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SHOW TIME di GINO RIVIECCIO: "Fusse che fosse la vorta bbona?"
29.10.2014 20:15 di Napoli Magazine

NAPOLI - Nino Manfredi in una storica Canzonissima degli anni ’60 faceva dire al barista ciociaro da lui interpretato “fusse che fusse la vorta bbona?“. Mi è ritornato in mente questo popolarissimo tormentone, di buon auspicio per le partite che da stasera in poi il Napoli dovrà affrontare: Atalanta a Bergamo e Roma in casa. La squadra vista contro il Verona è stata tutt’altra cosa rispetto a quella “ibernata” di Berna e anche a quella “meazzata” di Milano. Domenica pomeriggio in un orario antiteatrale e anticinematografico, a poche ore dal ritorno delle lancette all’ora solare, gli azzurri hanno sfoderato un campionario di gioco e reti che non si vedeva da mesi. Sembrava che Benitez avesse messo le lancette del suo orologio indietro di un campionato mentre Callejon guadagnava un’ora di sonno e un gol da capocannoniere e la coppia Higuain-Hamsik posizionavano i loro palloni dalle 3 alle due reti. Purtroppo il Rafael (quello però della porta azzurra) sembrava avesse ancora l’ora legale e in più di un’occasione ha mostrato di sonnecchiare.  Qualcuno dirà che Mandorlini ha fratturato la sua intelligenza tattica con l’ingresso di un attaccante sul 3 a 2. Ma al di là del risultato la reattività e la rabbia sono state superiori anche al rotondo risultato. Cosa può essere successo a poche ore dal disastro svizzero? Molte le ipotesi poche le certezze. Potrebbe essere stato merito del carrozziere del pullman azzurro, che dopo aver tolto le ammaccature al veicolo, travestitosi da Higuain, ha riparato in un sol colpo quelle al centrocampo e alla difesa. O che forse i graffi altro non erano che strisciate di rabbia covata per le esagerate critiche subite nelle ultime settimane. E se fossero stati l’affetto e la stima della squadra per Benitez (mai come in questo periodo messo seriamente in discussione), i tergicristalli con cui sgombrare il parabrezza delle illazioni da ogni tipo di sospetto? Ma forse la risposta sta anche nell’antica rivalità che il Verona suscita ogni volta che si presenta al San Paolo ridestando sfottò mai sopiti dai tempi del famoso striscione sulla discussa fedeltà di Giulietta. Probabilmente ha ragione il mio amico Adolfo Mollichelli quando al termine della partita, nel giorno del trionfo della Leopolda, ha twittato: “…E Giulietta sfatta e sazia alla fine esclamò: sei volte basta, per piazer…!“.





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com


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29/10/2024 - 20:15

NAPOLI - Nino Manfredi in una storica Canzonissima degli anni ’60 faceva dire al barista ciociaro da lui interpretato “fusse che fusse la vorta bbona?“. Mi è ritornato in mente questo popolarissimo tormentone, di buon auspicio per le partite che da stasera in poi il Napoli dovrà affrontare: Atalanta a Bergamo e Roma in casa. La squadra vista contro il Verona è stata tutt’altra cosa rispetto a quella “ibernata” di Berna e anche a quella “meazzata” di Milano. Domenica pomeriggio in un orario antiteatrale e anticinematografico, a poche ore dal ritorno delle lancette all’ora solare, gli azzurri hanno sfoderato un campionario di gioco e reti che non si vedeva da mesi. Sembrava che Benitez avesse messo le lancette del suo orologio indietro di un campionato mentre Callejon guadagnava un’ora di sonno e un gol da capocannoniere e la coppia Higuain-Hamsik posizionavano i loro palloni dalle 3 alle due reti. Purtroppo il Rafael (quello però della porta azzurra) sembrava avesse ancora l’ora legale e in più di un’occasione ha mostrato di sonnecchiare.  Qualcuno dirà che Mandorlini ha fratturato la sua intelligenza tattica con l’ingresso di un attaccante sul 3 a 2. Ma al di là del risultato la reattività e la rabbia sono state superiori anche al rotondo risultato. Cosa può essere successo a poche ore dal disastro svizzero? Molte le ipotesi poche le certezze. Potrebbe essere stato merito del carrozziere del pullman azzurro, che dopo aver tolto le ammaccature al veicolo, travestitosi da Higuain, ha riparato in un sol colpo quelle al centrocampo e alla difesa. O che forse i graffi altro non erano che strisciate di rabbia covata per le esagerate critiche subite nelle ultime settimane. E se fossero stati l’affetto e la stima della squadra per Benitez (mai come in questo periodo messo seriamente in discussione), i tergicristalli con cui sgombrare il parabrezza delle illazioni da ogni tipo di sospetto? Ma forse la risposta sta anche nell’antica rivalità che il Verona suscita ogni volta che si presenta al San Paolo ridestando sfottò mai sopiti dai tempi del famoso striscione sulla discussa fedeltà di Giulietta. Probabilmente ha ragione il mio amico Adolfo Mollichelli quando al termine della partita, nel giorno del trionfo della Leopolda, ha twittato: “…E Giulietta sfatta e sazia alla fine esclamò: sei volte basta, per piazer…!“.





Gino Rivieccio



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