BUONI & CATTIVI
BUONI & CATTIVI - Prestisimone: "Italia-Spagna 2-0, la Grande Bellezza!"
28.06.2016 14:10 di Napoli Magazine

NAPOLI - Vince l’Italia sì, certo ma vince “l’italianismo”, che da brutto sporco e cattivo che era diventa se non bello (ma sì, un po’ anche bello) vincente. Italianismo significa saper stare in campo come nessun altro, fino a diventare esaltante per chi sta in tribuna a soffrire, ed esaltare chi sta in campo. Così che Pellé, Eder, Chiellini, nomi messi sì, persino a caso, giocatori misconosciuti persino alla critica, da “misteriosi gregari” che erano al 1’, diventano eroi azzurri al 90’, belli, persino adoni oltre che bravi calciatori. E ’il bello del calcio che conta, è la magia in cui sappiamo, noi italiani, trasformare in cigni i brutti anatroccoli. Non c’è niente da fare, questa squadra di anonimi diventa di campioni e dopo il Belgio batte persino la grande Spagna volando in carrozza ai quarti in cui sabato affronteremo la Germania, un’altra grande, un’altra favorita.

Ma noi? Noi che eravamo stra-sfavoriti guarda che siamo capaci di fare, diventiamo adesso una delle favorite, diciamoci la verità, perché per esempio la Germania di sabato, anche lei tecnicamente, atleticamente assai più forte dell’Italia, ma onestamente chi avrebbe il coraggio di darla per “sicura vincente” nel quarto di sabato? Noi no, forti solo per averne viste tante-che tutta-notte-canta non scommetteremmo un centesimo sulla sua sicura vittoria, che pure sembrava (e ancora sembra) scontata.

Con gli spagnoli abbiamo tutti visto appunto la reincarnazione dell’italianismo del pallone, quello che ci ha fatti storicamente maestri, anzi, Maestri. Il 2-0 ci sta stretto, ha esaltato Conte, confermatosi uno dei tecnici più bravi del mondo, fortunato Chelsea che l’ha preso. E da Conte in giù (o in su?) chiunque peschi peschi bene.

 

BUONI

 

Conte 9 – Facciamo così, non gli diamo 10 sol perché ce lo conserviamo sperando che avremo modo di darglielo da sabato in avanti. Perché il cittì era da 10 già in questo mirabolante quarto di finale, quando ha affettato la squadra bicampione d’Europa e mondiale. L’ha zittita, persino umiliata, dominando tatticamente. Il suo 3-5-2 è stata una scommessa vincente, proposta di una versione moderna del gioco come si dice all’italiana, sì innanzitutto difensivo, ma veloce, contropiedista, verticale, che punta al cuore dell’avversario, persino maramaldeggia e poi lo uccide. Trionfatore. Unico.

 

Pellé 8 – Un altro dei misteri gaudiosi di Conte. In Inghilterra s’era dimostrato attaccante vero, uno che regge l’impatto fisico che si richiede ad un centravanti in Premier League, dove si deve saper giocare ma anche e soprattutto lottare.  E invece eccolo qui che chiude la partita, mette definitivamente al tappeto gli avversari. Riceve la palla da Darmian da destra e sbatte dentro il 2-0 per lo sbigottimento degli spagnoli. Mitico. Vero, rischiamo di farci prendere la mano dall’entusiasmo per aver finito di prendere appunti da poco su questo taccuino zeppo-zeppo, dove ogni parola, persino ogni virgola, gronda di felice italianismo pallonaro.

 

Giaccherini 7,5 -  Jack O’ Reeny, britannico più dei britannici, nel senso dell’amante del sacrifico tecnico. Anzi ci ripensiamo, chiamiamolo come mamma l’ha fatto, Emanuele Giaccherini da Talla, provincia di Rieti, ennesimo signor nessuno che in mano a Conte diventa qualcuno. Soprattutto è qui, è lì, è in ogni ruolo e luogo. E’ lui che sul rimpallo di De Gea, nell’occasione della punizione-gol, col piede a “scavetto” dà la palla a Chiellini per il vantaggio. 

 

Buffon 7,5 – Infinito, eterno Gigi, portiere, regista difensivo, innanzitutto anima della squadra. Quando la Spagna alza il ritmo lui c’è sempre, anche su Piqué proprio in tuffo sul finale, ma abbiamo dimenticato altre due, tre, quattro, forse cinque parate…uff… basta, fermiamoci qui, ché non la finiremo più se rileggiamo il famoso taccuino di cui sopra.

 

CATTIVI

 

Cattivi tra gli azzurri? Chi, come, dove, quando? Non prendiamoci in giro. Cattivi tra noi? Forse l’arbitro Cakir, “un nome, una garanzia”, che credevamo saggio e sicuro e invece di cappellate ne ha fatte. Tutte, buon per lui, cancellate dalla Grande Bellezza azzurra.

