bisogno di suonare e di non farsele più suonare, così come sta capitando da troppo tempo a questa parte ai campioni d’Italia in carica. E sotto questo aspetto la carica agli azzurri con inaspettata delicatezza rispetto alla consueta foto-personaggio, sta tentando di trasmetterla alla squadra di quel cuore chi finora è stato inutilmente richiamato al servizio salva-vita. Beh, si parla di Mazzarri del tutto diverso e contrario al personaggio ben noto a noi tutti. Missione fallita o ancora a carico dell’ultimo dei toscani, in fila nel variegato panorama dopo Allegri, Sarri e Spalletti e alla riscoperta di se stesso? O la va, o la spacca, il suo incarico resta complicato e difficile: il medico di famiglia ha cambiato e disegnato differenti ulteriori strategie, soprattutto caratteriali. Al momento dei fatti, i fatti auspicati finora non ci sono stati, anzi la situazione si è ingigantita rispetto a quella costruita dal precedente chauffeur. E allora che si fa? Con un mezzo sorriso sulle labbra, un colpo al cerchio e un altro al barile, cioè pugno di ferro nascosto però in una mano di velluto, nella convinzione che l’appello dettato da Mazzarri alla vigilia della battaglia con la Salernitana è principalmente rivolto alla città e al popolo azzurro che non si tirerà indietro nel collaborare nella missione di salvataggio, tra l’altro è storicamente capitato in alcune circostanze nei capitoli vissuti nel vecchio San Paolo. Insomma “Forza Napoli”, invoca Mazzarri in quella sua voce condita da inflessioni leggermente rauche e arricchita da espressioni affettuosamente sentimentali, roba da libro cuore. La promessa d’impegno del mister: “Vedrete qualcosa di diverso”, giura su una sollecitazione energica alla squadra campione che condurrà capitan Di Lorenzo e i suoi compagni alla battaglia con la Salernitana nel primo pomeriggio di oggi. In punta di piedi promesse e giuramenti, ritiro “punitivo” non è mai stato tale, ma necessario per rimescolare le carte per far risvegliare l’unità e lo spirito di corpo di un gruppo che aveva provocato sfracelli in Italia e stupito mezzo mondo. E ora che succede? Malefici i numeri della squadra che ha incantato e onorato il calcio ed ora avviata ad una lenta e progressiva agonia: Napoli che da quattro partite non segna un gol e relegato a meno venti punti dalla prima della classe, un disastro, compromessa la zona Champions: “Napoli è una piazza importante e dovete dare serenità alla gente”, uno dei principi cavalcati da Mazzarri nelle riunioni del presunto ritiro “punitivo” di Pozzuoli: d’accordo, belle parole necessarie per provocare la scossa determinante per l’inversione di tendenza. Già, ma il popolo chiede pure altre cose. E cioè: a che punto sono le operazioni necessarie e urgenti per riparare gli errori fatti? Don Aurelio volere è potere: il patron inconfessato da se stesso è rapido e veloce e si batte nelle cose che gli stanno a cuore. In altre no, va avanti napoletanamente parlando “con il classico sibemolle…”, come la nota musicale che finora si è abbassata di tono nel calciomercato azzurro.
Gianfranco Lucariello
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