BUONI & CATTIVI
CASO BLATTER - Prestisimone: "Confidenze di un cronista"
23.12.2015 21:23 di Napoli Magazine

NAPOLI - Corruzione, malversazione. Il colonnello Blatter estromesso e condannato a 8 anni di squalifica dalla sua stessa Federazione calcistica internazionale (la FIFA) di cui è stato presidente dal ‘98, capo indiscusso, quasi dittatore. Diego aveva ragione: per anni aveva strillato e denunciato il suo malgoverno corrotto e tutti, TUTTI, hanno detto, più o meno: che cosa poteva denunciare lui che era drogato?  E l’hanno squalificato, gli hanno tolto un Mondiale, sputtanandolo al mondo. E invece Diego aveva ragione: il corrotto, il fuorilegge, lo sporco era lui, il padrone del vapore che lo perseguitava.

 

Eppure eravamo tutti consapevoli. Già, perché, per esempio anche chi scrive, che in quegli anni lavorava a Roma per una grande testata nazionale (Il Giorno di Brera nel suo massimo splendore) e si occupava (anche) proprio di politica sportiva, non può sentirsi ‘innocente’, nel senso che noi giornalisti che lavoravamo nei palazzi del Potere sportivo (CONI innanzitutto) ci scambiavamo opinioni, confidenze, pareri, notizie più o meno ufficiali (più ufficiose), frutto dei mille rapporti con i vari pezzi grossi a volte amici e confidenti che erano i nostri informatori, sapevamo cose “che non si potevano scrivere”. Notizie che ci facevano gola: ci gonfiavamo il petto sussurrandoci l’un l’altro “la notizia bomba che conoscevamo solo noi” ma che non si poteva scrivere.

 

Proprio chi scrive più volte s’è trovato tra le mani notizie di quelle che - ci dicevamo tra noi cronisti - potevano “far venire giù il Palazzo”, inteso come federazione, presidenza, governo sportivo, consiglio direttivo o giunta esecutiva. Però il 99% di quelle dritte non abbiamo potuto né scriverlo né denunciarlo. Perché? Perché prima di mettere nero su bianco certe cose devi avere delle prove certe, certissime, quasi in carta bollata. Sennò metti nei casini te stesso e la testata per la quale scrivi: più grosse sono le notizie più aumentano i rischi se non hai La Prova, Ufficiale. E gli informatori/amici spesso, se non sempre, nel confidarti la notizia ti dicevamo “ma mi raccomando Paolo, non t’ho detto niente…”. E allora utilizzavi quella confidenza solo per avere un quadro della situazione, per scrivere da “informato”, ma non potevi scrivere “quella” notizia.

 

 E “quella” notizia la conoscevamo noi giornalisti specializzati: sapevamo per esempio che quel campionato del mondo, quell’avvenimento, quel torneo, era stato assegnato a quel Paese perché, per dire, in quel modo il presidente della FIFA, della IAAF o dell’UEFA si era garantito i voti dei delegati africani o asiatici (per esempio) per la sua rielezione. O perché quel certo presidente di commissione-voto aveva un parente diretto che era il presidente di federalberghi di quella nazione… Ma come puoi scrivere una cosa così su una testata nazionale senza una certificazione? Non puoi.

 

Infine, e torniamo al punto di partenza, Blatter e la sua FIFA erano spessissimo tirati in ballo dalle succitate confidenze. Allora non l’abbiamo potuto scrivere chiaro, né il sottoscritto né altri colleghi-amici di grandi testate. Però ora che i nodi vengono al pettine pensiamo e ci diciamo: “Ah, lo vedi che era come dicevamo anni fa?”. Già, era così e così sarà per molto ancora…

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

ULTIMISSIME BUONI & CATTIVI
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
CASO BLATTER - Prestisimone: "Confidenze di un cronista"

di Napoli Magazine

23/12/2024 - 21:23

NAPOLI - Corruzione, malversazione. Il colonnello Blatter estromesso e condannato a 8 anni di squalifica dalla sua stessa Federazione calcistica internazionale (la FIFA) di cui è stato presidente dal ‘98, capo indiscusso, quasi dittatore. Diego aveva ragione: per anni aveva strillato e denunciato il suo malgoverno corrotto e tutti, TUTTI, hanno detto, più o meno: che cosa poteva denunciare lui che era drogato?  E l’hanno squalificato, gli hanno tolto un Mondiale, sputtanandolo al mondo. E invece Diego aveva ragione: il corrotto, il fuorilegge, lo sporco era lui, il padrone del vapore che lo perseguitava.

 

Eppure eravamo tutti consapevoli. Già, perché, per esempio anche chi scrive, che in quegli anni lavorava a Roma per una grande testata nazionale (Il Giorno di Brera nel suo massimo splendore) e si occupava (anche) proprio di politica sportiva, non può sentirsi ‘innocente’, nel senso che noi giornalisti che lavoravamo nei palazzi del Potere sportivo (CONI innanzitutto) ci scambiavamo opinioni, confidenze, pareri, notizie più o meno ufficiali (più ufficiose), frutto dei mille rapporti con i vari pezzi grossi a volte amici e confidenti che erano i nostri informatori, sapevamo cose “che non si potevano scrivere”. Notizie che ci facevano gola: ci gonfiavamo il petto sussurrandoci l’un l’altro “la notizia bomba che conoscevamo solo noi” ma che non si poteva scrivere.

 

Proprio chi scrive più volte s’è trovato tra le mani notizie di quelle che - ci dicevamo tra noi cronisti - potevano “far venire giù il Palazzo”, inteso come federazione, presidenza, governo sportivo, consiglio direttivo o giunta esecutiva. Però il 99% di quelle dritte non abbiamo potuto né scriverlo né denunciarlo. Perché? Perché prima di mettere nero su bianco certe cose devi avere delle prove certe, certissime, quasi in carta bollata. Sennò metti nei casini te stesso e la testata per la quale scrivi: più grosse sono le notizie più aumentano i rischi se non hai La Prova, Ufficiale. E gli informatori/amici spesso, se non sempre, nel confidarti la notizia ti dicevamo “ma mi raccomando Paolo, non t’ho detto niente…”. E allora utilizzavi quella confidenza solo per avere un quadro della situazione, per scrivere da “informato”, ma non potevi scrivere “quella” notizia.

 

 E “quella” notizia la conoscevamo noi giornalisti specializzati: sapevamo per esempio che quel campionato del mondo, quell’avvenimento, quel torneo, era stato assegnato a quel Paese perché, per dire, in quel modo il presidente della FIFA, della IAAF o dell’UEFA si era garantito i voti dei delegati africani o asiatici (per esempio) per la sua rielezione. O perché quel certo presidente di commissione-voto aveva un parente diretto che era il presidente di federalberghi di quella nazione… Ma come puoi scrivere una cosa così su una testata nazionale senza una certificazione? Non puoi.

 

Infine, e torniamo al punto di partenza, Blatter e la sua FIFA erano spessissimo tirati in ballo dalle succitate confidenze. Allora non l’abbiamo potuto scrivere chiaro, né il sottoscritto né altri colleghi-amici di grandi testate. Però ora che i nodi vengono al pettine pensiamo e ci diciamo: “Ah, lo vedi che era come dicevamo anni fa?”. Già, era così e così sarà per molto ancora…

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com