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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28/06/2024 - 14:10

NAPOLI - Vince l’Italia sì, certo ma vince “l’italianismo”, che da brutto sporco e cattivo che era diventa se non bello (ma sì, un po’ anche bello) vincente. Italianismo significa saper stare in campo come nessun altro, fino a diventare esaltante per chi sta in tribuna a soffrire, ed esaltare chi sta in campo. Così che Pellé, Eder, Chiellini, nomi messi sì, persino a caso, giocatori misconosciuti persino alla critica, da “misteriosi gregari” che erano al 1’, diventano eroi azzurri al 90’, belli, persino adoni oltre che bravi calciatori. E ’il bello del calcio che conta, è la magia in cui sappiamo, noi italiani, trasformare in cigni i brutti anatroccoli. Non c’è niente da fare, questa squadra di anonimi diventa di campioni e dopo il Belgio batte persino la grande Spagna volando in carrozza ai quarti in cui sabato affronteremo la Germania, un’altra grande, un’altra favorita.

Ma noi? Noi che eravamo stra-sfavoriti guarda che siamo capaci di fare, diventiamo adesso una delle favorite, diciamoci la verità, perché per esempio la Germania di sabato, anche lei tecnicamente, atleticamente assai più forte dell’Italia, ma onestamente chi avrebbe il coraggio di darla per “sicura vincente” nel quarto di sabato? Noi no, forti solo per averne viste tante-che tutta-notte-canta non scommetteremmo un centesimo sulla sua sicura vittoria, che pure sembrava (e ancora sembra) scontata.

Con gli spagnoli abbiamo tutti visto appunto la reincarnazione dell’italianismo del pallone, quello che ci ha fatti storicamente maestri, anzi, Maestri. Il 2-0 ci sta stretto, ha esaltato Conte, confermatosi uno dei tecnici più bravi del mondo, fortunato Chelsea che l’ha preso. E da Conte in giù (o in su?) chiunque peschi peschi bene.

 

BUONI

 

Conte 9 – Facciamo così, non gli diamo 10 sol perché ce lo conserviamo sperando che avremo modo di darglielo da sabato in avanti. Perché il cittì era da 10 già in questo mirabolante quarto di finale, quando ha affettato la squadra bicampione d’Europa e mondiale. L’ha zittita, persino umiliata, dominando tatticamente. Il suo 3-5-2 è stata una scommessa vincente, proposta di una versione moderna del gioco come si dice all’italiana, sì innanzitutto difensivo, ma veloce, contropiedista, verticale, che punta al cuore dell’avversario, persino maramaldeggia e poi lo uccide. Trionfatore. Unico.

 

Pellé 8 – Un altro dei misteri gaudiosi di Conte. In Inghilterra s’era dimostrato attaccante vero, uno che regge l’impatto fisico che si richiede ad un centravanti in Premier League, dove si deve saper giocare ma anche e soprattutto lottare.  E invece eccolo qui che chiude la partita, mette definitivamente al tappeto gli avversari. Riceve la palla da Darmian da destra e sbatte dentro il 2-0 per lo sbigottimento degli spagnoli. Mitico. Vero, rischiamo di farci prendere la mano dall’entusiasmo per aver finito di prendere appunti da poco su questo taccuino zeppo-zeppo, dove ogni parola, persino ogni virgola, gronda di felice italianismo pallonaro.

 

Giaccherini 7,5 -  Jack O’ Reeny, britannico più dei britannici, nel senso dell’amante del sacrifico tecnico. Anzi ci ripensiamo, chiamiamolo come mamma l’ha fatto, Emanuele Giaccherini da Talla, provincia di Rieti, ennesimo signor nessuno che in mano a Conte diventa qualcuno. Soprattutto è qui, è lì, è in ogni ruolo e luogo. E’ lui che sul rimpallo di De Gea, nell’occasione della punizione-gol, col piede a “scavetto” dà la palla a Chiellini per il vantaggio. 

 

Buffon 7,5 – Infinito, eterno Gigi, portiere, regista difensivo, innanzitutto anima della squadra. Quando la Spagna alza il ritmo lui c’è sempre, anche su Piqué proprio in tuffo sul finale, ma abbiamo dimenticato altre due, tre, quattro, forse cinque parate…uff… basta, fermiamoci qui, ché non la finiremo più se rileggiamo il famoso taccuino di cui sopra.

 

CATTIVI

 

Cattivi tra gli azzurri? Chi, come, dove, quando? Non prendiamoci in giro. Cattivi tra noi? Forse l’arbitro Cakir, “un nome, una garanzia”, che credevamo saggio e sicuro e invece di cappellate ne ha fatte. Tutte, buon per lui, cancellate dalla Grande Bellezza azzurra.

 

 

Paolo Prestisimone

 

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