NAPOLI - Lui non è come gli altri. Lui è l’uomo al quale sia Mazzarri che i preoccupati tifosi hanno rilasciato la patente di leader: la scuola guida l’ha fatta in questi anni a Napoli dove con i suoi gol pesanti ci ha permesso di vincere uno scudetto e onorare le competizioni europee. Col colorato capello, ben posizionato nel cuore dell’attacco, a pochi passi dalla Cattedrale di Kvaraskelia e dall’Opera House di Anguissa, questo campione nigeriano è dotato di 46 cambi tattici, televisione con collegamento cavo, minibar, vista panoramica sulle difese avversarie, accesso gratuito ad internet tramite Wireless-LAN e soprattutto un look in testa che capta anche radio Theran e Al-Jazeera. Consigliato da tutti i tour operator e corteggiato dalle maggiori società tra cui Manchester e Psg, è dotato persino di un angolo internet gratuito dal quale fa partire le sue giocate grazie anche al wireless lan incorporato. Ha un enorme difetto però: è entrato sì nel cuore dei napoletani, ma non ha trovato posto in prima classe, rimanendo confinato nella parte superficiale del miocardio. Le intemperanze verbali, unite a qualche comportamento non proprio rispettoso, lo hanno sempre messo un gradino dietro rispetto non dico ai Careca e ai Maradona, ma anche ai Giordano, ai Carnevale, ai Bagni, ai Bruscolotti agli Hamsik e ai Lavezzi. Cioè la gente gli vuole bene per carità, ma non si toglierebbe le tonsille per lui. Come se avesse fiutato sin dall’inizio che questo giovane e bellicoso ariete, non si sarebbe mai legato fino in fondo a una terra che pure lo ha consacrato e dato notorietà. Anche l’ultimo episodio, l’ennesimo ritorno ritardato dopo la coppa d’Africa, fa propendere per questa tesi. Il saperlo ormai a giugno in un attico vista torre Eiffel, fa tutto il resto. Eppure il ragazzo della periferia di Lagos dovrebbe tenere a cuore le sorti di una squadra che lo ha reso campione. Sabato pomeriggio ci aspetta una sfida molto delicata al Maradona che in caso di mancata vittoria, potrebbe gettare negli abissi morale e classifica. Ha giocato la finale domenica scorsa, probabilmente arriverà in tempo per sedersi in tribuna o in panchina a guardare i suoi compagni svenarsi contro il Genoa. Forse la veduta della torre Eiffel fredda e in ferro battuto, è la prospettiva più adatta dalla quale guardare il resto della vita, lontano dai clamori e dalle trepide attese di chi crede che il colore della maglia generi ancora un sentimento.
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
15/02/2024 - 15:00
NAPOLI - Lui non è come gli altri. Lui è l’uomo al quale sia Mazzarri che i preoccupati tifosi hanno rilasciato la patente di leader: la scuola guida l’ha fatta in questi anni a Napoli dove con i suoi gol pesanti ci ha permesso di vincere uno scudetto e onorare le competizioni europee. Col colorato capello, ben posizionato nel cuore dell’attacco, a pochi passi dalla Cattedrale di Kvaraskelia e dall’Opera House di Anguissa, questo campione nigeriano è dotato di 46 cambi tattici, televisione con collegamento cavo, minibar, vista panoramica sulle difese avversarie, accesso gratuito ad internet tramite Wireless-LAN e soprattutto un look in testa che capta anche radio Theran e Al-Jazeera. Consigliato da tutti i tour operator e corteggiato dalle maggiori società tra cui Manchester e Psg, è dotato persino di un angolo internet gratuito dal quale fa partire le sue giocate grazie anche al wireless lan incorporato. Ha un enorme difetto però: è entrato sì nel cuore dei napoletani, ma non ha trovato posto in prima classe, rimanendo confinato nella parte superficiale del miocardio. Le intemperanze verbali, unite a qualche comportamento non proprio rispettoso, lo hanno sempre messo un gradino dietro rispetto non dico ai Careca e ai Maradona, ma anche ai Giordano, ai Carnevale, ai Bagni, ai Bruscolotti agli Hamsik e ai Lavezzi. Cioè la gente gli vuole bene per carità, ma non si toglierebbe le tonsille per lui. Come se avesse fiutato sin dall’inizio che questo giovane e bellicoso ariete, non si sarebbe mai legato fino in fondo a una terra che pure lo ha consacrato e dato notorietà. Anche l’ultimo episodio, l’ennesimo ritorno ritardato dopo la coppa d’Africa, fa propendere per questa tesi. Il saperlo ormai a giugno in un attico vista torre Eiffel, fa tutto il resto. Eppure il ragazzo della periferia di Lagos dovrebbe tenere a cuore le sorti di una squadra che lo ha reso campione. Sabato pomeriggio ci aspetta una sfida molto delicata al Maradona che in caso di mancata vittoria, potrebbe gettare negli abissi morale e classifica. Ha giocato la finale domenica scorsa, probabilmente arriverà in tempo per sedersi in tribuna o in panchina a guardare i suoi compagni svenarsi contro il Genoa. Forse la veduta della torre Eiffel fredda e in ferro battuto, è la prospettiva più adatta dalla quale guardare il resto della vita, lontano dai clamori e dalle trepide attese di chi crede che il colore della maglia generi ancora un sentimento.
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