M' 'o vveco io
SHOW TIME di GINO RIVIECCIO: "Basta arbitri o vi porto tutti all'Aia!"
14.01.2015 23:34 di Napoli Magazine

NAPOLI - Dopo tre giorni di polemiche e fibrillazioni sono stanco di parlare dell’arbitraggio di domenica sera al San Paolo. Per cui nell’articolo che segue non troverete nessun riferimento alle malefatte della sesta arbitrale ai danni degli azzurri. Chi ha cercato di trascinarmi o cercherà di farlo ne pagherà le conseguenze sia sul piano morale che su quello civile davanti al tribunale dell’Aia. Dico solo che ieri sera sono stato a cena a casa di amici e mi ha incuriosito un bel dipinto appeso alla parte con al centro un taglio netto. Pensando si trattasse di un Fontana ho chiesto maggiori informazioni alla padrona di casa. La risposta è stata: “No Gino, qua Fontana, chist’ è nu’ posacenere: mio marito l’ha tirato ‘nfaccia a Tagliavento quanno ha annullato ‘o gol ‘o Napule e ha scassato a’ televisione“. Ma ripeto a distanza di tre giorni non mi va tornare sull’argomento, il boccone amaro è digerito, anche se il reflusso c’è ancora, né sono bastati Maalox e Gaviscon ad attenuarmelo. In particolare la scorsa notte verso le tre mi aggiravo da solo per la casa urlando: “Ma stu Bonucci come se permette e ce piglià in giro rinfacciandoci che loro sono da Champions e noi da Europa League, la stessa Europa League che a Torino l’anno scorso hanno visto solo in tv?“. Tuttavia ritengo che sia del tutto stucchevole parlare ancora degli arbitri che arbitrano la Juve, perché  è come parlare del sesso degli angeli, sarebbe come dare ragione a Totti, significherebbe negare che il Costanzo Show abbia fatto la storia della tv italiana, varrebbe a dire che Luxuria altro non è che George Clooney. Ma ripeto dopo tre giorni di aspre e sterili polemiche non voglio più tornare sull’argomento limitandomi solo a ricordare la teoria del mio vecchio professore di geometria: “Se gli antichi insegnavano in dubbio pro reo, la Figc applica il principio in  dubbio pro juve", che altro non è che il corollario di quello di Archimede-Marotta: “Una squadra immersa da anni nei diritti televisivi e negli incassi da capogiro, riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso della stessa in campionato”. Questo principio difetta invece in Europa dove i centimetri in più insieme alle cape fasciate vengono visti, dove i retropassaggi al portiere sanzionati e i cartellini gialli distribuiti senza nessuna preoccupazione di ordine psicologico. Sia che si giochi ad Atene sia a Manchester, sia a Madrid che a Torino, in Europa la Juve viene trattata come le altre. In Italia sia che si giochi a Cesena che allo Juventus Stadium, sia a Napoli che al Meazza, la Juve viene trattata come la Juve. Ma siccome ho giurato a me stesso che non voglio tornare sull’argomento non mi farò irretire da quelli che mi chiedono “Ma se Lichtesteiner fosse stato un giocatore del Cagliari o del Palermo, la sceneggiata dei rotolini scottex durata circa 27 secondi avrebbe avuto un epilogo sanzionatorio diverso?“. Ma tornare sull’arbitraggio addolora specie se si scopre che contro la Juve le regole vengono capovolte: il passaggio indietro da volontario diventa accidentale, la perdita del pallone ad opera di Buffon è causa di uno spintone, e i fuorigioco dalle parti di Lorente vengono interpretati come un segno del destino. L’altra sera Tagliavento ha fischiato così poco che pensate due metropolitane nella vicina stazione dei campi Flegrei non sono nemmeno partite. Ora però pensiamo alla Lazio e dimentichiamo Chiellini & company. Basta parlare di complotti e di moviole. Però quanto mi ha fatto girare le palle quell’arbitro lì!





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com


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NAPOLI - Dopo tre giorni di polemiche e fibrillazioni sono stanco di parlare dell’arbitraggio di domenica sera al San Paolo. Per cui nell’articolo che segue non troverete nessun riferimento alle malefatte della sesta arbitrale ai danni degli azzurri. Chi ha cercato di trascinarmi o cercherà di farlo ne pagherà le conseguenze sia sul piano morale che su quello civile davanti al tribunale dell’Aia. Dico solo che ieri sera sono stato a cena a casa di amici e mi ha incuriosito un bel dipinto appeso alla parte con al centro un taglio netto. Pensando si trattasse di un Fontana ho chiesto maggiori informazioni alla padrona di casa. La risposta è stata: “No Gino, qua Fontana, chist’ è nu’ posacenere: mio marito l’ha tirato ‘nfaccia a Tagliavento quanno ha annullato ‘o gol ‘o Napule e ha scassato a’ televisione“. Ma ripeto a distanza di tre giorni non mi va tornare sull’argomento, il boccone amaro è digerito, anche se il reflusso c’è ancora, né sono bastati Maalox e Gaviscon ad attenuarmelo. In particolare la scorsa notte verso le tre mi aggiravo da solo per la casa urlando: “Ma stu Bonucci come se permette e ce piglià in giro rinfacciandoci che loro sono da Champions e noi da Europa League, la stessa Europa League che a Torino l’anno scorso hanno visto solo in tv?“. Tuttavia ritengo che sia del tutto stucchevole parlare ancora degli arbitri che arbitrano la Juve, perché  è come parlare del sesso degli angeli, sarebbe come dare ragione a Totti, significherebbe negare che il Costanzo Show abbia fatto la storia della tv italiana, varrebbe a dire che Luxuria altro non è che George Clooney. Ma ripeto dopo tre giorni di aspre e sterili polemiche non voglio più tornare sull’argomento limitandomi solo a ricordare la teoria del mio vecchio professore di geometria: “Se gli antichi insegnavano in dubbio pro reo, la Figc applica il principio in  dubbio pro juve", che altro non è che il corollario di quello di Archimede-Marotta: “Una squadra immersa da anni nei diritti televisivi e negli incassi da capogiro, riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso della stessa in campionato”. Questo principio difetta invece in Europa dove i centimetri in più insieme alle cape fasciate vengono visti, dove i retropassaggi al portiere sanzionati e i cartellini gialli distribuiti senza nessuna preoccupazione di ordine psicologico. Sia che si giochi ad Atene sia a Manchester, sia a Madrid che a Torino, in Europa la Juve viene trattata come le altre. In Italia sia che si giochi a Cesena che allo Juventus Stadium, sia a Napoli che al Meazza, la Juve viene trattata come la Juve. Ma siccome ho giurato a me stesso che non voglio tornare sull’argomento non mi farò irretire da quelli che mi chiedono “Ma se Lichtesteiner fosse stato un giocatore del Cagliari o del Palermo, la sceneggiata dei rotolini scottex durata circa 27 secondi avrebbe avuto un epilogo sanzionatorio diverso?“. Ma tornare sull’arbitraggio addolora specie se si scopre che contro la Juve le regole vengono capovolte: il passaggio indietro da volontario diventa accidentale, la perdita del pallone ad opera di Buffon è causa di uno spintone, e i fuorigioco dalle parti di Lorente vengono interpretati come un segno del destino. L’altra sera Tagliavento ha fischiato così poco che pensate due metropolitane nella vicina stazione dei campi Flegrei non sono nemmeno partite. Ora però pensiamo alla Lazio e dimentichiamo Chiellini & company. Basta parlare di complotti e di moviole. Però quanto mi ha fatto girare le palle quell’arbitro lì!





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