NAPOLI - Mi sembra che al di là dei deprimenti risultati in campo e della preoccupante classifica attuale, ci siano molte cose da chiarire: nello spogliatoio, all'hotel Britannique, all’Hotel Serapide, a Castel Volturno, alla Filmauro e a piazzale Tecchio. E non credo che quattro giorni di ritiro siano sufficienti. Individuato il maggiore colpevole, (o meglio, "responsabile" come si è autodefinito), ora è il caso di capire come porre fine allo sfilacciamento fisico, mentale e morale verso cui la squadra dello scudetto sta andando incontro. Le ultime vicende con la ciliegina della dichiarazione del procuratore di Kvara e la immediata e velenosa risposta di Osimhen dalla Nigeria, fanno capire che se è vero che sono stati vietati i fuochi a Capodanno, qua stiamo assistendo a una serie di fucilate e deflagrazioni che hanno il sapore di un’ennesima guerra interna, della quale a farne le spese sono i 23.000 abbonati al Maradona e i milioni di tifosi sparsi nel mondo. Forse non è mai successo che una squadra scudettata, dopo il girone di andata arranchi a metà classifica, fuori per ora dalle coppe internazionali e fuori dallo scudetto. E peggio ancora senza un briciolo di chiarezza sul futuro. C’è ancora chi continua a prendersela con Spalletti, chi con Kim e altri ancora con Garcia. La verità che questa situazione è figlia di una disgregazione cominciata la sera del 7 maggio quando qualcuno ha intuito che il futuro sarebbe stato quello che stiamo vivendo. La mancanza di un vero manager nonché di un autorevole direttore generale unitamente all’assenza di un pater familias che in questi momenti sappia prendere per mano ragazzi sfiduciati e oppressi dalle clausole contrattuali, sarebbe la terapia d'attacco per un Napoli ammalato e senza alcun vaccino. Avremmo dovuto veleggiare su un caicco tricolore sospinto dal vento delle Cicladi e invece ci troviamo in mari agitati che rischiano di mandare a picco quella che per molti addetti ai lavori somiglia a un Titanic. Mentre c’è un allenatore che già sa che a giugno farà le valigie. Intanto Leonardo DiCaprio contattato dopo Tudor e Antonio Conte, ha già fatto sapere che non è disposto ad accettare la panchina azzurra: “Non posso fa ‘a parte di quello che affonda sempre!“. De Laurentiis ha preso atto dell’ennesimo no.
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
11/01/2024 - 17:13
NAPOLI - Mi sembra che al di là dei deprimenti risultati in campo e della preoccupante classifica attuale, ci siano molte cose da chiarire: nello spogliatoio, all'hotel Britannique, all’Hotel Serapide, a Castel Volturno, alla Filmauro e a piazzale Tecchio. E non credo che quattro giorni di ritiro siano sufficienti. Individuato il maggiore colpevole, (o meglio, "responsabile" come si è autodefinito), ora è il caso di capire come porre fine allo sfilacciamento fisico, mentale e morale verso cui la squadra dello scudetto sta andando incontro. Le ultime vicende con la ciliegina della dichiarazione del procuratore di Kvara e la immediata e velenosa risposta di Osimhen dalla Nigeria, fanno capire che se è vero che sono stati vietati i fuochi a Capodanno, qua stiamo assistendo a una serie di fucilate e deflagrazioni che hanno il sapore di un’ennesima guerra interna, della quale a farne le spese sono i 23.000 abbonati al Maradona e i milioni di tifosi sparsi nel mondo. Forse non è mai successo che una squadra scudettata, dopo il girone di andata arranchi a metà classifica, fuori per ora dalle coppe internazionali e fuori dallo scudetto. E peggio ancora senza un briciolo di chiarezza sul futuro. C’è ancora chi continua a prendersela con Spalletti, chi con Kim e altri ancora con Garcia. La verità che questa situazione è figlia di una disgregazione cominciata la sera del 7 maggio quando qualcuno ha intuito che il futuro sarebbe stato quello che stiamo vivendo. La mancanza di un vero manager nonché di un autorevole direttore generale unitamente all’assenza di un pater familias che in questi momenti sappia prendere per mano ragazzi sfiduciati e oppressi dalle clausole contrattuali, sarebbe la terapia d'attacco per un Napoli ammalato e senza alcun vaccino. Avremmo dovuto veleggiare su un caicco tricolore sospinto dal vento delle Cicladi e invece ci troviamo in mari agitati che rischiano di mandare a picco quella che per molti addetti ai lavori somiglia a un Titanic. Mentre c’è un allenatore che già sa che a giugno farà le valigie. Intanto Leonardo DiCaprio contattato dopo Tudor e Antonio Conte, ha già fatto sapere che non è disposto ad accettare la panchina azzurra: “Non posso fa ‘a parte di quello che affonda sempre!“. De Laurentiis ha preso atto dell’ennesimo no.
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