BUONI & CATTIVI
DOPO LA TEMPESTA - Prestisimone: "Sarri è caduto nella trappola mediatica, ma va perdonato!"
21.01.2016 10:25 di Napoli Magazine

NAPOLI - Trovato un difetto di Maurizio Sarri. Il tecnico tosco-napoletano, dopo qualche tempo in cui la critica lo studiava, aveva raccolto solo elogi. Dopo Empoli, appena approdato nella grande piazza partenopea, aveva conquistato col suo approccio “proletario” a questo mondo fatto di lustrini, riflettori e primi piani: prima le radici operaie, poi il discorso dello stipendio che gli sembrava esagerato, Maurizio sembrava un pesce fuor d’acqua. Poi, una volta scoperte le sue qualità tecniche, il grande calcio lo ha quasi adottato, e poi valorizzato, quella voce fuori dal coro, l’eterna tuta, le mille sigarette, le dita gialle di nicotina, mai una cravatta, le poche parole e il look da Potere operaio. Sembrava passasse un oceano tra lui – per dire- e il mondo di Mario Balotelli e delle altre star del pallone: quello delle fuoriserie, dei soldi che escono dalle orecchie, delle donne più belle, di calcio, caviale e champagne. Funzionava molto il suo ‘essere’ contrapposto all’apparire. Funzionava perché era stato bravo all’Empoli, in provincia, ed era super bravo anche adesso, nella grande città; città difficile, calcisticamente di bocca buona, Napoli. Applausi, prima circospetti, poi sempre più aperti e totali. Accidenti, ma vuoi vedere che quell’allenatore operaio metterà il frac e pajettes?

Poi, in queste ore, il primo inciampo rivelatore. Mancini che lo stuzzica e zac, Maurizio Sarri finisce nel trappolone a testa in giù. Forse era fatale che succedesse. E, tornando all’incipit di questo pezzo, spunta il primo difetto: per quanto è bravo calcisticamente, è ancora impreparato a gestire immagine e impegno mediatico. Difetto grave in questa società dell’apparire, in cui il look, il come ci si pone, vale quasi quanto il come si è. E Sarri per ora, “è”, “soltanto” è. Fatale è stata l’eliminazione del suo Napoli dalla Coppa Italia martedì e soprattutto quel che è successo dopo, il famoso litigio mediatico con Mancini.

Qui, tanto per dirla tutta e per toglierci il dente subito, il nostro prode Sarri ha sbagliato. Ha sbagliato perché non sa. Per quanto sa di tecnica e tattica calcistica, non sa del come ci si muove fuori dal campo, sotto le telecamere e davanti ai microfoni. S’era arrabbiato per la sconfitta e quelle che gli erano sembrate un’ingiustizia (l’espulsione di Mertens e i minuti di recupero) insieme alle occhiatine furbe di Mancini e le sue mezze paroline, hanno fatto scattare il già tristemente celebre insulto per la presunta ambigua sessualità del tecnico nerazzurro.

Insomma Sarri ha sbagliato, è caduto nella trappola, ma ora lui sa dove e a cosa fare attenzione. E’ un peccatuccio d’inesperienza mediatica, comprensibile e perdonabile. Non perdonabile è il carrozzone di critiche che gli sono piovute addosso per quella che non è stata altro che una gaffe che gli è scappata per “ingenuità”, perché se ti mettono un microfono davanti alla bocca subito dopo una forte delusione, l’adrenalina ti mangia cuore e cervello. Insomma deve imparare ancora qualcosa, ‘O Mast, si deve far più furbo. Lasciate che oltre a schemi, diagonali e raddoppi, sappia gestire anche il look e… no, a Napoli e al Napoli basta questo, in tuta e canottiera. Tanto, poi sul campo le suona a tutti...

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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21/01/2024 - 10:25

NAPOLI - Trovato un difetto di Maurizio Sarri. Il tecnico tosco-napoletano, dopo qualche tempo in cui la critica lo studiava, aveva raccolto solo elogi. Dopo Empoli, appena approdato nella grande piazza partenopea, aveva conquistato col suo approccio “proletario” a questo mondo fatto di lustrini, riflettori e primi piani: prima le radici operaie, poi il discorso dello stipendio che gli sembrava esagerato, Maurizio sembrava un pesce fuor d’acqua. Poi, una volta scoperte le sue qualità tecniche, il grande calcio lo ha quasi adottato, e poi valorizzato, quella voce fuori dal coro, l’eterna tuta, le mille sigarette, le dita gialle di nicotina, mai una cravatta, le poche parole e il look da Potere operaio. Sembrava passasse un oceano tra lui – per dire- e il mondo di Mario Balotelli e delle altre star del pallone: quello delle fuoriserie, dei soldi che escono dalle orecchie, delle donne più belle, di calcio, caviale e champagne. Funzionava molto il suo ‘essere’ contrapposto all’apparire. Funzionava perché era stato bravo all’Empoli, in provincia, ed era super bravo anche adesso, nella grande città; città difficile, calcisticamente di bocca buona, Napoli. Applausi, prima circospetti, poi sempre più aperti e totali. Accidenti, ma vuoi vedere che quell’allenatore operaio metterà il frac e pajettes?

Poi, in queste ore, il primo inciampo rivelatore. Mancini che lo stuzzica e zac, Maurizio Sarri finisce nel trappolone a testa in giù. Forse era fatale che succedesse. E, tornando all’incipit di questo pezzo, spunta il primo difetto: per quanto è bravo calcisticamente, è ancora impreparato a gestire immagine e impegno mediatico. Difetto grave in questa società dell’apparire, in cui il look, il come ci si pone, vale quasi quanto il come si è. E Sarri per ora, “è”, “soltanto” è. Fatale è stata l’eliminazione del suo Napoli dalla Coppa Italia martedì e soprattutto quel che è successo dopo, il famoso litigio mediatico con Mancini.

Qui, tanto per dirla tutta e per toglierci il dente subito, il nostro prode Sarri ha sbagliato. Ha sbagliato perché non sa. Per quanto sa di tecnica e tattica calcistica, non sa del come ci si muove fuori dal campo, sotto le telecamere e davanti ai microfoni. S’era arrabbiato per la sconfitta e quelle che gli erano sembrate un’ingiustizia (l’espulsione di Mertens e i minuti di recupero) insieme alle occhiatine furbe di Mancini e le sue mezze paroline, hanno fatto scattare il già tristemente celebre insulto per la presunta ambigua sessualità del tecnico nerazzurro.

Insomma Sarri ha sbagliato, è caduto nella trappola, ma ora lui sa dove e a cosa fare attenzione. E’ un peccatuccio d’inesperienza mediatica, comprensibile e perdonabile. Non perdonabile è il carrozzone di critiche che gli sono piovute addosso per quella che non è stata altro che una gaffe che gli è scappata per “ingenuità”, perché se ti mettono un microfono davanti alla bocca subito dopo una forte delusione, l’adrenalina ti mangia cuore e cervello. Insomma deve imparare ancora qualcosa, ‘O Mast, si deve far più furbo. Lasciate che oltre a schemi, diagonali e raddoppi, sappia gestire anche il look e… no, a Napoli e al Napoli basta questo, in tuta e canottiera. Tanto, poi sul campo le suona a tutti...

 

 

Paolo Prestisimone

 

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