L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, un vero suicidio!"
25.04.2022 22:10 di Napoli Magazine

NAPOLI - Altro che “Harakiri”: da oggi, nel Mondo, per dire che uno s’è platealmente suicidato si dirà “Empoli-Napoli 3-2” e tutti capiranno. Perché se non è un suicidio andare ad Empoli, segnare due gol, giocando in un modo molto lontano dall’essere definito brillante, ma segnare e poi regalare letteralmente la partita ad una squadra che dopo aver vinto a Napoli al girone di andata, non aveva mai più vinto, segnando tre, non uno, non due ma TRE gol in meno di 10’ che manco Maradona a porte vuote ci sarebbe riuscito, allora non si sa proprio cosa possa essere definito suicidio. Dries a parte, Lorenzo forse anche, il Napoli mostra la parte peggiore di se stesso, in una gara a dir poco imbarazzante, con un Andrea di occasioni sprecate, con una difesa assente (chissà se non sia per le assenze pesanti di KK e Di Lorenzo ma chissà…), un centro campo che non filtra nulla, un portiere che riesce a fare dell’incredibile e una serie di generosità tra i giocatori (vedi Zielinski, Fabian ed anche Mertens) che veramente non ci si spiega. Alla vigilia della Liberazione, l’unica cosa da cui i napoletani vorrebbero essere liberati, è la tortura di un Napoli che dalle stelle alle stalle li trascina (a qualcuno se lo porta dietro anche sotto la pioggia battente Toscana, mentre a Napoli c’era il solleone) e precipita vertiginosamente in un barato di orrore formato partita. I toscani vincono praticamente solo con il Napoli, roba che quell’ex con la sigaretta avrebbe sgranato gli occhi mentre Napoli tutta resta a bocca aperta, perché di parole non ne ha veramente nessuna. A rigiocarla questa partita, forse mai più l’Empoli ne avrebbe rifilato tre al Napoli nelle ultime battute del campionato e forse mai più il Napoli avrebbe giocato così male da far mettere in discussione anche il concetto stesso del calcio. Una sconfitta storica: era dal 1942 (80 anni!) che il Napoli non subiva una rimonta del genere, su di un campo (il Castellani) maledetto per gli azzurri ad Empoli hanno vinto una sola volta in serie A. E dopo la batosta storica, che delibere surreale è un eufemismo, arriva la decisione dura e secca di una società spesso, molto spesso tirata in ballo per la sua latitanza, e che subito dopo l’amarissima sconfitta in terra Toscana, annuncia di aver “che da martedì, alla ripresa degli allenamenti, la squadra andrà in ritiro permanente”. Di giornate ne mancano quattro, l’obiettivo resta la qualificazione Champions per connotare positivamente una stagione dove il Napoli ha intravisto persino il sogno scudetto: anzi, qualche volta l’ha quasi sfiorato, per poi vederlo definitamente con la cocente sconfitta di Empoli, ad una delle due milanesi. Nulla più da aggiungere. Niente più da sperare, ovviamente. Solo tanto silenzio, per una squadra che riesce quasi sistematicamente a mancare negli appuntamenti importanti, dove potrebbe fare la storia, onorando una maglia che forse non tutti, a conti fatti, dovrebbero poter indossare.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, un vero suicidio!"

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25/04/2022 - 22:10

NAPOLI - Altro che “Harakiri”: da oggi, nel Mondo, per dire che uno s’è platealmente suicidato si dirà “Empoli-Napoli 3-2” e tutti capiranno. Perché se non è un suicidio andare ad Empoli, segnare due gol, giocando in un modo molto lontano dall’essere definito brillante, ma segnare e poi regalare letteralmente la partita ad una squadra che dopo aver vinto a Napoli al girone di andata, non aveva mai più vinto, segnando tre, non uno, non due ma TRE gol in meno di 10’ che manco Maradona a porte vuote ci sarebbe riuscito, allora non si sa proprio cosa possa essere definito suicidio. Dries a parte, Lorenzo forse anche, il Napoli mostra la parte peggiore di se stesso, in una gara a dir poco imbarazzante, con un Andrea di occasioni sprecate, con una difesa assente (chissà se non sia per le assenze pesanti di KK e Di Lorenzo ma chissà…), un centro campo che non filtra nulla, un portiere che riesce a fare dell’incredibile e una serie di generosità tra i giocatori (vedi Zielinski, Fabian ed anche Mertens) che veramente non ci si spiega. Alla vigilia della Liberazione, l’unica cosa da cui i napoletani vorrebbero essere liberati, è la tortura di un Napoli che dalle stelle alle stalle li trascina (a qualcuno se lo porta dietro anche sotto la pioggia battente Toscana, mentre a Napoli c’era il solleone) e precipita vertiginosamente in un barato di orrore formato partita. I toscani vincono praticamente solo con il Napoli, roba che quell’ex con la sigaretta avrebbe sgranato gli occhi mentre Napoli tutta resta a bocca aperta, perché di parole non ne ha veramente nessuna. A rigiocarla questa partita, forse mai più l’Empoli ne avrebbe rifilato tre al Napoli nelle ultime battute del campionato e forse mai più il Napoli avrebbe giocato così male da far mettere in discussione anche il concetto stesso del calcio. Una sconfitta storica: era dal 1942 (80 anni!) che il Napoli non subiva una rimonta del genere, su di un campo (il Castellani) maledetto per gli azzurri ad Empoli hanno vinto una sola volta in serie A. E dopo la batosta storica, che delibere surreale è un eufemismo, arriva la decisione dura e secca di una società spesso, molto spesso tirata in ballo per la sua latitanza, e che subito dopo l’amarissima sconfitta in terra Toscana, annuncia di aver “che da martedì, alla ripresa degli allenamenti, la squadra andrà in ritiro permanente”. Di giornate ne mancano quattro, l’obiettivo resta la qualificazione Champions per connotare positivamente una stagione dove il Napoli ha intravisto persino il sogno scudetto: anzi, qualche volta l’ha quasi sfiorato, per poi vederlo definitamente con la cocente sconfitta di Empoli, ad una delle due milanesi. Nulla più da aggiungere. Niente più da sperare, ovviamente. Solo tanto silenzio, per una squadra che riesce quasi sistematicamente a mancare negli appuntamenti importanti, dove potrebbe fare la storia, onorando una maglia che forse non tutti, a conti fatti, dovrebbero poter indossare.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
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